Danish String 4tet
Last Leaf
ECM, Distr. Ducale (2018)
1. Despair not, o heart
2. Shore
3. Polska From Dorotea
4. Tjønneblomen
5. Minuet no. 60
6. Æ Rømeser
7. Intermezzo
8. Shine You No More
9. Drømte mig en drøm
10. Stædelil
11. Naja's Waltz
12. Unst Boat Song
13. Fastän
14. Hur var du i aftes så sildig
15. The Dromer
16. Now Found Is The Fairest Of Roses
Rune Tonsgaard Sørensen - violino, harmonium, pianoforte, glockenspiel Frederik Øland - violino Asbjørn Nørgaard - viola Fredrik Schøyen Sjölin - violoncello, contrabbasso
Mettiamo da parte le solite – e inutili – classificazioni tra
generi musicali e, soprattutto, andare a cercare nell'uovo della musica il pelo
dell'improvvisazione (se c'è o non c'è). Terminata questa operazione, possiamo metterci
all'ascolto di questo disco, che fa parte della categoria "dischi belli" (che si
contrappone alla categoria "dischi brutti").
I quadrumviri sono, manco a dirlo, danesi e si intendono molto
bene di corde: da quelle di viola, violino, violoncello, contrabbasso a quelle del
pianoforte. Le fanno suonare così bene, da rasentare la perfezione e, abilmente,
riescono a mettere sullo stesso telaio la tradizione folclorica (danese e svedese),
con i compositori contemporanei scandinavi, come Gjermund Haugen, qui rappresentato
con una luminosa interpretazione di " Tjønneblomen" in cui gli archi si intrecciano
e contrappuntano tutta la prorompente forza ritmica e i cambi di volume della composizione,
o il coevo periodare di Eva Sæther in "Fastän", dove i contrasti tra colori
e registri spiccano bellamente, grazie anche al sapiente e romantico tocco al pianoforte
di Rune Tonsgaard Sørensen. Tra folcloriche composizioni e immaginifiche melodie
altrui, fanno capolino – e bella mostra – alcune opere autografe; così la madrigalistica
"Naja's Waltz" (di Fredrik Schøyen Sjölin) e la roccioso e swingante "Shine
You No More", che ci ricorda le radici della musica "americana" con il suo andamento
"reel".
"Last Leaf" è un disco dai mille volti: tutti sonoramente belli, dove
trovare una pecca è – francamente – molto difficile.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/09/2018
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