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Barletta Jazz Festival
Jeremy Pelt Quintet
Barletta, 19 luglio 2012
di Vincenzo Rizzo

Jeremy Pelt - tromba
Roxy Cross - sax tenore
David Bryant - piano
Dwayne Burno - bass
Gerald Cleyer - drums

Jazz di altissimo livello a Barletta nell'ambito della rassegna "Barletta Jazz Festival" che, giunta al decimo anno, rappresenta un appuntamento sempre molto atteso, visto il gran numero di "roboanti" nomi ospitati nel corso degli anni (tra i quali spiccano Kurt Rosenwinkel, John Scofield, Chris Potter, Joe Zawinul, Brad Mehldau, Lee Konitz, Roy Hargrove Quintet, Peter Bernstein e Dave Holland).



Stasera, sulla terrazza dell'Ipanema Club che guarda il mare Adriatico e ne cattura tutti i profumi, è di scena il Jeremy Pelt Quintet, il gruppo di un trombettista afro americano, Pelt appunto, dotato di una superba tecnica strumentistica, ispirato in particolare da Freddie Hubbard e Lee Morgan, che per cinque anni ha vinto la classifica del Down Beat come nuovo talento della tromba jazz ed è quindi considerato non a torto uno dei migliori trombettisti in circolazione a New York. Nato in California e trasferitosi nella "Grande Mela" subito dopo la laurea conseguita a Boston, il giovane Pelt, fattosi subito apprezzare per la sua raffinata tecnica sullo strumento, ha collaborato con artisti del calibro di Jimmy Heath, Frank Wess e Ravi Coltrane, ha fatto parte della Mingus Big Band (strepitoso gruppo creato da Sue Mingus dopo la morte dell'amato Charlie per magnificarne la grandezza) ed inciso con il grande Wayne Shorter. Nel corso degli anni, nonostante la giovane età, ha pubblicato ben sette CD's.

A Barletta Pelt è accompagnato da quattro magnifici musicisti: David Bryant al pianoforte, Dwayne Burno al contrabbasso, Gerald Cleaver alla Batteria (che fanno normalmente parte del quintetto "base" che accompagna il trombettista) e la bella Roxy Cross al sassofono. Quest'ultima, in verità, sostituisce il sassofonista "storico" che accompagna Pelt sia nelle tournee che in sala di incisione, l'eclettico e dotatissimo J.D. Allen: compito alquanto arduo, quindi, per l'affascinante sassofonista di Seattle.

Il primo brano è un velocissimo blues il cui tema viene scandito all'unisono dai due fiati che serve a scaldare immediatamente l'atmosfera e a coinvolgere il numeroso pubblico accorso all'Ipanema. Parte quindi l'assolo di Pelt, spedito "a cento all'ora" col fraseggio della tromba a centrifugare dinamiche come una turbina, uno sbattimento festoso d'illuminazioni così rapide da spingere l'improvvisazione sull'orlo del free per poi rientrare prontamente nell'ambito dell'hard bop. E' la volta quindi dell'assolo del talentuoso David Bryant, pianista dotato di una "calligrafia" molto forbita, con radici profonde nella tradizione che conosce a menadito e della quale capitalizza i fondamentali a partire dal linguaggio del bop e del mainstream. Ultimo il solo di Roxy Coss, sassofonista dotata di magnifica tecnica, di un suono pastoso e a volte anche graffiante ma, onestamente, un po' algida se paragonata ai quattro afroamericani che la affiancano.

Il concerto continua con il pubblico completamente coinvolto dalle atmosfere abilmente messe in campo dal quintetto e raggiunge la sua apoteosi in una splendida ballad "We'll be together again" nella quale Jeremy Pelt riesce ad esprimere veramente tutto se stesso. Fondamentale nella musica proposta stasera da Pelt la presenza di Dwayne Burno che, con la propulsione del suo contrabbasso è il vero perno sul quale ruota il gruppo. Prende anche la ribalta quando l'occasione lo consente, ma suona sempre in continuo supporto, magistralmente coadiuvato nella sezione ritmica da Gerald Cleaver alla batteria.

Pelt è certamente ancora maturato, la sua lettura del jazz è sempre basata su di un senso dello swing che è centrale in tutte le sue esecuzioni, anche quelle apparentemente più lievi ma ora il senso ritmico e il groove si fanno sentire e prendono il sopravvento, in generale, sulla pura ricerca melodica per cui i brani diventano spesso trascinanti e coinvolgenti.

Ultimo brano eseguito dal quintetto "Milo Hayward", un trascinante blues scritto da Pelt e contenuto nel CD "Men of Honor"che egli ama eseguire in tutti i concerti. La serata si conclude con il consueto e richiestissimo bis eseguito però dal solo quartetto, senza la presenza di Roxy Cross, nel quale Pelt, alla fine del brano, abbandona il palco raccogliendo il meritato applauso del pubblico e lasciando il trio che, dopo un bell'assolo del pianista conclude il brano.

A Barletta davvero una bellissima serata di jazz.







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Data pubblicazione: 16/09/2012

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