Prayer, settima traccia del disco e una delle più belle musiche che
siano state mai arrangiate da Evans e, personalmente la consideriamo tra le più
belle partiture in assoluto. L'approccio a questo brano fonda le radici nella
matrice storica del blues: il blues antifonale. Pensiamo sia alquanto superfluo
riproporre passi trascritti di questa musica, in quanto già l'esecuzione di
Miles e dell'orchestra di Gil Evans scrivono
e descrivono ampiamente le sensazioni
che l'ascolto di questo brano ci offre.
Se
Summertime
provocava nell'ascoltatore quel clima di rilassamento tipico della
ninna-nanna, in Prayer, e nella sua lentezza vi è una carica di energia
inimmaginabile. Evans e Davis, in queste note, rendono appieno tutta la rabbia
e tutta la voglia di ribellione che è troppo limitativo ricondurre alla sola
causa dei negri verso i bianchi. Ma il messaggio di Gershwin viene raccolto e
amplificato, e indirizzato a tutto il sentimento di ribellione che si può
esprimere partendo dalla notte dei tempi: una preghiera universale.
Anche questa volta la scelta della tonalità di Evans, ha
un significato profondo: ancora Si bemolle minore. Una tonalità che, a seconda
del modo di orchestrare, può essere evanescente come in Summertime o
maledettamente drammatica come in Prayer. L'orchestra, pur con parecchie
sbavature, suona divinamente.
L'orchestrazione di Prayer
mette in chiara luce l'amore di Evans verso l'impressionismo francese, e
vedremo più avanti come egli attinga a piene mani dalla lezione raveliana.
Il movimento inizia con tappeto statico, senza
indicazione di tempo, su un pianissimo che prelude a qualcosa di oscuro. Il
tremolo con l'arco di Chambers, il trillo del clarinetto e un intervallo di
quinta del terzo e quarto trombone. Un solo semplice accordo che spiana la
strada a quel Si bemolle di Miles che risolve su un Fa vibrato al quarto di
tono. Ed inizia il sermone del pastore Davis, in un recitativo di poche note ma
carico di significato, a cui risponde l'assemblea orchestrale con la stessa
forza con cui il boia sferra il colpo di scure, affilata come taglienti sono i
due accordi coi glissati del clarinetto e il fortissimo delle trombe in harmon. E così si spiega la lezione del
predicatore Miles, tra frammentazioni tematiche, effetti e note che gravitano
sempre e solo intorno a quel Si bemolle.
Esempio audio (MP3 350KB)
Ricordate quel capolavoro musicale di
Musorgskij, i Quadri di un'esposizione? La parte che
segue è manifestatamente ispirata all'orchestrazione che ne fece Maurice
Ravel. Pensiamo subito a Bydlo, a quel carro polacco trainato dai buoi che si
sente arrivare da lontano, che si avvicina sempre più fino a passarci davanti e
che poi si allontana così come è arrivato, con un cammino imperterrito,
interminabile e senza esitazioni.
Allo stesso modo la seconda parte, quella misurata,
quella in 4/4, si produce su un unico interminabile e ripetitivo riff in
crescendo dell'orchestra. Su queste note, lo sfogo di un pastore verso il
proprio Dio, forse assente e forse ingiusto. Su cui le note vibrano, la
tensione e l'emozione aumenta fino a quell'urlo lacerante del Mi bemolle acuto di Miles, su un fortissimo orchestrale, un urlo che somiglia assai all'evangelico "mio Dio, perchè mi hai
abbandonato?".
Esempio audio (MP3 391KB)
E dopo questo estremo sfogo, sopra i glissandi di dolore
di un corno e le sestine di un clarinetto basso, sopra una tensione emotiva che
in termini tecnici si traduce in armonizzazioni
quartali, il senso di abbandono ha il sopravvento e si ritorna al
pianissimo iniziale. Un brano che in una manciata di minuti descrive la storia
ultramillenaria dell'oppresso e dell'oppressore.
Esempio audio (MP3 387KB)
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Data ultima modifica: 11/02/2008
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