Aperitivo in Concerto 2003/2004
16 novembre 2003
The Mingus Orchestra. Il suono diverso del jazz: Tonight At Noon
di
Paolo Treffiletti
Sue Mingus ideazione e direzione
Kenny Rampton tromba
Frank "Ku-umba" Lacy trombone e voce
Wayne Escoffery sax tenore
Craig Handy sax alto e flauto
Douglas Yates clarinetto basso
Michael Rabinowitz fagotto
Bobby Routch corno francese
David Gilmore chitarra
Kenny Drew jr. pianoforte
Boris Kozlov contrabbasso
Donald Edwards batteria
Dedicato a Charles Mingus. E' questo il senso del concerto presentato la scorsa domenica al milanese teatro Manzoni nella rassegna "Aperitivo in Concerto": un viaggio nell'affascinante universo musicale del celebre contrabbassista e compositore. Già perché la musica di Mingus è forse una delle più inusuali nel jazz, strettamente legata alla personalità stessa dell'autore, piena di sfaccettature, di richiami strettamente personali, eppure così universale proprio per la schiettezza e l'immediatezza con cui si lascia ascoltare.
Ed è così che si apre il concerto con
Sue Mingus, la sua ultima moglie, a spiegare il senso di una formazione che già dal nome "The Mingus Orchestra" cerca di richiamarsi allo spirito della musica mingusiana, per non travisarne il significato. Così sul palco entrano i musicisti, capeggiati dal trombonista
Frank "Ku-umba" Lacy nella veste di "predicatore": recitando un inno scelto a caso da un testo sacro, i musicisti si dispongono ai propri posti, per iniziare ad uno ad uno, in un continuo crescendo, a suonare quella che è una delle più significative pagine mingusiane " Haitian Fight Song" scritto per ricordare la rivoluzione di Haiti che ha portato al primo governo nero della storia moderna.
In una atmosfera tra il blues ed il gospel il brano ha inizio con i musicisti che si scambiano i ruoli e si cercano all'interno della struttura del brano. Qui prende anche il primo assolo
Michael Rabinowitz con il suo fagotto, strumento non certo usale nel jazz (tuttavia già usato anche in un non recente passato) con una voce tonda e scura che bene si adatta alle atmosfere mingusiane.
Si passa poi a "The Chill Of Death" (scritta nel
1939
a soli 17 anni!), in cui emerge, per l'appunto, il gusto di Migus per i suoni gravi e per le atmosfere vagamente spagnoleggianti: il gruppo ben riesce ad esprimersi grazie ad un sapiente uso delle dinamiche ed a una valorizzazione dei singoli strumenti che si intrecciano a formare un ricco tessuto sonoro.
Il terzo brano presentato "Invisibile Lady" ha visto ancora una volta
Lacy in veste di cantante ed un ottima interpretazione del brano da parte di
Bobby Routch al corno francese (altro strumento poco usato nel jazz ed anch'esso con sonorità scura). A questa serie di brani, anche se particolari per forma e struttura,
ma pur sempre tradizionali dal punto di vista esecutivo, con l'esposizione del tema, gli assoli, e la ripresa del tema iniziali, è succeduta la "suite" "Todo Modo" quasi interamente scritta e quindi vincolante per gli esecutori: eppure, e qui sta la genialità di un compositore jazz come Mingus, gli esecutori riescono ad esprimersi giocando sulle dinamiche e sulle parti a due strumenti antitetici (come il flauto ed il fagotto, il sax soprano ed il trombone…).
"Tonight at Noon" ha rappresentato invece lo spirito più free del jazz, in cui agli assoli, tra cui ha spiccato quello del chitarrista
David Gilmore, seguivano delle parti strettamente atonali e poliritmiche. Nella ballad "Sweet
Sucker Dance", che Mingus compose qualche tempo prima di morire, quando era già invalido e costretto sulla sedia a rotelle, dettandola al registratore si è fatto notare il brillante tenorsassofonista
Wayne Escoffery, capace di una espressività davvero notevole, grazie soprattutto all'attenzione particolare nel gestire le il suono duro ma caldo del suo tenore: puntando su pochi tecnicismi e pattern, ha saputo concentrarsi sul senso melodico delle sue frasi ricevendo così grandi applausi.
Il concerto si è concluso con il bis richiesto a gran voce dal molto pubblico presente in sala, nonostante una domenica mattina di pioggia: "My Jelly Roll Soul" è stato il brano scelto dai musicisti che si sono avventurati tra la platea (ad eccezione della ritmica, ovviamente), abbandonando il palco e suonando in mezzo al pubblico, ricordandosi che il jazz resta ancora entertainment di gran livello per chiunque sappia godere della vita.
Appuntamento a domenica prossima con "Diaspora Blues" e Sam Rivers.
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Data pubblicazione: 17/11/2003
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