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Dede Priest
Kinky At The Root
Creeping Fig Records (2011)
1. Lips Of A Friend
2. Chicken On The Eggs
3. Kinky At The Root
4. What Would I Do
5. I Got It
6. Freddie King Way Down Deep
7. Purple & Satin
8. Dandelion In The Breeze
9. Whole Christmas Thing
10. Blues Gipsy
11. Cather Round
12. Freedom Moan
13. Blues Is Running Red
14. Gotta Die To Go To Heaven
15. Judgment Day Bells
Dede Priest - voce
Richard Van Bergen - chitarre (2,4,5,10,13,14,15
Raymond Nijenhuis - chitarre (1,3,7,8,9,11,12)
Jimmy Reiter - chitarre (2,6)
Goyert Van Der Kolm - tastiere (3,4,5,6,8,10,14)
Mike Roelofs - tastiere (1, 7,9,11,12)
Ruud Breuls - tromba (2)
Gait Klein Kromhof - armonica (15)
Roelof Klijn - basso (2,4,5,6,8,10,14)
Jasper Mortier - basso (3)
Jody Van Ooijen - batteria (3,4,5,8,10,14)
Jj Goossens - batteria (2,6)
Erik Spanjers - percussioni (3,5)
Una voce di velluto tagliente. Dede Priest, texana di Dallas, ma con un
piede in Europa, ha la straordinaria capacità di addomesticare le note più acri,
pur tenendo alta la tensione. La sua voce sa accarezzare ed al contempo graffiare
le orecchie, senza fare sconti o cadere nell'imitazione del passato. Una laurea
in filosofia nel cassetto ed un grande amore per la musica, hanno spinto la vocalist
e compositrice afroamericana verso le ancestrali alchimie del Blues, con un occhio
rivolto alla black music: dal jazz al gospel, dal soul all' R & B. Non è
nelle sue corde rinchiudersi in stereotipi, forse anche per l'insegnamento della
madre che l'ha sempre spinta verso l'esplorazione della vita. Le sue radici, quelle
alle quali è "aggrovigliata"(è il senso del termine Kinky), sono nelle mani
di Madre Africa, in tutte le sue declinazioni musicali. Dede Priest comunica
con naturalezza il suo modo di essere, di pensare. E lo fa attraverso ritmi e strutture
differenti, costruendo cantieri nuovi attorno ad edifici antichi. Chiare tinte jazz
in Chicken On The Eggs, dove la Priest mette in mostra subito l'ottimo controllo
delle dinamiche vocali; episodio che si ripete in Whole Christmas Thing,
luminoso brano con ampi e piacevoli echi di jazz della prim'ora. Un incalzante
groove, danzante e soulful marchia la title-track e I Got It.
Ma la vera essenza più blues, quella da Delta del Mississippi si libera in Gather
Round, Freedom Moan e Blues Is Running Red: tutte drumless ed
incentrate sul trinomio voce-tastiere/organo-chitarra. Viene fuori tutta
la conoscenza della tradizione da parte della cantante texana che, con garbo, riscrive
di proprio pugno il pentagramma classico del blues. Non vi sono standard, perché
i quindici brani sono tutti originali e firmati dalla Priest (spesso in condominio
con altri e con alcuni dei tanti musicisti impegnati); un segno indelebile, personale
anche nelle forme più classiche, come il bel blues rurale che chiosa il lavoro:
Judgment Day Bells.
Un gran numero di musicisti (perlopiù olandesi), si diceva, tutti all'altezza e
che hanno contribuito con il loro fardello d'esperienze a rendere Kinky At The
Roots un disco eccellente, che suona bene la trasformazione che blues e jazz
hanno subito e subiscono, inevitabilmente e, a parere di chi scrive, per fortuna.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/10/2011
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