Intervista a
Sandy Müller
di Alceste Ayroldi
Sandy Müller, cantante italo-brasiliana al suo primo lavoro discografico
come leader. Il suo Nao teo pressa è diventato un hit single che ha consentito anche
ai più giovani di avvicinarsi al sound brasiliano. Il suo tour sta riscuotendo notevole
successo in ogni dove.
A.A.: Non ti chiedo del
tuo amore per la musica, ma del tuo approccio al canto: quando hai iniziato e quando
hai deciso di farne una professione?
S.M.:
Cantare è da sempre una necessità per me. L'ho sempre fatto fin da quando
ero bambina per gioco, per passione. A 20 anni ho deciso che ne avrei fatto una
professione ed ho iniziato a studiare.
A.A.: Consideri Caetano
Veloso il tuo padre musicale anche per la sua ricerca espressiva. Quale è la
tua ricerca?
S.M.: Io ricerco un linguaggio.
Cerco un modo per parlare a chi mi ascolta e lo faccio attraverso la musica. Ricerco
persone che siano simili a me e che dalla mia musica si sentano rappresentati. La
musica è aggregazione ed io voglio essere il collante di un certo tipo di sensibilità.
A.A.: Il tuo incontro
con Claudio Pezzotta…
S.M.: Nella scuola dove
studiavamo. Tutti noi alunni eravamo alla ricerca di un nostro ruolo nella musica
e ci scambiavamo esperienze, suggerimenti e sopratutto cd. Ho prestato a
Claudio
un disco di Caetano "Livro"
secondo me il suo disco capolavoro, e abbiamo notato di avere gusti, intenti e sensibilità
musicale comune. Da li abbiamo messo su un gruppo per suonare classici brasiliani
in giro per locali affiancando piano piano ai classici le nostre composizioni.
A.A.: Poi la collaborazione
con Marcelo Costa, profondo conoscitore della musica in generale e del sound
brasiliano in particolare…
S.M.:
Realizzare il disco con Marcelo Costa
è stato per noi il chiudersi di un cerchio. Marcelo è infatti il batterista
del disco "Livro" che
ha dato il via alla mia collaborazione con Claudio. Incontrare Marcelo è stato meraviglioso
e musicalmente naturale. Un musicista che parla la nostra lingua.
A.A.:
Quale apporto da l'elettronica al tuo sound? Quanto la ritieni importante?
S.M.: L'elettronica apporta un tocco di freschezza, un elemento leggermente
inaspettato ma subito acquisibile. Non volevo rischiare di fare un disco di bossa
nova in maniera classica. Ci tenevo che suonasse moderno, nuovo nonostante il richiamo
alla tradizione.
A.A.: Secondo te, quanto
la bossanova deve al jazz e viceversa?
S.M.: Si dice spesso che,
sopratutto nelle armonie, la bossa nova sia figlia del jazz ma non è così. La bossa
nova nasce indipendentemente dal jazz. Brani di Ary Barroso degli anni
'30 già utilizzavano accordi
complessi con tensioni per niente scontate. Quello che la bossa nova deve al jazz,
agli Stati Uniti in genere, è la sua popolarità. La bossa nova era una musica elitaria
nata in appartamenti borghesi dei metà anni
'50. E' approdata negli
USA e poi ha fatto ritorno a casa dove si è definitivamente affermata. Il jazz deve
alla bossa nova nuove idee melodiche sopratutto nell'elemento ritmico. Ne ha poi
acquisito i brani più rappresentativi rendendoli "standard" e li ha lavorati improvvisandoci
e rendendoli appunto in chiave jazzistica.
A.A.: Quale è la tua
"voce" di riferimento?
S.M.: Non mi ispiro a nessun autore in particolare o meglio: mi ispiro a
tutto quello che mi piace ascoltare! Ma se devo farti un nome rispondo che amo la
voce di Gal Costa, una delle prime che ho ascoltato ed imparato a conoscere.
