Prodotto da Life Srl – Ditribuito da 3 Lune Records - 2005
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Anna Maria Castelli
C'est Toujours la Meme Chanson
1. Gelato al Limon
2. Dolcenera
3. Genova per Noi
4. Ma Se Ghe Pensa
5. Bocca di Rosa
6. Senza Fine
7. Onda su Onda
8. Mi Sono Innamorato di Te
9. Via con Me
10. Creuza de ma
11. E non finisce mica il cielo
12. Bartali
13. Arrivederci
Anna Maria Castelli - voce Oscar Del Barba - pianoforte Simone Guiducci - chitarra Salvatore Maiore - contrabbasso, violoncello
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La musica incontra il teatro, incontra l'espressione immediata, poco ragionata.
Uno spaccato di storia della musica italiana che
Anna Maria
Castelli dedica a Genova "la città della canzone d'autore". Un
viaggio attraverso tredici brani immarcescibili, eseguiti con una cifra attoriale
d'indubbio spessore culturale. E la
Castelli
lo fa con dei compagni di viaggio oculatamente scelti per le loro capacità interpretative,
per la loro abilità di trasmettere parole e sentimenti attraverso gli strumenti:
Oscar Del Barba al pianoforte,
Simone Guiducci
alla chitarra e Salvatore Maiore al contrabbasso. L'assenza della batteria
ammanta di maggiore tristezza il lavoro. E ciò volutamente, quasi esasperando alcune
pronunce e creando ambienti "noir".
Ogni sfumatura è severamente spontanea. Sembra vi sia un'assenza di preparazione.
Eppure gli arrangiamenti sono descrittivi di un ampio studio sui brani che si susseguono.
Da Paolo Conte (Gelato al limon,
Genova per noi, Onda
su Onda, Bartali,
Via con me) a Fabrizio De Andrè (Dolcenera,
Creuza de ma). Poi Tenco, Paoli, Ivano Fossati,
Umberto Bindi con l'indimenticabile Arrivederci.
Interpretare, arrangiare ed eseguire certi brani non è cosa da poco. Occorre
evitare il "dejavu". E' necessario conoscere e, per certi versi, rivitalizzare
dei brani che, in una forbice d'età dai 5 ai 90 anni, sono ben conosciuti. E soprattutto
sono conosciuti i timbri vocali dei cantautori che fanno parte del nostro fardello
storico.
Anna Maria Castelli riesce a farlo con un apparato espressivo mantenuto
nel lirismo più profondo e giocando sulla drammatizzazione dei testi.
Pecca, forse, nel virtuosismo e nel non voler svellere i brani dalle cellule
melodiche principali. Conserva sempre la matrice linguistica e, in tal senso, è
supportata dalla sua indubbia capacità di attrice. La sua voce è ostinatamente continuativa
in ogni brano, rispettosa dei suoni e dei registri impressi dagli autori. Il trio
che l'accompagna si adegua e fa tappeto senza mai lanciarsi in improvvisazioni,
semmai alimenta la liturgia che la
Castelli
celebra in ossequio ad una vena compositiva della "Genova che fu" (musicalmente),
ma che oramai è svanita.
Una parola in più va al brano che reputo essere tra i migliori in assoluto
della musica italiana d'autore, (è un giudizio squisitamente personale):
Bocca di Rosa di De Andrè che l'ensemble sembra
far vivere anche nei colori e nei profumi e nelle umane povertà che Fabrizio volle
raccontare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/11/2006
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