Ben Ratliff
Come si Ascolta il Jazz
Minimum Fax - 2010 Pagine 242 – euro 16,00
Non sempre ci si imbatte in un libro che parla di musica, jazz in particolare, non
ovvio, scontato. La copertina potrebbe trarre in inganno, visto che il sottotitolo
ammicca a delle conversazioni con una serie di jazzisti d'oltreoceano. Però, ci
sono conversazioni e conversazioni: quelle banali, che trattano argomenti, più o
meno personali, del musicista di turno, ed altre che sorprendono per un approccio
fuori dagli schemi. Ben Ratliff, eccellente critico musicale del New York Times
dal 1996 (quindi, non di primo pelo), ha scelto
la seconda via. Anzi, un percorso piuttosto impervio, che solo un ottimo conoscitore
del jazz (non solo della storia, ma delle strutture musicali) poteva condurre.
Ha incontrato nel corso di quattro/cinque anni alcuni jazzisti di prima e seconda
generazione, per spingerli ad una guida all'ascolto di brani musicali dagli stessi
preventivamente selezionati. Quindi, armato di pazienza e di riproduttore sonoro,
si è recato door to door per sottoporre le musiche scelte e chiacchierare
con ognuno di loro sulla struttura, sulla storia, sull'interpretazione dei brani
prescelti. E, quindi,
Wayne Shorter,
Pat Metheny,
Sonny Rollins,
Maria Schneider, Hank Jones, Joshua Redman, Paul Motian,
Roy Haynes – giusto per citarne una manciata – parlano, a modo loro, del
jazz. Meglio: dicono a voce alta cosa pensano di ogni singolo brano ascoltato. Ratliff
ha una ulteriore abilità, ben messa in mostra dall'ottima traduzione di Marco Bertoli,
quella di riuscire a conversare con il lettore come se lo avesse al suo fianco,
amichevolmente. Due amici che si accingono ad andare a trovare il musicista di turno
e, incidenter tantum, l'uno spiega all'altro chi incontrerà. Non v'è prosopopea
e ridondanza: Ratliff riesce a creare quella sana scarica di adrenalina d'attesa
e a porgere il tutto come se ai vari appuntamenti il lettore sia presente. Dalla
descrizione delle rispettive case, agli abiti indossati, alla mimica facciale, finanche
alle posture, leggendo ben chiaramente il linguaggio del corpo. Manco a dirlo, tutte
le interviste sono particolarmente interessanti e spingono ad ascoltare – o riascoltare
– le musiche scelte. Ottima anche l'appendice che indica, per ogni singolo musicista
coinvolto, una guida all'ascolto dei suoi più significativi lavori discografici.
Non vi sono foto, e questo è un valore aggiunto all'opera. Senz'altro da leggere,
anche per chi fosse in animo di mettersi a scrivere un libro.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 4.812 volte
Data pubblicazione: 11/09/2011
|
|