JAZZ & dINTORNI
Management & Booking
Via Mazzini 88
94015 - Piazza Armerina (EN)
email: info@giovannimazzarino.it
Liner Notes
Ho conosciuto Giovanni
Mazzarino in occasione della session di Gianni Basso nota
come "Italian Balladeur" (Philology
W156), dove il nostro si faceva apprezzare per un pianismo swingante e
rilassato, influenzato più dai giganti della tradizione (Teddy Wilson, Tommy
Flanagan) che da quelli del "dopo Coltrane" (McCoy Tyner, Chick
Corea).
Ho approfondito la sua
conoscenza quando ho prodotto il superbo "Giovanni
Mazzarini plays Ballads"
(Philology W166), per il quale nelle liner notes ho azzardato il richiamo
ad un album mitico di John Coltrane, "Ballads"
(Impulse 32). Lì, accanto al riferimento stilistico di un "balladeur
supreme" come Tommy Flanagan, si affacciava con decisione
l'interesse di Giovanni per altri due mirabili maestri come Bill Evans,
nei soli fortemente interiorizzati, assolutamente non spettacolari, e Herbie
Hancock, nel comping secco, parsimonioso, essenziale e solido,
roccioso addirittura.
Poi l'ho visto
accompagnare con il suo quartetto regolare (quello presente in questo CD) il
grande vocalista americano Mark Murphy in un indimenticabile concerto al
Teatro Lauro Rossi di Macerata e, subito dopo, la struggente tromba di Tom
Harrell all'Università di Ingegneria in Ancona e ho avuto definitiva
conferma non solo dell'esattezza delle nobili ascendenze stilistiche da me sopra
enunciate ma anche della sana, umile ma fiera, grandezza di Giovanni e dei suoi
splendidi compagni.
Questo "live"
da uno dei Club più longevi e conosciuti d'Italia, l'Art Blakey di Busto
Arsizio, presenta un quartetto in forma smagliante, con un Francesco
Bearzatti che si pone decisamente in linea con i grandi sax tenori della
tradizione italiana (Maurizio Giammarco, Emanuele Cisi, Pietro Tonolo e le due
giovani, sorprendenti "new entries", Massimiliano
Ionata e Daniele Scannapieco). Il repertorio è intelligente e vario
spaziando da due originals del pianista, tra cui il bellissimo "Beautiful
Child" che dà il
titolo all'album, al capolavoro di Tom Harrell "Moon
Alley", oramai un
classico, dall'insolita, gustosissima versione di "Battle
hymn of the republic"
allo smagliante arrangiamento (di Benny Green) di "Soon"
di George Gershwin. Il calore del folto pubblico dell'Art Blakey ha sicuramente
spronato i musicisti a costruire un'opera magistrale, poetica, matura,
assolutamente non effimera.
Paolo Piangiarelli
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 6.653 volte
Data pubblicazione: 15/09/2001
|
|