Comincia
lo studio del pianoforte a quattro anni e quello della composizione a tredici. Figlio
d'arte, nasce nel teatro e nella musica grazie alla collaborazione trentennale del
padre Virgilio con il M° Roberto De Simone.
Vince nel 2007 il "Premio Musica News",
Marwin "Smitty" Smith, Robert Fripp,
Trilok Gurtu, Kirk Lightsey,
Paolo Fresu,
Stefano
Bollani, Diane Schuur, Al Di Meola, John Arnold
sono alcuni dei vincitori delle scorse edizioni.
Collabora nel 2008 con lo scrittore Roberto
Saviano realizzando le musiche dell'audiolibro "Roberto Saviano Legge Gomorra",
edito da Arnoldo Mondadori Editore. Firma i suondtrack di varie campagne pubblicitarie
per D&G.
"Anime" (Just1 Records/Universo/Warner), suo primo cd da solista, comprende
i brani dell'audiolibro piu' altri inediti e alcune riletture dei REM, Bruce Springsteen,
Elliott Smith, Beck, Nick Drake e Alex Britti. Firma ed esegue maggior parte dei
brani del cd del fratello Pierluigi "Tempus Transit" (Emarcy/Universal) nel
2010. Sarà protagonista del film "Breaking
Rain" di Pierpaolo Zaino, esperimento sull'improvvisazione che ha coinvolto
Bologna Jazz e 4 case di produzione cinematografica, scelto tra oltre 200 pianisti
jazz italiani.
Collabora assiduamente con D&G firmando le musiche di molte campagne pubblicitarie.
Collabora inoltre con Enzo Gragnaniello, 99 posse,
Marco Zurzolo,
Antonio Onorato,
Alex Britti, Glauco Mauri, Michele Placido, Gigi Finizio,
Pietro Tonolo,
Rossana
Casale, Lincoln Goines, Andrei Gouche,
Alfredo Golino, Tollak,
Oitel Burbrige, Dominique Di Piazza,
Garrison
Fewell, Speaker CenZou, Eliot Zigmund, Alfredo
Paixao, Inti Illimani, Carl Anderson, Bobby Durham.
Trio Live:
http://www.youtube.com/watch?v=uK5MKeJwtt0
http://www.youtube.com/watch?v=mo3VobTzTv0&feature=related
D&G Suondtrack:
http://www.youtube.com/watch?v=TrDBnD1UpGI
http://www.youtube.com/watch?v=SxllSP0Hd5w
da Anime:
http://www.youtube.com/watch?v=Z6jd-WA913o
http://www.youtube.com/watch?v=QETdUj-RmZk
http://www.youtube.com/watch?v=7C7hw_AEXaE
Il premio di Consolazione:
http://www.universalmusic.it/jazz/news/newsdet.php?idn=4392
Prefazione di Roberto Saviano:
Francesco
Villani lo riconosci da come tocca. Come tocca le cose. I tasti del
piano e, attraverso di loro, timpani, sensazioni, respiro. Sembra che tutto Villani
siano le sue dita. Lui sa che tutto passa per le sue dita infatti ne è ossessionato,
le conserva dentro guanti di cuoio, non corre per non inciampare e pararsi con le
mani a terra, non va in bicicletta per non sbucciarsi le nocche in una eventuale
caduta, è terrorizzato da qualunque cosa possa aggredirgli le mani. Se potesse farlo
Villani smonterebbe le viti immaginarie dai polsi e staccherebbe le sue mani, riponendole
in custodie d'avorio per rimontarle e usarle solo per suonare. Il suo corpo è tutto
suo ma solo sino ai polsi. Le mani sono di un territorio altro. Di cui lui si sente
cittadino accolto, eletto e rispettoso. I coltelli e i muri gli ricordano la pericolosità
di rovinare qualcosa che non ha a che fare con lui, perché le sue mani sono ciò
che permette la musica, e verso la musica Villani ha un rapporto teologico. Sembra
dire quello che scriveva Averro è prima dell'inizio dei suoi trattati "ciò che ho
scritto di buono è venuto da Allah, gli errori sono miei". Ecco lui pensa che le
mani siano della musica, non sue, del resto del corpo può disporre lui. Delle dita,
delle nocche, del palmo, delle sacre falangi, ne dispone qualcosa che lui considera
superiore, infinitamente superiore. E' roba della musica. Villani è lì a frullare
jazz e blues a innescare sonorità barocche e frammenti pop. Il pianismo di Villani
smette di essere pianismo. E' qualcosa che ha a che fare con il piano ma dentro
c'è il rigore delle note scelte senza compiacere, intagliate lentamente e scritte,
studiate, riscritte, riviste, curate. Anime poteva uscire anni fa ma per
Francesco
Villani le sue opere non sono mai concluse. Come gocce che scorrono
sulle stalattiti lente, i suoi brani si compongono in ere geologiche.
