Jazzitalia - Carmelo Coglitore: With Strings And Museum Workshop
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Carmelo Coglitore
With Strings And Museum Workshop



Città del Sole Edizioni (2011)

1. Intriduzione-Ave Maria (F.Scubert)
2. Canon (C.Mingus)
3. Cettina
4. Emy
5. Mare nostro
6. Sogno
7. When I Fall In Love (Heyman-Young)
8. Raffish (R.Towner)
9. Conduction

I brani dove non è specificato l'autore sono di C.Coglitore

Sandra Mozowska - violino e voce
Monika Andriekute - viola
Weronika Jablonska - violoncello
Carmelo Coglitore - sax soprano, clarinetto basso e arrangiamenti

Workshop musicians in "Museo dello strumento musicale" di Reggio Calabria
Demetrio Spagna - voce recitante in "Cettina"


Carmelo Coglitore accetta l'idea di farsi accompagnare da un trio di archi. Siamo in presenza, a tutti gli effetti, di un'operazione impegnativa e comunque decisamente coraggiosa. Inserire la voce di un sax o quella di un clarone accanto a violino, viola e violoncello significa affrontare la difficoltà di cadere nel "sinfonismo" o di andare a finire in un ibrido di complicata definizione e di sapore potenzialmente dubbio. A questa premessa sulla strategia di base scelta, occorre aggiungere che il cd nasce da un incontro quasi fortuito fra i musicisti. I quattro protagonisti dell'incisione, infatti, non avevano mai suonato insieme prima. L'occasione nasce da un laboratorio al Museo dello Strumento Musicale a Reggio Calabria. Su nove brani, sette sono di pertinenza del quartetto, mentre gli ultimi due si appalesano come una sorta di ripresa del saggio finale degli allievi con il tutoraggio e la collaborazione fattiva dei maestri.



Nei brani in quartetto, Coglitore fa la parte del leone, imponendo il suono etereo e nitido del suo sax su un fondale ritmico e armonico realizzato dalle sue partner. Il fraseggio e il timbro del soprano ricordano quello di Jan Garbarek, anche se l'italiano si distingue per una maggiore inclinazione verso la melodia e verso composizioni con dentro un avvertibile profumo mediterraneo. Lo "string trio" rivela, per contro, un'intesa notevole, occupando lo spazio disponibile con una considerevole abilità nel costruire impalcature ben disegnate, attraverso una compartecipazione nei ruoli e il rifiuto di una supremazia al suo interno.

Si ascolta in generale una musica aggraziata, su tempi medio-lenti, dove la voce del sassofono suggerisce o determina climi e situazioni e la risposta degli archi contribuisce a creare un'atmosfera neoclassica di un certo fascino. Tutto quadra, però, quando non vengono esasperati i toni e non si cade in situazioni un po' scontate. La riproposta, ad esempio, più o meno letterale dell'Ave Maria di Schubert è l'episodio meno riuscito dell'intero lavoro, poiché non rappresenta una rivitalizzazione personale di un'aria così conosciuta. Altrove le cose girano certamente meglio. In particolare, la breve "Mare nostro" è un bozzetto molto riuscito. Anche lo standard "When I Fall In Love" rifugge dal facile sentimentalismo. E' asciutta e, comunque, ricca di calore interno.
Un capitolo a parte meritano le due esecuzioni live in cui Coglitore fa uso della conduction, il sistema di dirigere un'improvvisazione, o di improvvisare una direzione, guidando gli orchestrali con gesti e segni convenuti, senza una precisa idea di come verrà fuori la musica, almeno a priori e senza la possibilità di ripetere, giocoforza, quanto creato all'istante. In effetti c'è un' energia positiva che scorre e rimbalza fra i partecipanti. Si percepisce chiaramente una volontà di suonare e di comporre insieme, oltre o a prescindere dagli spartiti. La musica che si ascolta è, quindi, piuttosto "naif", non particolarmente elaborata, con qualche inevitabile ingenuità e qualche fermata eccessiva su determinati riff, ma sincera, onesta. In "Raffish" è racchiuso, poi, un vigoroso solo di un sax alto, che tira su il livello complessivo della rilettura del brano di Ralph Towner.

A conti fatti il compositore messinese mette in campo un repertorio variegato, dallo standard al pezzo classico, passando per una maggioranza di titoli a sua firma. Si impegna nella conduction, con tutti i rischi del caso e prova ad armonizzare la voce del suo sassofono con quella di tre archi di musiciste con cui non aveva consuetudine. Non sempre Carmelo Coglitore esce vincitore dalle sfide tentate, ma sono da sottolineare, comunque, l'entusiasmo, la dedizione con cui porta a termine l'impresa e l'empatia che lo collega ai suoi collaboratori.

Gianni Montano per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 16/08/2012

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