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Con Al tempo che farà, Paolo Damiani
prosegue quella ricerca musicale che, con diversi progetti e diverse formazioni,
lo impegna da anni e che ha come trait d'union proprio la complessa personalità
musicale di Damiani – contrabbassista senza bisogno di presentazioni, essendo da
molti anni un punto di riferimento della scena jazz italiana. Ormai, tuttavia, questo
dello strumentista jazz è un abito che va stretto a Damiani, che è oggi riconosciuto
a livello internazionale come un raffinato compositore, un attento ricercatore della
nostra tradizione musicale e, quindi, un musicista che travalica i confini tradizionali
– seppur già costitutivamente porosi – del jazz.
Nonostante la formazione – a eccezione di due
elementi: Diana Torto e
Bebo Ferra
– sia molto diversa, Al tempo che farà è un progetto in piena continuità
con il precedente Ladybird, per diversi motivi.
Il primo, e più banale, è che Damiani riesce a coinvolgere sempre i migliori jazzisti
italiani in circolazione. Ciò indica di certo che ogni progetto di Damiani ha un
grande potere di attrazione. Eppure, la coerenza del lavoro poggia, piuttosto che
sull'indiscutibile valore dei singoli interpreti - che sicuramente conferiscono
la loro peculiare tonalità a ognuno dei brani - soprattutto sulla densa scrittura
delle composizioni.
Al tempo che farà condivide con Ladybird
anche la contaminazione di musica e parole, musica e testo letterario; e anche in
questo caso i nomi sono di primissimo piano: se in precedenza il "paroliere" era
Stefano Benni, adesso sono l'attore Ivano Marescotti (Dirindena)
e Andrea Camilleri (Occhi musicale),
di cui è stato musicato un brano tratto da Il filo di fumo. A questi brani
si aggiunge poi l'arrangiamento della canzone tradizionale
Non potho reposare. Musica e parole, dicevamo;
ma non solo. Anche musica e voce, quella cristallina di Diana Torto che,
come già in Ladybird ma forse in misura ancor
maggiore, "suona" come uno strumento tra gli altri.
Il leit-motiv del cd è il tempo; in particolare, il tempo antico, solare,
nostalgico della cultura mediterranea, ai cui colori e alle cui atmosfere
Damiani
da anni dedica la sua ricerca musicale. I brani, già soltanto scorrendone i titoli,
si susseguono e si compongono come in una suite, caratterizzata – come dicevamo
– dall'articolata scrittura compositiva di
Damiani
che cerca di equilibrare il gusto melodico della musica e della canzone mediterranea
con l'improvvisazione jazz ed in cui trova spazio la personalità solistica di
Danilo
Rea,
Bebo Ferra e, soprattutto, di
Javier
Girotto e
Gianluigi
Trovesi. Di quest'ultimo – altro grande ricercatore del jazz italiano
e vecchio compagno di viaggio di
Damiani
con la Italian Instabile Orchestra – è anche l'unico brano in cui
Damiani
non lascia la sua firma: Villanella, in perfetta
sintonia con la cifra stilistica di Al tempo che farà.
E' un'opera complessa, che richiede un ascolto attento perché si possa
apprezzare in ogni suo aspetto; e ne varrebbe davvero la pena, considerando anche
la cura che Damiani dedica a ogni particolare e a ogni minimo passaggio compositivo.
Dal momento che aggiunge poco al suo valore, ricordiamo soltanto in conclusione
che Al tempo che farà ha vinto il premio del Top Jazz
2007 come miglior album.
Dario Gentili per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/08/2008
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