Ostinati! 2011
Wadada Leo Smith & Gunter "Baby" Sommer
12 Maggio 2011, Padova, cinema teatro Torresino
di Giovanni Greto
Wadada Leo Smith - tromba Gunter 'baby' Sommer - batteria
Inizialmente programmato il 25 marzo, l'incontro di due grandi maestri del free
ha invece concluso con un concerto memorabile la rassegna curata da oltre sessanta
anni - pur se con differenti denominazioni - dal Centro d'Arte degli studenti dell'Università
di Padova.
In poco più di un'ora Smith e Sommer
hanno stregato un pubblico non numeroso,
ma attentissimo a cogliere ogni singola nota. L'inizio è veemente, con silenzi,
attacchi e stop all'unisono. Limpide le sonorità della tromba e ricche quelle del
drum set, che si presenta come una batteria, sostanzialmente jazz, ad eccezione
di un timpano sinfonico, in sostituzione del comunemente indicato "large tom-tom".
Ma Sommer ha alle spalle anche dei grandi gongs, un piccolo set di campane tubolari
e una grancassa sospesa, come nella consuetudine della musica classica. E' un assemblaggio
azzeccato, felice perché conferisce un maggior senso panico nei momenti misteriosi,
contraddistinti da un fraseggio minimo. Smith passa da momenti intensi a tromba
libera, all'adozione di sordine, a un quasi silenzio, riempito da soffi, percussività
con i pistoni dello strumento, assecondato da Sommer che utilizza campanellini ed
accarezza i tamburi con le mani. Una campana tubolare percossa distintamente a marcare
i quarti, sembra il segnale della nebbia per le imbarcazioni costrette ad affrontare
lo stesso la navigazione. Impeccabile una lunga introduzione con le spazzole sul
rullante con cordiera, che genera uno swing gustoso che non perde un grammo di dinamismo.
La tromba accenna, di tanto in tanto, a lamenti, avvolta da un continuum di gongs.
Simpatici due interventi di Sommer, il primo con l'armonica a bocca, quasi a spezzare
la drammaticità della tromba, il secondo con uno scacciapensieri. Concentratissimo,
Sommer è di una puntualità e di una professionalità esemplari. Perfino quando adotta
due piccole scope di saggina, al posto delle "brushes" filiformi tradizionali. Guardando
le bacchette, da lui ideate e marchiate, ci accorgiamo che sono singolari: uguali
per lunghezza alle altre che si conoscono, si distinguono per lo spessore del fusto,
che si assottiglia gradatamente dalla base alla punta, a differenza di una bacchetta
normale, che diventa omogeneamente più sottile negli ultimi sette centimetri in
prossimità della punta. La musica è totalmente libera, si capisce che esprime una
sensazione interiore di quel particolare momento, diverso dal successivo. Il pubblico
ne è cosciente e rimane senza fiato, ammaliato dall'energia di due maestri non certo
giovanissimi – va verso i settanta anni Wadada, verso i sessantotto "Baby" Sommer
- che sembrano due giovani leoni immersi in una esuberante giungla sonora.
E per
ultimo, una considerazione: non è certo facile mantenere con soltanto due strumenti
una tensione ed un'attenzione tali da non stancare. Smith e Sommer ci sono riusciti,
grazie anche al piacere di suonare, individuale prima, collettivo poi.
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Data pubblicazione: 16/07/2011
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