Intervista con Awa Ly
ottobre 2010
di Alceste Ayroldi
Modulated, il suo primo lavoro discografico l'ha consacrata con un successo
radiofonico e mediatico in generale che le ha consentito di mettere in luce la sua
particolare concezione musicale. Awa Ly, cantante franco-senegalese che parla
perfettamente cinque lingue, da qualche tempo vive a Roma facendo la spola con la
natia Parigi e, in verità, con mezzo mondo. Il suo sound è nomade ed attinge alle
radici del blues, alla canzone francese e italiana, al jazz, al soul e al rock,
non disdegnando il country venato di bluegrass. Un mèrge di suoni opportunamente
amalgamati e disegnati su di una tela dai mille colori. Con lei parliamo del suo
passato, del suo presente fatto anche di cinema d'autore (è interprete, da ultimo,
del film di Daniele Luchetti "La nostra vita") e del suo futuro.
Awa: un'attrice prestata alla musica o viceversa?
Sono una cantante… solo di recente mi è capitato di recitare e mi piace, ma la musica
rimane la mia passione principale.
Hai studiato musica? Quale strumento suoni?
Non ho studiato musica in maniera didattica… ma sto recuperando!
Ho iniziato a prendere lezioni di basso che mi piace molto e vorrei, tempo permettendo,
essere più assidua.
Sei nata a Parigi, ma hai origini senegalesi: quanto influiscono
sulla tua musica tali origini?
Influiscono tanto, ma nella mia musica quasi non si sente; cioè il mio album "Modulated"
è cantato in inglese e non sono presenti sonorità che possono ricordare l'Africa,
invece in altri progetti queste componenti sono più presenti. Diciamo che le mie
origini influenzano la mia vita ma non tutta la mia musica.
Immagino che anche il tuo essere nomade abbia inciso sulla
tua musica. In che misura? E, in particolare, quale Paese ti ha maggiormente influenzata?
Per ora sono qui in Italia, e quello che incide sulla mia musica è proprio la musica
italiana, per essere più precisa la canzone d'autore anche quella con tante influenze
e venature jazz.
Il tuo album Modulated è un crossover di musiche, tutte
che attingono da tradizioni differenti ma riconducibili ad un sound urbano. E' il
tuo obiettivo quello di fondere suoni differenti?
Oh oui! Non vorrei essere catalogata in un unico genere o sound, mi piacciono le
contaminazioni!
Nel tuo lavoro ci sono musicisti d'estrazioni diverse,
come Tuck & Patti, Fabrizio Bosso, Greg Cohen: quali sono i
motivi di queste scelte?
Il motivo è molto semplice: la mia ammirazione per questi artisti.
C'è un brano del tuo repertorio al quale sei più legata?
Perché?
Mi piacciono tutti e tutti mi portano ad una storia precisa, non saprei veramente
quale scegliere...forse So Far So Close, ma il perché preferisco tenerlo
per me.
Sei una cantautrice: parti dalla musica o dalle parole?
Non c'è una regola, a volte mi vengono le parole prima della musica o viceversa,
in ogni caso la creazione è un momento che mi sorprende sempre e che amo tanto.
Scavando nel tuo recente passato è emerso anche la tua
figura professionale di direttore artistico. Ne vuoi parlare?
Lavoravo con Antonio Pascuzzo che era il direttore artistico del The Place
a Roma, tanti incontri, tanta musica, una bella esperienza ma che non ripeterei:
i miei progetti sono altrove.
Hai all'attivo anche un progetto jazz in francese, pubblicato
in due album in Giappone. Vuoi parlarcene?
Certo!
Con Valerio Serangeli ed Arturo Valiante formiamo il trio "Chantons!".
Sono usciti due album in Giappone, di questi due dischi stiamo stampando una compilation
per la distribuzione in Europa, disponibile a fine novembre in Italia. Il repertorio
è composto da canzoni in francese di famosi interpreti come Edith Piaf, Charles
Aznavour, Serge Gaisnbourg ecc…ma anche di artisti più recenti come i Paris Combo.
Ci sono anche due brani originali scritti dal trio, ed una piccola chicca: ho tradotto
e cantato in francese la canzone "Non gioco più" interpretata da Mina.
Perché hai scelto di venire a vivere a Roma?
All'inizio non mi è sembrata una vera scelta. Dovevo rimanere a Roma sei mesi per
uno stage post laurea, ma ormai sono quasi 11 anni che vivo nella città eterna,
me ne sono innamorata con tutte le sue contraddizioni.
Una persona che ha influenzato la tua vita artistica…
Caro Alceste sono tanti e se inizio a farti l'elenco non basterebbe questa intervista!
Tutti gli artisti (e non solo) con i quali ho avuto il piacere, l'onore di suonare,
di incontrare e di ascoltare, chi più chi meno hanno aggiunto qualcosa alla mia
vita artistica.
Nei tuoi live esegui anche brani che appartengono ai "classici"
da Bacharach a Marisa Monte, per esempio. Puro piacere oppure è una
scelta legata al tuo percorso artistico?
Puro e semplice piacere…
Tra i tuoi progetti vi è anche quello in duo con il chitarrista
Valerio Guaraldi. Ritieni che il suono della chitarra si sposi meglio con
la vocalità ritmica della tua voce? Come è nata questa idea?
La chitarra acustica è uno dei miei strumenti preferiti, Valerio Guaraldi
è un grande musicista, ha un groove ed una musicalità che mi toccano profondamente.
Il duo si chiama Songs For Two ed è nato da un incontro fortunato, lui suonava
con degli amici che abbiamo in comune, mi piaceva molto il suo stile graffiante
e allo stesso tempo delicato.
Hai una vocalist di riferimento?
Tutti gli artisti, di ieri e di oggi che mi provocano delle emozioni sono un riferimento,
ovviamente le grandi Dive del jazz hanno un posto particolare.
Cosa pensi dell'odierna scena musicale italiana e, in particolare,
di quella jazzistica?
Ci sono tanti talenti da scoprire e pochi spazi in radio ed in tv per farlo: menomale
che esiste internet! Sono sempre alla ricerca di musica dal vivo, la scena italiana
è molto ricca, ci sono così tanti musicisti preparati ed ispirati. Per quello che
riguarda la scena jazzistica i talenti da scoprire sono tanti e penso che soprattutto
loro dovrebbero essere promossi anche da chi ha una visibilità maggiore. Penso che
ci sia posto per tutti quelli che hanno veramente qualcosa da dire.
Cosa è scritto nell'agenda di Awa Ly? A quale progetto
stai lavorando?
Tante belle cose che mi rendono molto felice! Ti ho già parlato dell'uscita del
disco dei "Chantons!", gli altri mi piacerebbe raccontarli a te ed i lettori di
jazzitalia un po' più avanti…molto presto!
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Data pubblicazione: 05/12/2010
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