Questo CD è un viaggio, la musica che contiene conduce verso lidi lontani dalla civiltà occidentale. Si avverte l'essenza di un'aria non contaminata ma, come sottolineato dallo stesso
Savelli, purtroppo a volte assoggettata agli andamenti irrazionali dell'uomo.
L'ensemble, guidato appunto dal sax di Gianni Savelli, autore di tutti i brani, si nutre di questi spunti quasi pittorici per poi offrire una musica dai caratteri esotici rimarcati dall'uso delle percussioni e dal ritmo in genere, dal flauto, dalle armonie spesso modali, fino ad arrivare anche all'utilizzo della voce, dell'oud e del quartetto d'archi.
Non mancano momenti più intimi come nel waltz The child who never played
dedicata ad un bimbo mai nato o Nakuru Lake, bel tema contrappuntato dal violino e ispirato ad un lago di fenicotteri del Kenya. Ma si può affermare che l'intero CD ha una veste prettamente "intima" nel senso della misura che si avverte nei suoni, molto dosati, nelle dinamiche che non presentano slanci particolari, fino ai soli eseguiti sempre con chiara attenzione all'espressione, in uno spazio a volte un po' troppo "calcolato". I musicisti sono tutti di comprovata esperienza e saggezza pertanto sfruttano sempre bene i tempi di ogni brano, però in qualche caso si
riscontra la sensazione di non aver voluto osare un po' di più.
Rimangono comunque questi graffiti nei quali immergersi, eseguiti con classe e precisione al punto da rendere l'ascolto fluido pur dinanzi ad una musica per niente semplice dal punto di vista
strutturale ed esecutivo.
Marco Losavio