Un piccolo appunto, come a fissare sulla carta qualcosa che potrebbe sbiadire nel tempo e che, invece, non voglio perdere. Sempre più spesso mi ritrovo a dire a me stessa: "Ma ti rendi conto che tu stai incontrando veri e propri pezzi di storia e, per pigrizia o perchè ti sembra naturale che tutto ciò possa restare solo nella tua memoria, come se la memoria fosse eterna, non ne stai lasciando traccia alcuna?"
E' vero, la mia memoria, come me, non è eterna e quindi, visto che di dialogo e di memoria si parla, voglio raccontare un semplice episodio, un semplice incontro ma bello e importante. In occasione delle commemorazioni legate al giorno della memoria, il mio grande amico poeta e giornalista polacco, Jaroslaw Mikolajewski, attualmente direttore dell'Istituto Polacco di Cultura a Roma, mi ha invitata al concerto dell'ultima leggenda Klezmer vivente, Leopold Kozlowski pregandomi poi di intervenire alla riunione di intellettuati, editori, giornalisti ma, soprattutto, amici di Ryszard Kapuscinski (vi invito a leggere questo bellissimo ritratto firmato da Andrea Nicastro del Corriere della sera che racconta in poche ma acute, profondissime e umane parole la grandezza di questo personaggio http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2007/01_Gennaio/24/nicastro.shtml ) per ricordarlo come lui avrebbe voluto essere ricordato. Alla stessa ora, presso la redazione del giornale con il quale Kapuscinski collaborava, in Polonia, si teneva un'assemblea analoga.
Leopold Kozlowski ha "dipinto" la cultura di un popolo, quello Yiddish, a me completamente sconosciuta, attraverso canti, aneddoti, ricordi che hanno parlato prima di tutto al cuore. E quando al piano ha eseguito la musica da lui composta e suonata ogni domenica per accompagnare gli ebrei che venivano portati a morire, quella stessa musica del film "Schindler's list", ho visto nei suoi occhi e nella sua interpretazione il dolore di un popolo intero, un dolore che non si può dimenticare.
A seguire, nello splendido salone dell'Istituto polacco, ho assistito alla proiezione di un video-intervista a Ryszard Kapuscinski, dai primi reportage in Africa ai verdi prati di Pinsk dove, in soli 4 giorni, furono uccisi 30.000 ebrei e seppelliti proprio in quei prati che, come una tragica colonna sonora, hanno salutato uno dei più importanti testimoni delle guerre nel mondo.
Ho voluto scrivere queste due note soltanto perchè solo quella sera, di fronte alla grandezza umana di questi due personaggi ho capito il senso della parola "memoria".
Probabilmente avrò la fortuna, se il fato me lo consentirà, di incontrare di nuovo il Maestro Kozlowski a Cracovia quando, nella prossima estate, canterò con il suo accompagnamento alcuni brani tratti dal suo repertorio Yiddish, tradotti in lingua italiana. Spero di riuscire a mantenere i colori e le atmosfere che il suono della lingua Yiddish, quella stessa lingua che Kozlowski sta cercando faticosamente di tramandare visto che ne è l'ultimo testimone, riesce ad evocare nello spettatore.
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