Woven Entity
Woven Entity
Babel (2015)
1. C358X
2. Me = You
3. Naked Eye
4. This Day Will Come
5. So Black Dada
6. Hola
7. Trissh
8. Earth/Crisis
9. Who's Who
10. Moors and Orandas
Lascelle Gordon - percussion, electronics Patrick Dawes - percussion Paul May - drums Peter Marsh - bass Ben Cowen - keyboards, electronics (1, 5, 7) Julie Kjaer - alto saxophone, flute (3, 8, 9) Alan Wilkinson - alto saxophone (5)
Woven Entity è una formazione particolare, composta da tre percussionisti, Lascelle
Gordon, Patrick Dawes, Paul May e completata dal bassista Peter Marsh, tutti musicisti
in attività nel Regno Unito. In alcuni brani, poi, sono ospiti, alle tastiere Ben Cowen, al sax alto Alan Wilkinson e Julie Kjaer, quest'ultima anche al flauto.
C' è un cuore africano nella musica di Woven Entity, con le percussioni intente
a scandire tempi e climi uniformi, ripetitivi, trasfigurati, però, da continue variazioni
ritmiche e timbriche. E' un'Africa contaminata appena dall'elettronica, che si affaccia
in mezzo al tessuto spesso creato da batteria, bongos, campane o da altri strumenti
battuti e fatti vibrare, per rappresentare una sorta di collegamento ideale fra
il continente nero e le metropoli occidentali. Si crea, cioè, un immaginario ponte
fra il suono primitivo, ancestrale delle origini e il timbro moderno degli effetti
creati dai campionatori. Su questa base mossa e sinuosa, retta da una pulsazione
regolare, si innestano le voci di sassofoni e flauti a recitare melodie semplici
e iterative, grezze e dagli angoli non smussati. Per aumentare la tavolozza di colori
dei vari quadri, intervengono anche glockenspiel e marimba, che riecheggiano vecchie
storie, o punteggiano il discorso volutamente non raffinato delle ance o le folate
elettroniche. Peter Marsh, a sua volta, si riserva alcuni assoli incisivi con il
suo contrabbasso, anche questi caratterizzati dalla replica, dalla reiterazione
di alcune frasi.
Fra le altre tracce dell'album si distingue il lungo "Earth/ Crisis" per il sapore
antico, terroso e una crescita ipnotica, progressiva come avviene durante la celebrazione
di una cerimonia tradizionale da parte di un popolo di interesse etnologico.
Il disco è, per certi aspetti, sorprendente, per l'originalità, prima di tutto,
delle forze messe in campo. I protagonisti dell'incisione se la cavano, poi, più
che onorevolmente, dimostrando di saper produrre buona musica facendo palpitare
e cantare i vari tipi di percussione, fra richiami alla Madre Africa o alle isole
caraibiche, filtrati, però, da un occhio aperto verso il contemporaneo.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/09/2016
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