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Harold Land
The Fox
Reissue: Esssential Jazz Classics – 2011
1. The Fox (Harold Land);
2. Mirror Mind Rose (Helmo Hope);
3. One Second, Please (Helmo Hope);
4. Sims A-Plenty (Helmo Hope);
5. Little Chris (Harold Land);
6. One Down (Helmo Hope);
7. As You Like It (Harold Land);;*
8. Take Aim (Amos Trice);*
9. Land Of Peace (Leonard Feather);*
10. Reflections (Harold Land);;*
11. Blue Nellie (Martin Banks);*
12. Tou're My Thrill (Burton Lane).*
1-6): Original Album: THE FOX – Contemporary Records - Los Angeles,
August 1959
Harold Land - Tenor Sax
Dupree Bolton - Trumpet
Elmo Hope - Piano
Herbie Lewis - Bass
Frank Butler - Drums
7-12): Original Album: TAKE AIM – Blue Note Records - Los Angeles,
July 1960
Harold Land - Tenor Sax
Martin Banks - Trumpet
Amos Trice - Piano
Clarence Jones - Bass
Leon Petties - Drums
Continua l'importante serie di ristampe da parte della Essential Jazz Classics,
tanto più gradite quanto spesso abbinate alla formula dei due LP su un unico CD
che, se usata con perizia ed intelligenza, permette di riunire sedute o esecuzioni
sparse su dischi spesso difficilmente reperibili. E' certamente questo il caso della
ristampa di "The Fox" di Harold Land, che riporta l'attenzione su di un artista
ingiustamente sottovalutato e, almeno negli ultimi anni, colpevolmente dimenticato.
Harold Land (1928 – 2001) deve la sua fama essenzialmente al fatto di aver
militato, tra il 1954 ed il '55 nella formazione originale del mitico Quintetto
di Max Roach & Clifford Brown, lasciando traccia di sé nei primi tre capolavori
in studio, che restano punti fermi nella storia del jazz: "Max Roach & Clifford
Brown" – "Brown and Roach Inc." - "Study in Brown". Dopo il trasferimento definitivo
del gruppo da Los Angeles a New York, il suo posto fu preso dal più giovane e talentuoso
Sonny Rollins.
Purtroppo, come noto, quella formazione ebbe vita breve, fino a giugno del 1956,
quando un tragico incidente stroncò la vita di Clifford Brown e del giovane pianista
Richie Powell. Land restò in California entrando dapprima nell'ottimo quintetto
del contrabbassista Curtis Counce, che stava mettendo a punto una interessante terza
via tra le asprezze del nuovo hard bop newyorkese e l'eleganza raffinata del cool
jazz. Successivamente il sassofonista iniziò una promettente carriera solista sfornando
da subito due album eccellenti per la Contemporary Records: "In The Land of Jazz"
del 1958, e a seguire il presente "The Fox" del 1959.
Ci troviamo di fronte ad un quintetto hard bop nella più canonica accezione del
termine, laddove swing, perizia tecnica, potenza espressiva si collocano a pari
livello con le più classiche performance dei Jazz Messengers o del Quintetto di
Horace Silver che, proprio in quegli anni, hanno forgiato uno stile che resta un
marchio di fabbrica. Land, che rimane uno dei sassofonisti di riferimento di quel
periodo, ha un suono scuro, secco, potente ma mai torrenziale, a metà strada tra
la perentorietà di un Dexter Gordon ed il lancinante "legato" di
John Coltrane;
quest'ultimo ammetterà la reciproca influenza intercorsa tra il proprio stile e
quello autonomamente messo a punto dal più giovane collega.
Il brano di apertura che dà il titolo all'album è la classica "chase" su tempo
veloce che mostra subito il livello dei protagonisti in gioco, tutti nomi non troppo
famosi, ma dalle capacità tecniche indiscutibili, come quelle del misconosciuto
trombettista Dupree Bolton. Fa eccezione il rinomato ed eccellente pianista Helmo
Hope, vero co-leader del gruppo, che coniuga il fuoco di un
Bud Powell
con il tocco magistrale di John Lewis, firmando tra l'altro ben quattro dei sei
brani originali. Nei tempi medi e nelle ballads si può apprezzare la rifinitura
dell'insieme e la chiarezza degli arrangiamenti.
L'atmosfera complessiva ed il livello generale non calano nel successivo "Take
Aim", un album "sfortunato" - inciso sempre a Los Angeles l'anno successivo
e prodotto da Leonard Feather - ma rimasto nei cassetti e pubblicato solo nove anni
più tardi dalla Blue Note.
Harold Land proseguirà una lunga carriera restando fedele al suo stile, collaborando
ad alto livello con molti musicisti ed in particolare in un ottimo quintetto con
il vibrafonista Bobby Hutcherson, senza però lasciare ulteriori pietre miliari a
suo nome. Attendiamo dunque fiduciosi la ristampa di "In The Land of Jazz",
l'altro gioiello che manca ormai all'appello da anni, per poter rivalutare appieno
uno dei protagonisti della storia del sax tenore.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 12/02/2012
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