A.A.: Uno strumento che
nel tuo gruppo non deve mai mancare…
S.M.: La chitarra!
A.A.:
Dai più importanza alla melodia o ai testi?
S.M.: Ascolto molto i testi. Mi piace ascoltare la storia che c'è dentro
alla musica...Eppure cos'è un buon testo senza una buona melodia? E la melodia senza
un buon testo? Sono ugualmente fondamentali.
A.A.: Mi ha colpito una
tua frase: "Mi piace il silenzio e ciò che fa poco rumore": la vuoi spiegare?
S.M.: Non mi piace chi alza la voce per imporsi. Non c'è bisogno di gridare
per farsi sentire. Si può discutere di tutto a bassa voce... e poi se si tiene la
voce bassa si ascolta meglio e si capisce di più chi sta parlando con noi.
A.A.:
Non ho fretta: una filosofia di vita che, però, è difficile da attuare
in questi tempi…
S.M.: E' vero. Però non
possiamo permettere che i doveri, gli impegni, diventino una priorità rispetto alle
nostre esigenze. Con questa canzone rivolgo quindi un invito a ritagliare un po'di
tempo per noi stessi sottolineando il fatto che se per una volta mi concedo di dire
"oggi non ho fretta" non sarà poi la fine del mondo!
A.A.: Hai mai pensato
che il tuo hit single raggiungesse questo successo?
S.M.: Lo speravo e ne sono
contenta anche se in realtà non riesco ancora a rendermi conto di quanto questa
canzone sia conosciuta di quante persone sappiano chi sono e cosa canto.
A.A.: Se non avessi fatto
la cantante cosa avresti fatto?
S.M.: Chi lo sa... Sicuramente avrei lavorato con le parole magari imparando
molte lingue.. Ecco! Forse avrei studiato lingue.
A.A.: Quali sono, a suo
parere, gli ultimi nuovi talenti emersi nel panorama jazzistico italiano?
S.M.: Innanzitutto credo che oggi si faccia una grande confusione e che si
tenda a definire "jazz" tutta la musica contaminata non "puramente" classificabile
come pop o altro genere. Nel panorama prettamente jazzistico non saprei indicare
nuovi talenti. Fuori dall'ambito jazz mi piace molto Ivan Segreto che scrive
delle bellissime canzoni....non è un jazzista ma piuttosto un raffinato cantautore...
A.A.: Se dovessi ricoprire
un incarico istituzionale, quali sarebbero i tre provvedimenti che prenderesti?
S.M.: Wow! Sandy presidente! Non sarei affatto un buon politico... comunque
certamente legalizzerei le droghe perchè così la malavita vedrebbe i suoi introiti
dimezzati, sosterrei le coppie di fatto perchè le persone che convivono sono coraggiose
e disinteressate e meritano di essere riconosciute da una società civile e promuoverei
scambi culturali perchè i popoli si conoscano capendo come l'essere umano sia lo
stesso in qualunque parte del mondo.
A.A.: Preferisci Sandy
Müller live o in studio?
S.M.: Si tratta di due lavori diversi. Mi piace molto la fase di registrazione...
sentire che le canzoni si definiscono poco alla volta. Credo però di preferire il
live... é con il live che raggiungi e ti confronti davvero con le persone..
A.A.: Un'opera letteraria
da…musicare…
S.M.: "Cent'anni di
solitudine" di Marquez.
A.A.: Con chi vorresti
collaborare?
S.M.: Con i grandi che mi hanno influenzato nella mia formazione musicale
e con giovani per creare qualcosa di nuovo insieme..
A.A.: Cosa è scritto
nell'agenda di Sandy Müller?
S.M.:
Le date dei miei prossimi concerti! Voglio suonare tanto con i meravigliosi
musicisti che dividono il palco con me...
A.A.: Chi vorresti ringraziare?
S.M.: Sempre sempre i miei genitori.. tutto quello che mi sta capitando succede
grazie a loro!
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Data pubblicazione: 26/08/2006
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