Vein
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Unit Records (2013)
1. Appearance and Speech
2. Dedicated To Quintessence
3. Movin' Toward The End Of A Countertrend
4. No Change Is Strange
5. Clear Light
6. A Very Alternative Draft
7. Eat The Rich
8. Everything For Everybody!
9. Love The Difference
10. No We Can't Vote For Us Anyway
Michael Arbenz - pianoforte Thomas Lähns - contrabbasso Florian Arbenz - batteria
Qui non c'è manco bisogno delle primarie: Vein sono candidati
unici del partito della buona musica. Tre che sembrano trecento, frizzanti, in moto
perpetuo, un orchestra in tre strumenti che dispensa jazz originale e di qualità.
Non ci sono standard in giro per i tre tedeschi-svizzeri (in realtà, è solo Lähns
che è nato a Basilea) e affidano la propaganda politica al loro estro compositivo.
Ma quando si ha qualcosa da dire tutto viene facile: la loro "vena" è zeppa di novità.
Le correnti "politiche" dei Vein hanno colori diversi: l'apertura va a spron battuto
tra un ragtime che volutamente singhiozzante cerca di venire a galla facendosi strada
tra recrudescenze di mainstream, stride piano, volate di swing da Belle époque
e una ritmica che taglia a fette tutto la storia possibile ("Appearance And Speech)".
Non c'è un capitolo uguale all'altro nel libro della triade,
così "Dedicated To Quintessence" fonde gli stilemi moderni di marca statunitense
con la ruvida morigeratezza europea, che si fa strada in "Movin' Toward The End
Of A Countertrend", per mettere in bella mostra le luminose intuizioni dell'Arbenz
pianista, tra accordi ripetuti e microvariazioni vigorose sostenute dalle sequenze,
musicali e percussive allo stesso tempo, di Florian Arbenz e dai colori opportunamente
legnosi di Lähns. Le tradizioni storico-geografiche sono sempre in confronto e,
mai come in queste occasioni, amalgamate al meglio: tra fughe di respiro classico,
strutture ritmiche inusuali, terzine di crome che si allentano e si ricompattano
con naturale velocità e il tutto senza tralasciare il piano melodico e armonico,
sempre iridescente ("No Change Is Strange", "Everything For Everybody!").
La scrittura fresca e ironica lascia il segno ovunque: nei meandri della musica
classica contemporanea claudicante di "Clear Light", dove l'archetto che
incontra le corde del contrabbasso suona una nenia simpaticamente malconcia; "A
Very Alternative Draft" è un gioco di ritmi e timbri percussivi dai mille colori,
con ricche accelerazioni e rallentamenti.
L'assetto ciclotimico è la meravigliosa costante dell'album,
dove non c'è morchia e ogni nota ha il suo spiccato senso narrativo. Il loro slogan
che campeggia in copertina non può che essere confermato: Three People Can't
Be Wrong! E qua, di sbagliato non c'è nulla.
Il caleidoscopio musicale dei Vein è da votare e non si sa mai: potrebbe essere
che qualche organizzatore italiano non parruccone potrebbe anche aver voglia di
farli ascoltare dal vivo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/04/2014
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