Jazzitalia: la musica jazz a portata di mouse...
versione italiana english version
 
NEWS
Bookmark and Share Jazzitalia Facebook Page Jazzitalia Twitter Page Feed RSS by Jazzitalia - Comunicati Feed RSS by Jazzitalia - Agenda delle novit�
INDICE LEZIONI

Jimmy Smith: il solo di 'The Preacher'
di Bruno Erminero
brunoerminero@hotmail.com

Bene, amici jazzofili (e non solo), eccoci alla seconda "puntata" del nostro percorso attraverso le trascrizioni di assoli di organisti famosi.

Apro solo una piccola parentesi per ringraziare ancora tutto lo staff di Jazzitalia per l'ospitalità e per tutti gli "optionals" che mi ha messo a disposizione, e ringraziare tutti voi musicisti e non, appassionati, organisti e chissà cos'altro per le tante visite alla trascrizione e per le manifestazioni di stima che ho ricevuto (...certo che mi ricordo di te, Andrea).

Sono molto felice e questa fiducia mi dà ancora più forza e voglia di fare qualcosa che sia utile non solo a me stesso. Grazie di cuore a tutti!!

Come vi avevo anticipato oggi parleremo di Jimmy Smith.

Non poteva essere altrimenti perché, come tutti sapete (o no?), è stato il leader indiscusso dell'organo Hammond dagli anni
'50 fino ai '70 quando si ritirò dalle scene per gestire un suo club a Los Angeles: il "Jimmy Smith's Jazz Supper Club".

Solamente nei primi anni
'80 ricominciò a suonare in giro per il mondo e, per quanto ne so, lo sta facendo ancora.

Per chi non lo conosce dico questo: non fu lui a scoprire l'organo (prima di lui Milt Bruckner, Wild Bill Davis nonché Fats Waller e Count Basie) ma fu il primo che gli diede quella personalità da leader che nessuno fino ad allora era riuscito ad imprimergli. Questo grazie al suono da lui creato: graffiante, incisivo ma allo stesso tempo caldo, avvolgente, creato dai primi tre drawbars tutti fuori più i bassi profondi dati dalla sinergia della mano sinistra con il piede sinistro (sulla bellissima pedaliera radiale dei bassi) ed il vibrato posizionato su c3.

Questo è stato ed è a tutt'oggi il suono di riferimento per qualsiasi organista (e se suonandolo non vi vengono i brividi, non siete degni di questo strumento!!!). Anche per questo assolo non si sentono le caratteristiche trombe del leslie. Le possibilità sono due

  1. Smith utilizza il leslie con lo "stop rotor" (cioè trombe e cestello dei bassi non ruotano)
  2. non è collegato ad un leslie ma al PR-40, amplificatore valvolare della Hammond (che non aveva nessun tipo di rotazione).

Detto questo veniamo al punto: si tratta dell'assolo di Smith sul brano "The Preacher" registrato il 20 marzo 1963 a New York (il sottoscritto sarebbe nato due giorni dopo) inserito nell'album Verve "Hobo Flats" (V6-8544).

Questo brano fa parte di una serie di brani incisi negli anni '60 nei quali furono affiancate a Smith diverse Big Bands (con direttori come Nelson e Ogerman). Questo accadeva in quanto l'organo Hammond stava raggiungendo il culmine della popolarità ed i discografici pensarono bene di sfruttarlo per renderlo ancor più popolare al grande pubblico. Nacquero così queste registrazioni dove Smith si converte ad un repertorio di pop hits come "
Walk on the wild side", "Goldfinger", "The Cat" e "Any number can win" (arrivando anche a cantare su "Got my mojo working").

Questa operazione riuscì e fu di grande effetto grazie alla maestria degli arrangiatori e ovviamente al tocco ineguagliabile del nostro.

Fra i diversi brani "
The Preacher" non è certo il più commerciale, anzi, è una bellissima composizione di Horace Silver dal gusto un po' "churchy" (come lo traduco...?).

Vorrei fare una parentesi prima di affrontare la trascrizione: alcuni consigli (e niente di più) per affrontare queste trascrizioni nel modo che penso sia più produttivo:

  1. recuperate il brano in questione ed ascoltatelo con calma più di una volta.
  2. fatto questo concentratevi sull'assolo senza guardare la trascrizione; provate a capire su cosa si muove l'organista (arpeggi, patterns, scale ...), che tipo di approccio ha scelto per il pezzo.
  3. così facendo, magari in cuffia, ad occhi chiusi, sentirete prima di tutto la bellezza dell'assolo dopodiché tutto quello che gli gira intorno (giro armonico, ritmo, sostituzioni ...).
  4. a questo punto provate a confrontare quello che avete percepito con quello scritto sullo spartito ed avrete la misura di quanto "funzionano" le vostre orecchie (esclusi i fortunati possessori di orecchio assoluto!).

Ed ora affrontiamo la trascrizione:

la struttura di "
The Preacher" è di 16 battute e Smith si "spara" la bellezza di 9 chorus per un totale di 144 battute.
Come tutti gli assoli che si rispettino, anche questo ha un inizio, un crescendo, un climax ed un finale.

