Aperitivo in
Concerto 2003/2004
14 Dicembre 2003
Matt Munisteri & Brockmumford "It's Been
Swell" (ricordando gli anni Venti e Trenta)
di Paolo Treffiletti
Matt Munisteri
(chitarra e voce) Will Holshouser (fisarmonica e
piano) Jon-Erik Kellso (tromba e cornetta) Jenny Scheinman
(violino) Danton Boller (contrabbasso) Quincy Davis
(batteria)
Le origini non molto lontane della canzone popolare americana sono state
riproposte, seppur con una verve particolarmente moderna, da Matt Munisteri
al milanese
Teatro Manzoni. Un
tentativo ben riuscito di ripercorrere i primi trent'anni di storia sociologica
americana attraverso alcune song del tempo,
per farci prendere
coscienza della notevole rilevanza di una cultura (quella americana appunto) che,
con qualche punta di eurocentrismo, da questa parte dell'Atlantico viene quasi sempre
ignorata, se non addirittura disprezzata, ritenendola "inferiore". Al contrario
Matt Munisteri riporta alla luce una tradizione che trova tra i suoi più floridi
autori, personaggi del calibro di Hoagy Carmichael, Gorge e Ira Gershwin, Cole Porter
fino ad arrivare a Bob Dylan con grande garbo ed attenzione nel riproporre i temi
che hanno segnato la storia di un intero popolo.
Così tra swing e blues, tra folk-songs e canzonette alla Broadway si accenna
alla disperazione del crollo della borsa nel
1929, si accenna alla grande guerra, si
accenna all'imponente problema dei flussi migratori (sia africani che europei),
si accenna al sessantotto: in un insieme di elementi variegati e multiformi si
riesce quindi a scoprire l'identità di un popolo che ha saputo mutare più volte
la propria struttura sociale in base alle esigenze storiche del momento.
E sapientemente Matt Munisteri ha saputo cogliere questi elementi di trasformazione
presentando ben 17 brani, alcuni di propria composizioni, che sono stati ben accolti
dal pubblico. E non poteva essere altrimenti, viste le notevoli doti strumentali
del chitarrista (di origini italiane) che è riuscito a ben figurare anche in veste
di cantante. Accompagnato da un gruppo tra cui spiccavano i solisti Will Holshouser
alla fisarmonica e Jenny Scheniman al violino (ma lo stesso Jon-Erik Kellso
alla
tromba si è fatto notare con alcuni assoli convincenti, ed anche la ritmica è stata
sempre puntuale) per quasi due ore ha intrattenuto gli spettatori portandoli all'interno
del mondo americano, e con sapiente ironia (quella tipica dell'entertainment spesso
disprezzato e frutto di equivoci anche grossolani, come capita all'arte dell'Armstrong
post Hot-Five/Seven per tacere di veri e propri artisti dimenticati come Cab Calloway)
ha saputo leggere nelle pieghe dell'animo umano per svelare ciò che si cela dietro
le apparenze.
Un viaggio in una cultura che si tende a banalizzare solo perché non si
riesce a capire: un concerto "difficile" da questo punto di vista, proprio perché
non cercava di venire incontro al pubblico ma di portare il pubblico verso la comprensione
di un "altro" così vicino eppure così distante.
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Data pubblicazione: 16/12/2003
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