Se, come me, siete cresciuti ascoltando ed amando
"The Miseducation of Lauryn Hill", e di conseguenza avete trovato conforto
tra le note e le parole di Erykah Badu e Lauryn Hill, Simphiwe Dana potrebbe
presto diventare la vostra nuova Musa. Riprendendo gli esperimenti a metà strada
tra jazz, cultura africana e soul che hanno caratterizzato le dapprima citate, Miss
Dana si proietta tra gli astri nascenti della musica di matrice africana, una musica
che parla all'universo intero e che sembra proprio distillata dalla storia del misterioso
quanto affascinante continente.
La cantante utilizza i suoi canti in lingua xhosa per uno dei più
nobili scopi al quale una vocalist può perseguire: dare un messaggio. Non è passato
poi molto tempo da quando lavorava ancora nel suo villaggio in quel del Sud Africa,
e i ricordi sono ancora nitidi nella mente e nella voce dell'affascinante Miss Dana.
Lo stesso titolo dell'album, "The One Love Movement
on Bantu Biko Street", si rifà ad un simbolo della cultura nera, utilizzato
tanto da Marvin Gaye quanto da Nas. Il "one love", per l'appunto.
Un amore. Pace. Come quella che risiede nell'ugola di Miss Dana, che all'aggressività
preferisce note prolungate ed un tono dolce, rassicurante, direi "esotico".
Simphiwe giostra inoltre su tappeti sonori altrettanto suggestivi, mai
troppo distanti l'uno dall'altro per sonorità, ma mai ripetitivi. Merito anche del
riuscito connubio tra jazz e gospel, tra assoli (spettacolare il pianoforte di "Zundiqondisise")
e cori d'accompagnamento. Ed è proprio nei cori che è possibile sentire la storia
di un popolo, la sua sofferenza, le sue date da ricordare.
E' una specie di magia, quella che pervade questo album. Sono atmosfere
che fanno pensare alle sere d'estate, periodo nel quale mi riprometto di ascoltare
a tutto volume "The One Love Movement". Non
è semplice jazz, non è SOLO jazz. Quello di Simphiwe Dana è un disco di ottima
world music, comprensibile, curato, raffinato ma ascoltabilissimo. Ce ne fossero
tanti di movimenti come questo...one love a voi, amici lettori.
Giuseppe Andrea Liberti per JazzItalia
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Data pubblicazione: 20/03/2008
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