Fortuna che la rabbia degli amici, dei pochissimi che fa entrare nella sua casa
dove vive come un monaco, schiavo del pianoforte, l'hanno costretto a chiudere.
A dire basta. A incidere e consegna- re il disco. A dare la possibilità di ascoltarlo
e non più solo live, nei locali, le poche volte che non litiga con i proprietari
dei locali dove suona. Le sue armonie ti sorprendono. Non te le aspetti. Anzi quando
tutto ti sta commuovendo esce con una trovata allegra, quasi da mazurka. Così come
in un'atmosfera danzante, da scherzetto, quasi brillante, ecco che ti spinge sul
perimetro dell'abisso. Chiudendo quasi con malinconia. Quando scelsi la musica di
Villani per fare da contraltare musicale alle parole per l'audiolibro Gomorra, mi
piaceva proprio l'ambiguità delle sue note, il fatto che non fosse mai chiaro cosa
Francesco
Villani ti stesse dicendo. E forse non voleva suggerirti nulla.
Voleva dare significato, sensazioni, voleva confonderti, mostrarti il contrario
di ciò che ti aspetti e a volte regalarti esattamente ciò che volevi dalla musica.
E' questo il suo maggior talento. Un talento chiaramente figlio della musica della
terra dov'è nato. Si riconoscono in Villani tutte le sfumature che arrivano da lontano,
dalla Napoli dei musicisti che resero nel 700 questa città una capitale della musica.
Villani è certamente assai più vicino al clavicembalo di Domenico Scarlatti che
a Keith
Jarrett e nelle sue note c'è Francesco Durante, e Pergolesi come numi
tutelari delle sue note, come nonni del suo codice genetico musicale, come firmamento
in cui cerca di navigare il suo spartito. Del resto Villani figlio di uno dei più
grandi attori del teatro napoletano Virgilio Villani, è stato allevato tra le sintassi
di Roberto De Simone. E sono suo padre e De Simone ad averlo allevato nel
classico, nella assoluta certezza che è partendo dalla tradizione che si giunge
alla vera innovazione. Villani è un artista napoletano con l'accidia classica dell'artista
partenopeo, polemico, bilioso, con stravaganze di simpatia incredibile.
Logorroico sino allo sfinimento, galante come vecchio nobiluomo del centro storico
partenopeo. Ma il suo talento senza pari sembra essere un dono venuto da lontano.
Manda a quel paese tutto, le accademie, i maestri, i locali che non pagano, odia
le classifiche piene di nomi che invidia. Ama, disprezza, e poi ama e disprezza
ancora. Si sfoga lì in cucina, dove è maestro superbo appena meno che nel piano.
Ma poi è lì al pianoforte che smette di essere immerso nell'arena degli odi, fastidi,
pressioni. E nella solitudine abissale traduce tutto nei contrappunti, nelle armonie,
in quei pezzi che sanno di jazz mediterraneo, di piano barocco, di musica pop e
la raucedine del fastidio quotidiano di una città in guerra diventa l'opera delle
note. Ascoltare questi brani di "Anime" significa spesso lasciarsi andare completamente,
senza paura e senza risparmiarsi. Consiglio un ascolto disteso, attento come se
si celebrasse un'omelia nelle proprie stanze. Chiudendo gli occhi, o fissando il
soffitto. Un ascolto certosino. Attento. Oppure il contrario, ascoltare i brani
di Anime sparandoseli nelle orecchie in auto, tra il traffico, mentre si è in ufficio
tra colleghi spie e urla dei capoufficio in ritardo sulle consegne. Così come una
terapia per salvarsi dentro di sé. E' estremo l'ascolto di Villani. O tutto o niente.
Proprio come lui.
Roberto Saviano
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Data ultima modifica: 27/09/2012
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