Donne in Jazz 2012 XII Edizione Internazionale Chieti, Ortona: 8 – 15 marzo 2012 di Cinzia Guidetti
foto di Francesco
Truono
Conclusa la XII edizione di Donne in Jazz in Abruzzo, il festival
dedicato alla figura femminile. Le location di quest'anno sono state lo storico
teatro Francesco Paolo Tosti di Ortona con la suggestiva terrazza che si affaccia
sul mare, e il teatro Marruccino di Chieti da poco restaurato.
Il festival si è aperto a Ortona il giorno della festa
della donna con lo spettacolo di Assunta Menna e la coreografa e ginnasta
olimpionica Fabrizia D'Ottavio.
Star di questa edizione Ornella Vanoni con due spettacoli, il primo il 9
marzo a Ortona e il secondo, il giorno successivo a Chieti. Ad aprire i concerti
della "signora della musica italiana" due gruppi di emergenti abruzzesi:
gli Elamood, e il trio di Manuela Francia; un modo per mettere in
luce nuovi talenti del territorio.
Mentre il giorno 10 è stata la volta di Simona Molinari accompagnata da un'eclettica
Mosca Jazz Band. Il festival si è concluso giovedì 15 marzo a Ortona con Matt
Bianco ed Elizabeth Antwi.
Hanno accompagnato la manifestazione diversi eventi collaterali come mostre fotografiche,
la degustazioni di vini nelle cantine, installazioni e piccoli concerti nei locali
della zona di Chieti e Ortona.
Più caldo e numeroso il pubblico di Chieti che ha applaudito la Vanoni. Molto caloroso
quello della Simona Molinari che ha conquistato il pubblico con un'ottima padronanza
di palco.
Sia per i due concerti della Vanoni che per quello della Molinari non c'è stato
sold out, ma comunque un pubblico gremito a discapito del prezzo del biglietto (euro
43, 38, 31 + 3 euro di prevendita). La crisi c'è, ma la gente non rinuncia ancora
alla musica.
Come detto, quindi, la seconda serata del festival, il 9 marzo,
ha visto salire sul palco del teatro Paolo Tosti di Ortona un'energica e divertente
Ornella Vanoni che ha conquistato il pubblico. Dopo una forzata pausa per
una costola rotta, come ha raccontato lei stessa, la signora della musica italiana
si è presentata piena di brio raccontando aneddoti, che servivano a far riposare
la voce a lungo ferma, ma che hanno rallegrato le persone in sala che ha riso di
gusto.
Ma cosa lega Ornella Vanoni a un festival jazz? Risponde lei alla domanda
che molti, vedendo il programma, si saranno fatti. Così all'inizio della performance
chiarisce subito che ha esperienza con questo genere di musica, ma non ha un repertorio
di jazz così vasto da poter tenere un concerto intero. Avvisa subito che la sua
scaletta sarà formata da brani suoi, standard jazz e a brani riadattati in chiave
jazz come ad esempio "Vedrai, vedrai" di Luigi Tenco; perché come racconta
la Vanoni, lui che suonava anche il sax, sapeva scrivere delle canzoni adatte ad
essere cantante nel jazz. Ma "Vedrai, vedrai" non è l'unico omaggio all'artista
scomparso. Il suo ricordo passa anche attraverso l'immortale "Mi sono innamorato
di te" che la Vanoni ha cantato a Venezia vincendo la "Gondola d'oro" e rivoluzionando,
come ama raccontare, il senso della canzone femminile perché era impossibile che
una donna si innamorasse "perché non aveva niente da fare". E parlando di
festival non mancano anche le stoccate ai talent-show (che lei scherzando chiama
serial killer), e ad alcuni festival più importanti, perché quando ha "vinto
la Gondola d'oro la musica aveva ancora un senso, non come Sanremo adesso".
Il brano che introduce la Vanoni al pubblico di Ortona (ma anche a quello di Chieti
perché la scaletta delle due serate è stata la stessa) è "Vita" di Lucio
Dalla; un omaggio all'artista da poco scomparso. Ma il repertorio della serata ha
toccato anche autori come Ron con "Non Abbiam Bisogno Di Parole" e Gino Paoli
con "Che cosa c'è". Non sono mancati, chiaramente, brani della stessa Vanoni
come "Per l'eternità", "Rossetto e cioccolato", e "Samba della
rosa" che come ogni samba anche "se è allegro deve avere un filo di tristezza,
se no non è un vero samba. È come amare una donna bellissima che non ha negli occhi
quella certezza quella tristezza sapere di essere consapevole di sapere che soffrirà
per amore".
E non sono mancati, chiaramente, anche brani jazz come "My
Funny Valentine" e "I Get Along Without You Very Well (Except
Sometimes)", icone di
Chet Baker.
