Intervista a Amii Stewart
Camerino nel Backstage del Teatro Nazionale, h:19:00, 20 novembre 2003
di Eva Simontacchi
Desidero innanzitutto ringraziare Marco Losavio di Jazzitalia, Cristina Atzori e Marco Guerini, Direttore dell'Ufficio Stampa Ventaglio Teatro Nazionale di Milano per avermi dato l'opportunità di avvicinare e intervistare
Amii Stewart, artista che ammiro da sempre, e Nadia Pazzaglia per avermi fornito alcune informazioni.
Arrivo al Teatro Nazionale alle 19:00, orario che mi è stato destinato per l'intervista a Amii Stewart, una delle più grandi interpreti del panorama musicale internazionale, che, oltre ad essere una grande cantante, capace di trasmettere con straordinaria intensità ogni tipo di emozione con la sua voce vellutata ed immensa estensione, ha ricoperto, nella sua carriera, anche il ruolo di ballerina, attrice, regista, coreografa e produttrice, ed ora, anche di co-autrice del musical
Lady Day assieme a Massimo Romeo Piparo.
Vengo accompagnata da Marco Guerini, Direttore dell'Ufficio Stampa del Teatro Nazionale, all'interno del teatro, in platea, dove mi accomodo e posso assistere alle ultime direttive date dal regista, Massimo Piparo agli attori del Musical.
Vedo Amii Stewart seduta a terra sul palco assieme a tutti i componenti del cast. Viene avvertita del mio arrivo, e scende dal palco. Mi colpiscono le sue lunghe gambe e il suo fisico atletico, il portamento, e il bellissimo volto dagli occhi immensi incorniciato da un caschetto di nerissimi capelli sfilati. Mi viene presentata, e con estremo garbo mi accompagna nel suo camerino, scusandosi per quel po' di disordine (normale, peraltro in un camerino!) a cui onestamente non avevo fatto nemmeno caso. La sua semplicità e la sua eleganza mi affascinano.
Ci sediamo vicine, su di un comodo divano, e inizia l'intervista.
E.S.:
Oltre ad esserne l'interprete, lei è anche co-autrice del musical Lady Day, assieme a Massimo Romeo Piparo. Può parlarci degli scogli più faticosi da superare nella realizzazione di questo musical?
A.S.:
Non ci sono stati scogli veri e propri, forse degli "scoglietti"…Avendo collaborato con
Massimo Romeo Piparo per il musical Jesus Christ Superstar nel 2000, gli proposi di fare un musical sulla vita di
Billie Holiday, in quanto mi ero resa conto che sebbene tutti in Italia conoscessero le sue canzoni, solo pochi sapevano come si era svolta la sua vita. Nella stesura del musical abbiamo dovuto tenere in considerazione due tipi di pubblico: il pubblico "cult" ed il pubblico più vasto, che quando esce alla sera per andare a vedere un musical non desidera uscirne piangendo, ma desidera ricevere anche un po' di allegria. La vita di
Billie Holiday è stata durissima, e il suo destino difficile l'ha portata dal trionfo alla rovina.
Dunque
abbiamo deciso di dare una impronta al musical che potesse essere più facilmente
accettata dal grande pubblico.
E.S.:
Tra i vari brani che sono stati scelti per il vostro musical, ci sarà sicuramente un brano in particolare che la lega fortemente al ricordo di sua madre, che le cantava le canzoni di Billie Holiday quando era ancora in culla...
A.S.:
Si. Si tratta di "God Bless The Child".
E.S.:
E il brano che la collega maggiormente a Billie Holiday? Forse "Strange Fruit?"
A.S.:
Si, "Strange Fruit", ma soprattutto "Don't Explain". "Don't Explain" è, per me, il ritratto di Billie Holiday, della sua vita difficile e travagliata con gli uomini, in amore. "Don't Explain" è
lei.
E.S.:
L'aspetto di Billie Holiday con cui lei si identifica maggiormente?
A.S.: Entrambe siamo nere,
afroamericane, con un grande amore per la musica. Per il resto, grazie a Dio la
mia vita si è svolta diversamente dalla sua….
E.S.:
Vorrei chiederle di parlarci di un aneddoto, una curiosità, un fatto legato a questo musical e alla sua lavorazione che lei non dimenticherà mai, e le tornerà alla mente anche in futuro ogni volta che penserà al musical
Lady Day.
A.S.:
Mentre si fanno le prove per la preparazione del musical, si ha la grandissima opportunità di conoscere meglio sé stessi. Inizialmente avevamo inserito una scena in cui io (Billie Holiday) dovevo fare cose incredibili sul palco. Dovevo cantare ubriaca, e
fare veramente delle cose sconvolgenti. Poi c'era una scena in cui venivo
maltrattata e picchiata (scene che sono poi state mitigate o tagliate) e quando
finivano le prove, alla sera mi sentivo veramente sfinita, svuotata. Tutto
questo dolore, questo strazio, questa sofferenza mi annientavano. Chiesi a
Massimo Piparo come avrei potuto andare avanti riducendomi ogni sera in quello
stato, e lui mi rispose che il mio corpo avrebbe trovato il modo di adattarsi a
tutto questo, trovando il modo di difendersi non vivendo più così intensamente
le emozioni. In effetti ora riesco ad essere più distaccata. Ho imparato questo
di nuovo.
E.S.:
In effetti c'è sempre qualcosa da imparare, ed è splendido essere sempre aperti per farlo.
E a questo proposito, vorrei chiederle un consiglio speciale per chi sta dedicando tutte le proprie energie allo studio del canto, del ballo o di altre forme artistiche.
A.S.:
Il mio consiglio è di assicurarsi di avere la stoffa ed il talento per riuscire. Altrimenti c'è il rischio di avere speso tante energie inutilmente e di ritrovarsi poi senza un altro titolo di studio e senza un lavoro. In effetti, capita anche che persone senza particolare talento arrivino al successo grazie agli agganci giusti, e alle conoscenze.
Ma a parte questi casi, anche avendo
molto talento, bisogna impegnarsi a fondo nello studio, prepararsi in
continuazione, essere tenaci. Perché quando si presenta l'occasione con la O
maiuscola, e può presentarsi una sola volta nella vita, è un peccato dover
rinunciare perché non si è all'altezza della situazione, perché non ci si è
preparati abbastanza, perché non si ha approfondito. Potrebbe trattarsi
dell'unica occasione veramente importante….
E.S.:
Com'è la giornata-tipo di Amii Stewart?
A.S.:
Ora per esempio, canto ogni sera nel musical Lady Day, dunque non faccio esercizi perchè sono già in allenamento. Piuttosto curo molto il riposo, che è importantissimo. Cerco di dormire molto e di riposarmi.
In altri momenti, faccio
esercizio fisico tre volte alla settimana e prendo lezioni di canto due volte
alla settimana. Mi esercito molto, e studio, studio molto. Mi aggiorno e
approfondisco in continuazione.
Cristina Atzori del teatro Nazionale ci avverte con molta discrezione che ci sono delle emittenti televisive che attendono di intervistare
Amii Stewart poco prima della mia ultima domanda, e Amii Stewart continua l'intervista, rispondendo amabilmente alla mia ultima domanda. Salutandomi, mi stringe la mano, e sento che sta stringendo la mano a tutto Jazzitalia e ai suoi lettori.
Se già nutrivo una profonda ammirazione per questa splendida donna prima di averla incontrata di persona, ora posso dire che mi ha letteralmente conquistata con la sua classe, la sua gentilezza e la sua disponibilità.
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Data pubblicazione: 02/12/2003
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