San Severo Winter Jazz Festival Massimo Carafa Trio "You Gotta Move" (Il Giro del Blues in 80 Minuti) San Severo, 15 febbraio 2019
di Alceste Ayroldi
foto di Antonio Tarantino
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C'è chi si prende la briga di fare carte false per trascinare
in avanti la musica e chi, invece, si è accorto che il futuro è nel passato. Quello
recente: certo, sconosciuto ai giovani, ma ben noto a chi ha vissuto l'epoca delle
rivoluzioni degli anni Sessanta e Settanta. Così, venerdì 15 febbraio, arriva in
punta di piedi il polistrumentista sanseverese Massimo Carafa, giunto alla
"corte" degli Amici del Jazz di San Severo, sempre capitanati dall'intrepido
e lungimirante Antonio Tarantino, che riesce a stupire con cartelloni di
vaglia e per palati raffinati, mercé le abilità organizzative di Paola Marino.
Dopo il jazz targato Polonia del chitarrista Przemyslaw Straczek
e, ancor prima, l'hard bop di Joel Frahm che fa il paio con quello del trombettista
Gregory Rivkin; palinsesto ben bilanciato con anche la presenza dei giovani
leoni del Jazz It Up Quartet, giunge nella nuova e accogliente sede – temporanea
– del sodalizio sanseverese, un trio che promette di far fare un giro del blues
in ottanta minuti.
Con il leader Massimo Carafa
sono sul palco due promesse della musica: il grintoso e scintillante chitarrista
Michele "Hispio" Frasca, con al seguito le pastose corde del contrabbasso
di Marco Amarelli.
Carafa si alterna tra chitarra e rullante, oltre che intonare
con la sua voce ruvida e genuina i brani che si snodano per tutto il percorso. Sgomberiamo
subito il campo da ogni dubbio: qui non ci sono cover, ma brani che appartengono
alla storia della musica con indosso abiti freschi e puliti. Già il panno di velluto
fa il suo lavoro nello spolverare il traditional "You Gotta Move", che s'agita
nelle corde vocali di Carafa e nello svisare della chitarra di Frasca perfetto artefice
delle declinazioni blues. Di lì in poi è tutto in discesa – in salita – visto che
il leader si fa carico dell'onere di rivisitare "Come Together" ammantandola
in modo perfetto di jazz, grazie anche al passo deciso e di grana grossa del contrabbasso
guidato da Amarelli. Colpisce nel segno anche la versione acustica-cameristica di
"Proud Mary" dei Creedence Clearwater Revival, che fa coppia per la filologica
ricostruzione con "Back In Ussr", scintillante e rinvigorita nei suoi passaggi
più hard. Massimo Carafa è stato anche un eccellente vibrafonista e tale esperienza
passata si riascolta nel suo modo di primeggiare con il rullante, ma anche nel colpo
di mano sulla chitarra, che odora di blues a ogni singolo passaggio. La sua voce
regge bene la scena e il colto pubblico di San Severo ne riconosce la valenza seguendo,
passo per passo, una scaletta fatta di brani che giocano con il passato, tenendo
a mente che il trio non è una cover band, ma una terna di musicisti di pregio e
pronti a un decollo verso un radioso futuro.