Un omaggio a un artista con cui la Vanoni, con rammarico racconta di non essere
mai riuscita a lavorare, e che adorava perché la sua tromba era uguale alla sua
voce. Il concerto si chiude con "Dove l'ho messa" di Giorgio Gaber e un richiestissimo
bis: "Domani è un altro giorno".
Il gruppo che accompagna l'artista fa da contorno, ma il valore
dei musicisti è indiscutibile. E' chiaro che con un gigante come la Vanoni sul palco,
e soprattutto donna a un festival per donne, nessuno degli strumentisti prenda il
sopravvento. Unico ad avere più spazio è il chitarrista Salvo Correri a cui
sono affidate alcune introduzioni dei brani, supportati dal groove del bassista
Edu Hebling ottimo sostegno ritmico. Squisito anche l'accompagnamento del
pianista Ernesto Ghezzi che ha sostituito Fabio Valdemarin.
Il concerto del 10 e stato pressoché identico con la stessa scaletta
e aneddoti molto simili, ma come insegna l'esperienza, se una cosa funziona perché
cambiarla soprattutto sapendo che il pubblico non sarà lo stesso? Più gremito il
pubblico della seconda serata al teatro Marruccino di Chieti. Più caloroso con gli
applausi, ma meno ricettivo quando la Vanoni rivolgeva domande o raccontava aneddoti,
quasi come fossero venuti, giustamente, solo per la musica. Le due serate di
Ornella Vanoni sono state aperte da due gruppi spalla capitanati da musiciste
abruzzesi. Gli organizzatori del festival hanno pensato di offrire un'opportunità
agli artisti emergenti per dimostrare il proprio talento.
La serata del 9 è stata volta di un gruppo di giovanissimi la
cui leader, Gabriella Profeta in arte Ela, dà anche il nome al gruppo:
gli Elamood formati da Matteo Di Battista alla chitarra, Emanuele
Ciampichetti al basso e Luca Di Battista alla batteria. Il quartetto
ha presentato un repertorio in chiave jazz coadiuvato da una loop station con cui
la leader ha giocato molto creando sonorità ipnotiche, ma molto piacevoli. La sua
voce morbida si è mescolata agli effetti, e accompagnata da un gruppo a tratti ancora
acerbo, ma con grosse potenzialità, ha osato anche con standard jazz come "My
favourite things" molto effettata, ma di buon gusto e un dolce omaggio a un
artista da poco scomparso, Lucio Dalla, con "Piazza Grande".
Mentre ad aprire la serata del 10 è stata la vincitrice della
sezione "Saranno Calibri" di Radio Delta 1, Manuela Francia, accompagnata
da Andrea Castelfranado alla chitarra e Franco Liberati alla batteria,
che hanno portato un repertorio di estrazione pop con cui si sposa perfettamente
la voce della leader. Così passando per artisti come Nada, "Ma che freddo fa",
Elvis, "(I Can't Help) Falling In Love With You", Madonna, "La Isla Bonita"
senza stravolgere i brani con arrangiamenti complicati non hanno mancato di omaggiare
anche Whitney Houston, da poco scomparsa, con una lenta "I Wanna Dance with Somebody".
Fasciata in un abito lungo e nero si è presentata sul palco con
la sua voce cristallina: Simona Molinari ha conquistato il pubblico del teatro
Marruccino di Chieti che l'ha accolta con scrosci di applausi. Le persone in sala
hanno partecipato alla perfomance dell'artista che, anche se giovane, ha già un'ottima
padronanza del palco. Una degna erede in chiave jazz di Ornella Vanoni, che l'ha
tenuta a battesimo a Sanremo. Napoletana cresciuta al L'Aquila al teatro Marruccino
di Chieti è praticamente di casa e il caloroso pubblico lo ha dimostrato.
Sempre sorridente e piena di energia ha cantato per oltre un'ora e venti accompagnata
dall'eclettica Mosca Jazz Band, piena di groove, che ha visto sul palco un brioso
Nick Valente alla chitarra, un preciso Marco Russo al pianoforte,
e un'energica sezione ritmica formata da Fabrizio Pierleoni al contrabbasso,
Fabio Colella alla batteria e Frank Armocida alle percussioni.
Il repertorio ha spaziato da brano tratti da tutti e tre gli
album "Egocentrica", "Croce e delizia", e "Tua" in maniera
omogenea. Una rocciosa, grazie alla sezione ritmica, "Portate gli uomini",
una dolce "Nell'aria" dedicata alle persone scomparse il 6 aprile 2009 durante
il terremoto del L'Aquila con un pacato pianoforte, e una brillante "Egocentrica"
hanno fatto parte della scaletta, ma non sono mancati omaggi al mondo del cinema
con un medley di brani di Ennio Morricone ("Parla più piano/La vita è bella/Gabriel's
oboe") con cui la Molinari ha definitivamente conquistato la platea.