Amici della Musica "SummerNight" - musica jazz
& dintorni
Enzo Randisi & Enrico Intra
Palermo, Palazzo Fatta 19-06-2003
di Antonio Terzo
Non è facile per chi sia siciliano e segnatamente palermitano restare obiettivo nel fissare in parole una esibizione del vibrafonista Enzo Randisi: al di là del mero campanilismo, anche chi di jazz non si è mai interessato, del jazzista palermitano giocoforza ha quanto meno sentito parlare. Chi ne ha seguito le gesta, poi, sa anche che trattasi di un pilastro del jazz in Sicilia, uno dei primi pochi musicisti a suonare jazz in un'isola in cui l'arte non è mai stata vista come una vera professione, un jazzista che ha saputo farsi valere nel resto del continente italiano ed europeo (per citarne solo una minima parte, da Gato Barbieri, a Pierre Favre, da John Lewis a Bobby Durham, passando ancora per il Modern Jazz Quartet, Slide Hampton, Bill Smith e tutti i più autorevoli nomi del panorama nazionale), un mecenate anche, se è vero come è vero che molti sono i "ragazzi" che da lui sono stati instradati sulla via della musica d'estemporaneità: da Giuseppe Milici a Giovanni Mazzarino, da Mimmo Cafiero a Stefano D'Anna, a tutti Enzo Randisi ha dato la grande opportunità di potersi esibire nei suoi gruppi, le gloriose band con un altro capostipite del jazzismo siciliano, il batterista
Gianni Cavallaro, fino ai recenti Duke Ellington Singers, ensemble che costituisce brulicante vivaio per molti dei giovani talenti nostrani.
Ma dal momento che sentir suonare Randy, come reca la "targa" del suo vibrafono, non è certo raro a Palermo – per fortuna –, ciò che ha reso ancor più godibile la serata dell'associazione Amici della Musica per la rassegna "SummerNight – musica jazz e dintorni", è stato l'incontro del musicista palermitano con un grande pianista italiano, Enrico Intra.
Fra i pianisti più apprezzati del panorama europeo, il suo passaggio per Palermo ha reso possibile regalare al pubblico di
Palazzo Fatta un concerto rilassante, con un jazz non impegnativo. Lo testimonia anche la sequenza di brani, decisa appena un'ora prima, in gran parte standards come solo due grandi sanno reinterpretare, senza orpelli e con grande emozione. L'iniziale
Bewitched, eseguita in piano solo dall'inconfondibile leggiadro tocco del jazzista milanese, dopo l'ingresso di
Randisi, lascia il passo al brano successivo che vede il duo impegnato in scambi di note, magicamente sospese a mezz'aria quelle di Randisi, solidamente aggrappate all'ossatura ritmica accentuata dal pedale quelle di
Intra.
Particolarmente saporiti i momenti dedicati ad Ellington, con un'ammiccante interpretazione di
Satin' Doll
dall'incedere slow, sì da consentire al vibrafonista degli ampi fraseggi a percorrere l'estensione delle tre ottave della tastiera. A sua volta, il compagno, mantenendo l'atmosfera raffinata del brano, stende il proprio turno di estemporaneità soffermandosi sulla struttura armonica, mentre il vibrafono lo accompagna enfatizzando frammenti di triadi. Poi l'immancabile
Sophisticated Lady, dove al torrente di
note di piano fanno eco le intense vibrazioni di Randisi, le cui mazze
rapidissime e feline tracciano le note senza neppure soffermarsi,
apparentemente, sulle piastre metalliche.
Dopo una breve pausa, ancora una fantasia dukellingtoniana, la cui introduzione è celata da dissonanze armoniche del piano che svolgono poi un inevitabile walking-bass a sorreggere il fresco assolo di Randisi, quindi
Prelude to a Kiss, molto appassionata sul piano riflessivo di Intra ed incorniciata dagli effluvi armonici che il vibrafonista rilascia dal proprio strumento. Segue un altro momento solistico di Intra che propone una versione "romantica" di
Take the "A" train, davvero delicata, stemperata da colori orchestrali ed al contempo arricchita dalle sfumature del sapiente tocco pianistico.
Poi Gershwin,
Fascinatin' Rhythm
di cui Intra declina il tema
melodico sottolineandolo o semplicemente accennandolo a seconda degli spunti
offertigli dalle mazze di Randisi, con pregevoli modulazioni su due tonalità in
chiusura.
L'ultimo brano è tratto dalla colonna sonora di un vecchio film con Deborah Kerr, che Randisi confessa di dedicare sempre alla propria moglie, "un pezzo dei nostri tempi…" viene rimarcato, a testimoniare una volta di più che per la serata s'è prodotto un pezzo di storia del jazz italiano ed internazionale.
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Data pubblicazione: 25/06/2003
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