Osservando la struttura dell'assolo la possiamo suddividere in questo modo: due chorus con la sez. ritmica, due (3° e 4°) con un background di sassofoni (3°) ai quali si aggiungono gli ottoni (4°), per il 5° e 6° Smith viene nuovamente lasciato con la ritmica. Al 7° chorus entra la big band con un tema agli ottoni sopra il quale l'organo continua a fraseggiare arrivando all'8° chorus (che possiamo considerare il climax dell'assolo) con organo e big band che si sovrappongono in un crescendo che sfocia al 9° chorus che è la coda dell'assolo.

Fate attenzione agli accordi del 9° chorus che, pur rispettando la struttura di 16 misure, usa solo gli accordi del turnaround per creare il senso della fine del solo.

Non analizzerò il solo frase per frase (sarebbe troppo lungo) ma per linee generali (se volete il contrario fatemelo sapere!).

Smith riesce a suonare sia il linguaggio blues fatto di acciaccature, doppie note, classiche frasi blues (2° chorus batt 6,7,8) scala blues (3° chorus batt. 2, 4° chorus batt. 3,4) e sia arpeggi e note di tensione che lo legano di più al bebop o comunque al jazz che si allontana dalla tradizione.
Lo si può notare fin dall'inizio con la stupenda frase (1° chorus batt 8) che ritroveremo praticamente uguale a batt. 15 del 2° chorus o anche la tredicesima (sul F7) sulla quale insiste alla fine del 6° e l'inizio del 7° chorus.

Un'altro momento interessantissimo sono le cinque battute della fine 8° chorus più la prima del 9°: per ben 6 battute Smith fa una cosa che solo un organista può fare: tenere una nota lunga alla quale ne sovrappone altre creando un accordo che fa "urlare" l'organo ed alzare la tensione. In queste battute Smith dimostra di conoscere tutte le caratteristiche dello strumento e ci da una lezione di stile.
Mi direte: "...lo doveva fare perchè la big band stava suonando lo special..." è vero! Ma quante volte noi organisti abbiamo preso in considerazione le note lunghe che lo strumento ci offre? Ricordatelo, è una possibilità che abbiamo solo noi organisti!

In un certo senso, in quest'assolo, troviamo l'ABC dell'organista jazz\blues, non manca niente, come ho già detto ci sono arpeggi, scale blues discendenti velocissime, bicordi nella migliore tradizione blues e poi terzine, terzine di semiminime (3° chorus batt.12,13,14, 8° chorus batt 4, 9° chorus batt. 11) quartine, quintine, tremoli di quarte e seste, glissati ed infine acciaccature, una quantità di acciaccature che ci fa domandare: perché quasi ogni nota è preceduta da un'acciaccatura? Non ho una risposta tecnica, credo sia un misto di stile personale e una specie di "calamita" dello strumento...si!... se suoni l' Hammond, non puoi fare a meno di innamorarti di queste cose, perché sono quelle che fanno il suono dell'Hammond (sono idee personali che potete non condividere, anzi, vorrei una vostra opinione su questo).

Ancora un'osservazione sull'ultimo chorus: l'organo risponde alla big band con frasi brevi ma incisive, che più di una volta vedono protagonista la nota più alta disponibile della tastiera (il do) che "buca" la band e si prende il suo spazio. Anche qui vi faccio riflettere su come molto spesso la tonalità preferita dagli organisti è quella di Fa: questo Do acuto potrebbe essere la risposta.

Concludendo, Smith ci propone un assolo fantastico, equilibrato, in perfetta simbiosi con la big band, una esecuzione limpida, decisa che ci dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la grande lucidità e l'infinito talento di Jimmy Smith.

Un altro organista che ancora oggi fa parlare di sè e che, a sua volta, è stato allievo di Smith è il "gentile" Jimmy McGriff, ed è con lui che vi aspetto, spero sempre più numerosi, per la prossima puntata. Buon divertimento!

Ascolta MP3 (1.4KB)





 

Erminero - Collazzoni - Fewell - Canzano
New Island


Inserisci un commento

© 2002 Jazzitalia.net - Bruno Erminero - Tutti i diritti riservati

© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.


COMMENTI
Inserito il 29/1/2009 alle 11.35.27 da "marco.facondini"
Commento:
Grande lezione su J. Smith. Bravissimo Bruno! Bellissima la trascrizione e ... soprattutto molto utile per uno che ha iniziato da poco come me!
A quando la prossima? Grazie.
 
Inserito il 9/3/2009 alle 22.52.18 da "stefano_valentini"
Commento:
...ieri ho comprato due discetti di Jimmy Smith al mercato romano di portaportese, sono anni 6o, il suo periodo Verve, non sono un musicista, ma quel suono ti rapisce, ti porta in alto, e poi in basso, montagne russe di musica sublime, un organo che vive, alimentato da mani sapienti.
ciao
 

Questa pagina è stata visitata 32.887 volte
Data pubblicazione: 15/05/2002





Bookmark and Share



Home |  Articoli |  Comunicati |  Io C'ero |  Recensioni |  Eventi |  Lezioni |  Gallery |  Annunci
Artisti |  Saranno Famosi |  Newsletter |  Forum |  Cerca |  Links | Sondaggio |  Cont@tti