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Teatro Nazionale - 20 Novembre 2003
di Eva Simontacchi


Che bello entrare nella sala del Teatro Nazionale allestita quasi fosse un "Cotton Club"! Moquette rossa, minuscole abat-jour illuminate sui tavolini apparecchiati con flute per lo spumante. Sono state tolte intere file di poltroncine per far posto a questo straordinario allestimento. Camerieri in livrea si avvicendano tra i tavoli portando bottiglie di spumante ai "clienti", una parte del pubblico che entra a fare involontariamente parte dello spettacolo.

Ci accomodiamo al nostro tavolino, ci viene portato lo spumante, e attendiamo che inizi lo spettacolo. Girano tra i tavoli i camerieri e ragazze abbigliate da sera in perfetto stile anni '30, e l'illusione è quasi realtà. Il teatro è ormai gremito, e…si apre il sipario.

Non racconterò ai lettori di Jazzitalia come si svolge ogni scena, per evitare di guastare lo spettacolo a chi desidera viverselo in prima persona….

Vedremo Amii Stewart che impersona una giovanissima Billie Holiday, inizialmente un po' goffa, che va via via maturando nell'indimenticabile cantante che ha segnato un'epoca. Il racconto della vita di Billie Holiday viene fatto attraverso un suo "ammiratore" esterno: Frank (Massimo Reale), un giovane aspirante cantante, in bilico tra verità biografica e fantasia creativa.

Billie Holiday, avrà in Lady Day, sempre accanto una figura maschile, "Fletcher", (impersonato da Timothy Martin) che non rappresenta né un amico, ne' un uomo, ma la sua parte maschile, il lato masochistico della sua personalità. Sia Frank (Massimo Reale) che Fletcher (Timothy Martin) cantano vari brani in questo musical. Coinvolgente l'esecuzione di "Take the A Train" di Timothy Martin. Si capirà in seguito che Frank impersona un giovane Sinatra. Durante la serata canterà alcuni brani originali e brani conosciuti come "The Lady Is A Tramp".

Amii Stewart ci ha regalato delle splendide e intense esecuzioni di tutti i brani in programma, a partire da "The Man I Love", a "God Bless The Child", "What A Little Moonlight Can Do", "Night and Day", "Lover Man", "It Don't Mean a Thing If It Ain't Got That Swing", ma ha indubbiamente raggiunto l'apice con una sofferta esecuzione di "Stange Fruit" in cui anche la scenografia di Giancarlo Muselli ha avuto la sua parte, e con una magistrale interpretazione di "Don't Explain". Splendidi i costumi di Renato Geraci, che hanno contribuito a ricreare questo affresco anni '30-'40.

In stile i brani originali composti da Emanuele Friello, che dirige la band dal vivo. La band suona sul palco in alcune scene, ed in altre, in cui Billie Holiday (Amii Stewart) canta passando tra i tavolini del night club creati dalle prime file di spettatori, i musicisti sono alloggiati in una buca davanti al palco. Durante la serata abbiamo avuto modo di ascoltare brani di Cole Porter, Duke Ellington e Billie Holiday, oltre a canzoni originali di Emanuele Friello, Amii Stewart e Massimo Romeo Piparo.

Emozionante, e quasi reale il momento in cui Billie Holiday (Amii Stewart) si aggira tra i tavoli cantando. L'illusione è quasi perfetta. Non è difficile trovarsi catapultati a ritroso nel tempo… mancherebbe, ad essere sinceri, solo il fumo creato dalle sigarette degli avventori dell'epoca. Non posso fare a meno di notare che il pubblico ai tavolini è entusiasta di questa opportunità di complicità con lo spettacolo e della vicinanza fisica della protagonista.

La tragica storia della vita di Billie Holiday viene alleggerita da momenti di distensione e di allegria e dai balletti del corpo di ballo, per culminare nel gran finale, rappresentato alla Carnegie Hall, che riunisce l'intera orchestra e l'intero corpo di ballo sul palco a ritmo di swing. Ottima l'idea di iniziare lo spettacolo con l'avvenimento più tragico per concludere lasciando al pubblico l'eredità musicale di Billie Holiday e dello swing in un trionfo musicale…Uscendo dal Teatro Nazionale ho sentito più di una persona canticchiare non proprio tra sé e sé "Doo-wap doo-wap…."

Uno spettacolo da non perdere!






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Data pubblicazione: 02/12/2003

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