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Lokomotive Trio
Migrazioni
JazzOff Collection - RAI Trade- (2010)
1. Il giardino dei Cedri (T.Folchetti)
2. Alekim (T.Folchetti)
3. Sonaria (T.Folchetti)
4. Faziah's Dream (M. Mezzenga)
5. Free Inspiration Space (T.Folchetti)
6. Danza di Teber (T.Folchetti)
7. Goodbye Ghana (T.Folchetti)
Tommaso Folchetti - Piano
Mario Mazzenga - Contrabbasso
Giulio Marcelli - Batteria
Dopo l'esperienza di un doppio passaggio, estivo ed invernale, ad Atina Jazz Festival,
anche nell'inedita estensione a quartetto, con l'aggiunta del talento emergente
del trombettista Luca Aquino, ecco l'album di esordio di questo interessante trio.
Tutte le formazioni con piano, contrabbasso e batteria sono da sempre costrette
ad affrontare l'arduo compito di confrontarsi con l'ingombrante eredità storica
del "classico jazz trio" che, a partire da
Bill Evans
e Keith Jarrett,
rischia di schiacciare le legittime aspirazioni di qualsiasi personalità.
Aspirazioni più che giustificate in questo caso, laddove capacità compositive, spessore
interpretativo e padronanza tecnica restano al servizio di un lavoro cui ben si
attaglia l'aggettivo di "originale". Senza rinnegare la tradizione, i musicisti
sono riusciti ad approdare ad una propria cifra stilistica, nella quale atmosfere
ed echi mediterranei speziati di suggestioni medio-orientali – "Migrazioni",
appunto - si innestano, senza stravolgerlo, nel classico linguaggio del moderno
trio jazz, basato sulla complementarietà dei ruoli e sull'interscambio tra i musicisti.
Il risultato è un lavoro di grande atmosfera, con una singolare facilità di ascolto,
in grado al contempo di sedurre i neofiti e di soddisfare i palati più fini. Come
da tradizione il pianista Tommaso Folchetti, autore di quasi tutti i brani dell'album,
sembrerebbe essere il leader di un gruppo "inter pares", ma è la voce profonda del
contrabbasso di Mario Mazzenga a rubare spesso la scena al piano, sottolineando
con sapienza tutte le pieghe emotive di questa musica, soprattutto in "Faizah's
Dream", scritta dallo stesso Mazzenga. La batteria di Guido Marcelli, soprattutto
nei brani più lenti, si ritaglia un ruolo più defilato, salvo uscire allo scoperto
in sortite di brevi ma incisivi assolo sempre ben calibrati. Difficile scegliere
tra i titoli di un album omogeneo, dalle atmosfere sospese, giustamente concepito
per essere ascoltato per intero.
Meritano comunque una citazione almeno l'ipnotica "Sonaria", dall'affascinante
introduzione, e la vorticosa "Danza di Teber", che riecheggia le atmosfere
arabo-andaluse del leggendario "Olè!" di coltraniana memoria.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 25/04/2011
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