Jazzitalia - Io C'ero: Chiara Civello in concerto per 'Note di Notte'
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Chiara Civello in concerto per "Note di Notte"
24 settembre 2007, Cinema Aurora - Modica
di Giuseppe Mavilla
foto di Sergio Bonuomo


Per chi fa musica di un certo tipo e per chi suona il jazz vivere a New York è un obbiettivo, un fine, un punto di arrivo ma anche una scelta, un voler respirare, i profumi di quella città, punto di incontro cruciale di mille e mille espressioni culturali e musicali insieme. E ancora, arrivare a metabolizzarli inebriandosi di soddisfazione e sventolando con fierezza e orgoglio la propria esperienza di musicista in terra americana. E' ciò che ci ha raccontato e di cui ci ha reso partecipi Chiara Civello, in concerto lunedì 24 settembre al Cinema Aurora di Modica per l'ultima data, veramente l'ultima, dell'edizione 2007 del festival "Note di Notte". E non provo nemmeno per un attimo a biasimarla per quel pizzico di entusiasmo appena fuori le righe che evidenzia quando racconta qualche breve aneddoto del sua vita d'artista in quel di New York, quasi fosse una veterana di quel luogo. Il tutto è frutto di una grande eccitazione per l'esperienza che sta vivendo da sette anni, va detto comunque che ancor prima Chiara ha iniziato a studiare jazz a Roma e poi negli Stati Uniti ha frequentato la Berklee College of Music di Boston da dove si è congedata con una borsa di studio nel 1998. Ma l'entusiasmo è dovuto anche ai risultati ottenuti qualche anno fa: il contratto con la Verve e il conseguente album "Last Quater Moon" prodotto da Russ Titelman ai quali si aggiungono i consensi che sta ottenendo in questi giorni insieme a quattro musicisti incontrati nei club newyorkesi: un pianista e fisarmonicista dal cognome calabrese, Pete Rende, un batterista del North Carolina, Tony Mason, un percussionista e vibrafonista giapponese Yusuke Yamamoto e un contrabbassista neozelandese, Richard Hammond, e con loro è arrivata anche a Modica. Un bel colpo per i tipi di The entertainer, artefici di quello che è ormai un festival tra i più prestigiosi del Sud Italia per le scelte di qualità e di varietà di cui è costellato il cartellone di "Note di Notte". Va dato pieno merito a loro per essere riusciti ad intercettarla per la seconda volta, appena arrivata in Italia per una manciata di date, anche questa volta in occasione dell'uscita di un suo nuovo album, ed essere riusciti a riportarla in questa città alla quale lei è sicuramente legata, e non poco, perché è qui a Modica che è nato il padre ed è qui che lei ha sempre trascorso le sue vacanze estive.



Sulla scena del piccolo cinema Aurora è stata accolta dagli applausi affettuosi di un pubblico orgoglioso del suo successo, perché in cuor suo la sente un po' modicana e lei ha dato ampio spazio alle composizioni del suo nuovo album "The Space between" uscito solo da qualche giorno. La sua classe è simile a quella delle tante raffinate cantautrici degli anni ‘80-‘90, ma in lei c'è qualcosa di più che non è solo il suo grande amore per il Brasile e la Bossa nova, c'è una grande passione per il jazz, c'è una capacità di scrivere testi e musica, c'è soprattutto una voce dal timbro caldo che sa confondersi e giocare, quando vuole, con il suono degli strumenti del gruppo, c'è insomma un'artista che vive la scena in totale sintonia con la sua band. C'è sintonia anche con chi è lì ad ascoltarla perché riesce a trasmettere ai presenti le emozioni e le sensazioni che ha riversato nelle sue composizioni e lo fa con la sua interpretazione ma anche con il movimento del suo corpo lasciandosi andare al ritmo della musica. Per chi sta in platea è un gongolarsi tra una cascata di note attraverso raffinate e sinuose ballate come "Night", "Un passo dopo l'altro", "Isola" che alterna a brani più fluidi dal ritmo latino come "Without Him" o "If you ever think of me" e questi sono solo alcuni dei brani proposti.

Poi presenta una canzone che parla di un treno che attraversa tutta Manhattan e arriva fino a Brooklin ed è uno dei momenti più intensi della sua performance a Modica, un brano scandito da un ritmo frenetico che sembra emulare i rumori di una città metropolitana. E' un'interpretazione molto bella di Chiara che mi fa ricordare per un attimo la Joni Mitchell di uno splendido brano "Coyote" contenuto in un altrettanto splendido album quale è ancora oggi "Hejira" vertice assoluto della produzione discografica della cantautrice-musicista canadese trapiantata da sempre in California. E' evidente che nelle sue canzoni Chiara ha riversato anni di esperienze d'ascolto di quella musica che noi, di una generazione più indietro della sua, abbiamo avuto l'opportunità di apprezzare sul nascere e che oggi per molti giovani costituisce un riferimento, un qualcosa che non ha età visto l'elevato standard qualitativo. Questo elemento caratterizzante la sua musica unito alle sue due grandi passioni già citate ovvero il Brasile e il jazz le consentono di dare vita a delle composizioni varie che risentono a turno di queste molteplici influenze. Da ciò ne consegue una varietà e insieme una indefinibilità della sua musica che se da un lato la avvicina ad un vasto pubblico dall'altro non le delinea il linguaggio e non restituisce pieno merito alle sue capacità. L'ho rivista in scena due anni dopo il concerto dell'estate 2005, ancora qui a Modica e ancora nell'ambito di "Note di Notte" e mi è sembrata un'artista più matura, sicura di sé, che guida la band, dialoga con il pubblico, resta da sola sul palco accompagnandosi al pianoforte, giusto il tempo per eseguire due brani. Un'artista che riesce ad esprimere meglio se stessa, è quello che si evidenzia anche all'ascolto del suo recentissimo album la cui produzione è stata affidata, e immagino non a caso, a Steve Addabbo (che ha lavorato tra l'altro anche con Suzanne Vega) che di certo ha più badato all'essenza dell'artista, affinché fosse più visibile, senza caratterizzazioni partecipative esclusive che in molti casi sono utili soltanto a richiamare l'attenzione dei più oscurando il lavoro e il ruolo di chi è realmente protagonista principale.

Dall'esperienza di questo suo secondo album Chiara può avviarsi, se lo vorrà, verso una definizione più precisa del suo linguaggio, verso una migliore identificazione dello "spazio in mezzo" per usare la traduzione del titolo del suo nuovo album, sul quale lei si è ampiamente soffermata in varie dichiarazioni presentandolo alla stampa. Mi auguro per lei e per le sue ampie capacita e la singolare sensibilità che mostra di avere per la musica, che in questo ipotetico spazio lei possa trovare le condizioni ideali per esprimere tutta se stessa.










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Data pubblicazione: 11/01/2008

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