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Note di Notte 2007
Giovanni Sollima e Monika Leskovar
5 agosto 2007 - Modica
di Giuseppe Mavilla
foto di Sergio Bonuomo


Provate a pensare ad un musicista estroso e funambolo che naviga dall'alto della sua classe tra un genere e l'altro, senza remore ne limiti e distinguo, alla continua ricerca di un'apoteosi musicale che gli consenta di esprimere tutto ciò che fermenta nella sua mente artistica. Se ci avete provato e ci siete riusciti allora avete perfettamente delineato la figura di Giovanni Sollima del quale potete leggere l'intervista realizzata poco più di un anno fa a Modica, dopo un concerto per cello solo per capire la filosofia e la contemporaneità di questo musicista.



Giovanni Sollima è un artista che non perde occasione e stimoli per arricchirsi e arricchire così anche chi lo va ad ascoltare dal vivo, un musicista in perenne metamorfosi ed in costante dialettica con le espressioni musicali con cui entra in contatto, sempre pronto ad inventarsi qualcosa di nuovo focalizzando un frammento o una partitura a cui ispirarsi per poi rielaborarla a suo modo dando così vita a un nuovo progetto. Ed in terra iblea è tornato proprio con un nuovo progetto "L'interpretazione dei sogni / Isole" contribuendo ad innalzare la qualità già di per se alta dell'edizione 2007 del Festival "Note di Notte". A Villa Criscione, splendida cornice, ormai location usuale e consolidata per gli eventi del festival, domenica 5 agosto Giovanni Sollima è tornato in compagnia di una violoncellista croata di appena venticinque anni, Monika Leskovar, totalmente inebriata dalla maestosità artistica del musicista palermitano, ma rivelatasi elemento essenziale per la realizzazione del progetto. Sulla scena Sollima giunge già esuberante e impaziente di esprimere la sua arte, il concerto si apre con il primo dei cinque movimenti della Suite in re minore di Marin Marais del 1682, siamo in ambiti musicali barocchi, c'è molta melodia, le note delle due viole si intrecciano fra loro, i due musicisti mostrano una invidiabile sintonia.

L'atmosfera che riescono a creare durante l'esecuzione della suite è ammaliante, sembra accarezzare il pubblico presente ma siamo solo all'inizio. La scaletta della serata, come precisa lo stesso Sollima alla fine dell'esecuzione del primo movimento è stata stilata poco prima ed ispirandosi al luogo. E' molto ricca e il musicista ha dovizia di particolari per i suoi spettatori, spiega di seguito che il blocco centrale della serata è come dice lui:-un progetto galleggiante che perde o acquista pezzi ogni volta che lo affronto. Di questo progetto dice ancora Sollima verranno eseguiti alternativamente brani con i soli strumenti acustici (i due violoncelli) mentre in altri verrà utilizzato il D-touch. Ed eccolo quindi proseguire il concerto operando manualmente su questo strumento e rendendo nel contempo partecipe il pubblico grazie all'utilizzo di un videoproiettore e di uno schermo posizionato sul palcoscenico. Su una sorta di doppio pentagramma lui muove degli oggetti di legno, ognuno dei quali ha codificato una funzione relativa a degli strumenti musicali, che grazie ad una webcam che ne registra i movimenti, vengono inviati ad un pc. Un software elabora tali movimenti cosicché Sollima registra porzioni musicali e vocali che poi scompone, ricompone e modifica variandone frequenze tonali e temporali e alle quali sovrappone o affianca le esecuzioni reali con il suo strumento. Ed ecco uno dopo l'altro i brani annunciati: Virginia Wolf, D-Touch dream interlude I, II e III, Mother nature's son (nato da un frammento di un brano dei Beatles), Natural songbook n.2, I hide myself con un testo di Emily Dicknson, Calamity Jane, dedicato al mitico personaggio femminile del Far West, I saw her standing there, rivisitazione della traccia n.1 del primo album ufficiale dei quattro baronetti di Liverpool, "Please Please Me", e ancora Du bist wie eine blume di Robert e Clara Schumann e l'autografata, Terra aria, in conclusione. Il tutto per una cascata di suoni variegati, struggenti, violenti, striduli, spigolosi insieme.

Giovanni Sollima continua ad affascinare e sorprendere prima la sua compagna di scena che lo segue attenta quando si lancia da solo nelle sue paraboliche sortite musicali ma che è pronta ad affiancarlo con altrettanto pathos quando invece sono entrambi ad incantare i presenti abbagliati da così tanta magnificenza artistica da parte di un musicista che si dona alla musica in stretto rapporto con il suo strumento che subisce e accoglie tutta la sua forza artistica.

La parte conclusiva del programma lo rivela esausto ma felice di essere stato parte di un gioco meraviglioso attraverso il quale ha rilevato le sue sensazioni le sue emozioni e i suoi sentimenti senza metafore e senza orpelli ma in un totale abbandono all'arte delle sette note. Gli applausi del pubblico lo richiamano in scena e lui torna insieme alla Leskovar ed è a questo punto che si inventa ancora qualcosa di magico, ovvero un brano suonato con un solo violoncello, l'altro è ormai inutilizzabile, due archetti e due musicisti l'uno attaccato all'altra in un momento forse imprevedibile e irripetibile per la sua sensualità. E' l'apoteosi musicale che conclude un concerto che ci ha rivelato una volta di più come in Giovanni Sollima convivano diverse anime musicali: la classica, per la natura della sua formazione musicale; la contemporanea, alimentata dal suo estro e dalla sua capacità di attenzione verso ogni espressione musicale di tale natura; e il jazz, nel suo aspetto più essenziale: l'improvvisazione, terreno fertile e ideale per il suo illimitato pensiero. Il suo è un linguaggio musicale indefinibile, ma non potrebbe essere altrimenti per un musicista unico nel panorama musicale internazionale.





















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Data pubblicazione: 02/11/2007

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