di Claudio Lombardi
Chi pensa che il jazz latino sia la semplice addizione di frasi jazz e ritmiche latine sottovaluta ciò che in origine fu un elemento determinante per la nascita e lo sviluppo del jazz stesso, la cosiddetta "tinta spagnola", quella varietà infinita di influenze musicali importate da Cuba e dalle isole limitrofe.
L'arcipelago delle Antille è stato per secoli il luogo d'incontro, forzato, tra le culture africane e la tradizione spagnola. La rumba, manifestazione tipica della musica e della danza cubana, nasce proprio dalla fusione della poliritmia del continente nero con la melodia iberica, essa stessa ricca di contaminazioni arabe e gitane. Un'osmosi feconda, simile a quella che sarebbe avvenuta centinaia di anni più tardi nel jazz e che ne avrebbe influenzato l'evoluzione con risultati talvolta prodigiosi (significativa è la produzione lasciata da
Mario Bauza).
Tra i maggiori interpreti in Campania della "variante" latina del jazz continua ad imporsi il corpulento e vivace
Peppe Sannino, che abbiamo avuto modo di ascoltare lo scorso 3 marzo al Timbuctù di San Leucio.
Con Sannino le percussioni abbandonano il fondo impressionista, nel quale spesso sono relegati gli strumenti della sezione ritmica. I timbales, in particolare, emergono prepotentemente dalle retrovie, diventando protagonisti della scena. Il rais di Cercola (Napoli), che ha suonato in piedi come il grande Tito Puente, è riuscito a tradurre la maggiore libertà di movimento in maggiore libertà di espressione. Agitando le bacchette ha generato un vortice ritmico e melodico, in cui le sfumature latineggianti del jazz, la solarità delle armonie caraibiche e l'atmosfera scura e dannata di una certa musica afroamericana si sono amalgamate in una miscela esplosiva che ha scosso i sensi più assopiti del pubblico.
Davvero notevole la sintonia mostrata con i suoi musicisti, i "latin soul brothers" (Armanda Desideri
al piano, uno straordinario Rino Borriello al sax, Antonio Talamo
alle congas e Sergio Fusaro al contrabbasso), ottimi compagni di viaggio dalle spiccate doti da solisti.
Claudio Lombardi per Jazzitalia