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Funkafé
Funkafé



Disco autoprodotto
http://www.myspace.com/thefunkafe

1. Mèanèmèmèvo
2. Jahjeny Strat
3. P.S.B
4. Ciassa Brin
5. Er Troncadòne
6. Funk'e'tony
7. Phainà
8. Calibro 19100

Alessandro Artino - drums
Andrea Guano - trumpet
Antonio Esposito - guitars
Damiano Marian - alto saxophone
Diego Piscitelli - bass
Massimo Artino - rhodes & hammond
Andrea Gastaldon - guest tenor saxophone
Danilo Manganelli - voice & text writer (feat. er troncadòn)
Davide Notarantonio - actor narrator


Il primo lavoro discografico dei Funkafé, registrato in presa diretta e in produzione propria, è una prova di pregevole fattura, costruita su un dialogo costante ed efficace tra i musicisti. Due i temi che vengono a fondersi, facendo da filo conduttore all'interplay: la comune origine spezzina, con le sue storie e le sue influenze culturali, e l'amore assoluto e spassionato per il funk; un funk d'insieme, estemporaneo, atavico nell'idea strutturale ma imprevedibile, in virtù di un maggior uso dell'improvvisato rispetto allo scritto(per il 75% del disco, come ci avvertono in maniera divertita gli stessi Funkafé tra le note di copertina).

Le coinvolgenti dinamiche che prendono vita sono contaminate anche da altre influenze, ricordi sedimentati nella cultura musicale degli strumentisti che vengono fuori con percezioni sonore talora stranianti e sempre diverse ed inattese: a volte il soul, a volte la black music, ma non solo. Esemplare in tal senso è il brano "Er Troncadone", dedicato alla storia del serial killer Cesare Serviatti condannato a morte nel 1933, più difficile da collocare in un'ipotetica necessità di individuazione del genere, per la sua particolarissima forma estetica di puro funky, sulla base del quale si modellano visionarie sfaccettature afro e rap.

Le otto tracce originali del disco esprimono sonorità sempre vivaci, quasi ballabili, ritmi sghembi e intensi ed un mood inflessibile e non di rado "onirico"che scorre lucido tra il caldo groove del Rhodes e le esecuzioni pulite e avvincenti dei bravi fiatasti, sostenuto da una ritmica dinamica e grintosa.

Esecuzioni raffinate e accattivanti vengono a realizzarsi in "P.S.B.", fra soluzioni armoniche e coinvolgenti quinte di non facile scrittura, e soprattutto nei respiri mainstream di "Calibro 19100", con le sue sonorità introspettive, quasi psichedeliche. Momenti come "Ciassa brin" e "Funk'e'tony" sono tra i più suggestivi e convincenti dell'album: un momentaneo deliquio definito da tenui e discontinui colori ornamentali di Rhodes, chitarra e fiati, pensati su un background ritmico morbido ed evanescente, ripetuto con insistenza in un aplomb verticale da trance music elettronica, dark, visionaria e acida, per la quale vengono alla mente echi sotterranei evocati dal Synth Pop, dal Rock Psichedelico e dalla Kosmische Musik.

I Funkafé, alla prima produzione discografica, rileggono con bravura il sound del funky più primordiale dove Rhodes ed Hammond si riscoprivano in una nuova formalità esecutiva all'interno di un contesto ritmico più vivace ed omogeneo rispetto alle precedenti influenze jazzistiche. Il maggiore spazio dedicato all'improvvisazione,le sonorità originali e l'attenzione al tempo sincopato rendono però questa musica autentica, un genere piacevole e dinamico che la band piace definire "old funk jazz".

Fabrizio Ciccarelli e Andrea Valiante per Jazzitalia













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Data pubblicazione: 23/10/2010

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