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Pierpaolo Manca Claudio Kettmeier Quartet
gruppo

photo by Romano BarniPIERPAOLO MANCA CHITARRA
Nasce a Cagliari nel 1960, a tredici anni inizia a suonare la chitarra da autodidatta avendo tra i suoi riferimenti musicali Jimi Hendrix, Eric Clapton e Stevie Wonder. A 20 anni prende lezioni private dal chitarrista Massimo Ferra che lo introduce al Jazz, ha così la possibilità di conoscere i musicisti che maggiormente lo influenzeranno: Jim Hall, Pat Metheny, Bill Evans, Bill Frisell. Intorno al 1985 inizia ad esibirsi per i circoli jazzistici del capoluogo sia in formazioni a proprio nome che come ospite. Nel 1987 consegue il diploma di teoria e solfeggio al conservatorio "G.Pierluigi da Palestrina" e nello stesso anno diviene membro con il chitarrista Paolo Alfonsi dei Midnight Mood. Durante gli anni '90 suona spesso in formazioni chitarra / voce e nel 1993 partecipa ad un festival che propone musica classica, popolare e jazz. Trasferitosi a Trento nel 1996 conosce il contrabbassista Claudio Kettmeier e collabora con il Trio del batterista Claudio Ischia. photo by Tamanini GiulianoNel 1999 si esibisce in alcuni concerti con il vibrafonista Saverio Tasca col quale incide un CD demo di brani originali. Negli anni successivi diviene membro delle Orchestre Laboratorio di Merano e Rovereto e dell'orchestra universitaria di Trento. Nel 2000 è ospite con il suo quartetto del festival Jazz internazionale di Torbole. Nel 2003 viene pubblicato un CD di sue composizioni intitolato "Chiaroscuro".

CLAUDIO KETTMEIER CONTRABBASSO
Claudio Kettmeier è nato a Trento, il suo primo strumento è stato il basso elettrico che ha iniziato a suonare con i gruppi rock locali per poi passare al contrabbasso e allo studio del jazz.
Ha successivamente frequentato il corso che il pianista e compositore Franco D'Andrea tiene stabilmente presso il conservatorio di Trento.
Ha suonato con i principali musicisti della regione e con Saverio Tasca, Bruno de Filippi, Rudi Migliardi, Soana e con l'orchestra itinerari jazz di Trento.
photo by Tatiana TrazziIl suo riferimento artistico principale è il trio di Bill Evans.

FIORENZO ZENI SAX
H
a iniziato a suonare all'età di 11 anni con il sax soprano, avvicinandosi al jazz a 15 attraverso una piccola band. Nel '90 si diploma, studiando privatamente,al conservatorio Monteverdi di Bolzano in teoria e solfeggio. Nel '91 collabora ad un seminario del batterista Paul Wertico con il quale suona in duo e poi in jam session con il polistrumentista James Morrison. Nel '93 fa parte dell'orchestra di Bruno Tommaso, con il quale suona dal vivo le musiche da lui composte per alcuni lungometraggi di Buster Keaton e di Fritz Lang. Sempre in Questi anni suona dal vivo con diversi musicisti quali: Paolo Fresu, Bruno de Filippi, Franco Cerri, Stefano Cerri, Claudio Angeleri, Vittorio Marinoni ed altri.

photo by Monica CondiniCARLO CANEVALI BATTERIA
H
a frequentato seminari tenuti da Lew Soloff, Harold Danko, Harvie Swartz, Henry Threadgill, e il laboratorio di alta specializzazione jazzistica di Siena con Stefano Battaglia. Ha collaborato con Kenny Wheeler, Stefano Battaglia, Franco D'Andrea, Rudi Migliardi, Irio De Paula, Sandro Gibellini, Ares Tavolazzi, James Thompson, Jay Rodriguez, Florian Brambock ed altri. E' titolare della cattedra di batteria presso il centro didattico Musicateatrodanza di Rovereto.

ARTICOLO PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO "L'ADIGE" DEL 7/11/2003 - VITTORIO ALBANI
TRENTO – Molti sanno che il jazz autoctono veleggia ormai da anni su strade di sicura qualità. È quasi logico, dunque, che - sia pure molto allungate nel tempo - le produzioni discografiche indigene afferenti al mondo afroamericano, colpiscano sempre e regolarmente per la loro cifra stilistica. È il caso di "Chiaroscuro", delicato quanto intelligente progetto da pochi giorni sul mercato per la gloriosa etichetta di Peppo Spagnoli "Splasc(h)", registrato nella quiete casalinga e firmato da un quartetto formato da Pierpaolo Manca (chitarra), Claudio Kettmeier (contrabbasso), Fiorenzo Zeni (sassofoni) e Carlo Canevali (batteria).
Nomi sicuramente conosciuti almeno in ambito locale, ai quali - specialmente dopo un lavoro come questo - va ancor più l´augurio di trovare altra fortuna anche al di fuori dei confini regionali. "Chiaroscuro" sta tutto nel suo titolo ed è straordinariamente adattabile ai giorni autunnali. Riflessiva, cadenzata e sicuramente godibile, la sua cadenza "cameristica" esalta i sapori introspettivi che contraddistinguono il lavoro del quartetto. L'architettura è quella solida della figurazione solo apparentemente "leggera" che è storicamente propria del jazz "liquido" di Jim Hall (uno specialista del suono intimista delle piccole formazioni), ma forse – in modo più moderno – quella di Pat Martino, forse più capace di far dialogare gli altri strumenti in organico allargato in modo pressoché esemplare. Il gioco di "Chiaroscuro" vive di trasparenze e riflessi, spesso in fuga leggera verso lidi ritmici che rientrano però velocemente entro i limiti del progetto, dando al tutto una forte personalità. Bop e tradizione ce ne sono, ma quello che piace e colpisce sono gli up-tempo appena accennati o gli altrettanto impercettibili accenti etnici e le verifiche generose dei momenti solistici di Fiorenzo Zeni, ancora una volta entro il cerchio della sua migliore luce espressiva. Invenzione e dialogo: fattori non da poco nella costruzione musicale e perno per ciò che poi, dal vivo, dovrebbe essere trasformato in quel celebre "interplay" che operazioni discografiche di questo genere, propongono su un piatto d´argento. E come poi giustamente scrive Davide Ielmini nelle esaurienti note di copertina, si lavora di leggerezza e di velata malinconia per cui «Chiaroscuro è un disco che non si accontenta di un semplice ascolto: meglio immaginarlo, assaggiarne una porzione alla volta e decidere poi, dopo la degustazione, se il nostro fantasticare è più o meno adatto a questa "operina" del tutto speciale, legata ai sogni e alle favole». Favole dannatamente urbane che riescono ad ammantare di luci soffuse un vivere il jazz che è sicuramente vero, mai evanescente o gratuito. Le otto composizioni sono tutte scritte da Pierpaolo Manca. Un punto in più: troppe volte ci si adagia alle tenere partiture della storia e, se in un disco così, manca la classica ballad firmata da Rodgers e Hart o la citazione di Mingus o (sarebbe ancora peggio) quella dedicata al solito "eroe" di passaggio e di moda (leggi Pat Metheny o altro), ciò è solo da apprezzare maggiormente.

"Chiaroscuro" – Pierpaolo Manca, Claudio Kettmeier Quartet - (Splasc(h) Records, CDH910.2 – 2003)

Per contatti e informazioni:
Pierpaolo Manca
email: mancapst@tiscali.it
 


Per conoscere i prossimi appuntamenti Live di Pierpaolo Manca Claudio Kettmeier

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Data pubblicazione: 13/11/2003





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