In
una carriera che ha preso il volo nel 1985 con
un immediato successo di pubblico e di critica, il virtuoso chitarrista Stanley
Jordan ha sempre mostrato una personalità camaleontica, anticonformista e fantasiosa.
Che si tratti di audaci reinvenzioni di capolavori del soul o esplorazioni dell'universo
pop-rock, così come di eclettiche sperimentazioni solistiche, Jordan riesce sempre
a lasciare la sua indelebile impronta su ogni sua interpretazione. Nel suo ultimo
lavoro pubblicato dall'etichetta Mack Avenue, intitolato "Friends", Jordan
ha deciso di creare un progetto collettivo in cui ha coinvolto appunto numerosi
amici che si sono alternati al suo fianco: i chitarristi Bucky Pizzarelli,
Mike Stern,
Russell Malone e Charlie Hunter; la violinista
Regina Carter;
i sassofonisti Kenny Garrett e Ronnie Laws, il trombettista Nicholas
Payton, i bassisti Christian McBride e Charnett Moffett, e il
batterista Kenwood Dennard. I risultati di questi molteplici interventi si
sono rivelati veramente eccezionali, l'album che è scaturito da queste sessioni
è animato da una varietà e da una ricchezza rara, anche per un artista poliedrico
come Stanley Jordan. Ad arricchire di mille sfumature questo disco contribuiscono
sicuramente i vari musicisti, che succedendosi uno dopo l'altro, imprimono in ogni
brano la propria personalità. Ma non è da meno la scelta coraggiosa dei brani che
spaziano da rivisitazioni di Bela Bartok fino al pop di Katy Perry, passando per
un inebriante blues originale e classici del jazz. Jordan suona anche il piano su
un paio di canzoni, rivisitando il suo primo strumento con nuova fiducia e meraviglia.
Cercare di descrivere adeguatamente ed in poche parole Stanley Jordan
è impresa impossibile o quantomeno parziale, comunque, possiamo dire che il chitarrista
americano è tra le figure più importanti ed originali della storia di questo strumento.
Egli rinnova e porta a massimi livelli una tecnica marginale, il "Touch" o "Tapping"
che gli permette un uso pianistico della chitarra.
Jordan non usa il plettro e non "pizzica", ma ora "percuote" ora "tira" le corde
fino a creare un sound in cui le linee melodiche, i contrappunti e le linee di basso
s'incrociano, danzano, come se fossero una, due, tre chitarre che suonano insieme.
Questa tecnica, in modo più o meno accentuato, la troviamo già nella storia della
chitarra (Jimmy Webster, Lenny Breau, etc) ma Jordan ne ha fatto il Suo stile e
l'ha portata alla più alta espressione finora raggiunta, mescolandola con una sensibilità
musicale, ironia ed un gusto per la melodia, che dopo anni oggi gli si riconosce,
dopo i primi tempi del "funambolismo tecnico" che gli diede fama mondiale. Dai suoi
inizi come musicista di strada a New York e Philadelphia, Jordan è stato attratto
da molti stili musicali, dal pop al jazz, alla musica classica, al blues.
Il mercato lo ha posizionato soprattutto nel mondo del jazz, ma cosa possiamo
dire di un artista in grado di mettere insieme, con grande intelligenza e musicalità,
blues e barocco italiano nella stessa frase?Dove posizionare un artistache nei suoi concerti è in grado di portare una linea di walking bass eaccordi jazzistici con una mano, su una chitarra, mentre con l'altra, su un'altra
chitarra, suona un tema rock con distorsione e feedback? Perché è il concerto live
dove Jordan dà prova di essere capace di catturare il pubblico da solo per oltre
2 ore di concerto e non con prove da circo fini a se stesse, come sarebbe possibile
pensare per chi legge anzi, ogni cosa è finalizzata alla musica.
Jordan è artista i cui album hanno venduto centinaia di migliaia di copie:
Magic Touch (1985) ad esempio, fu uno straordinario
successo (1° nelle classifiche jazz per 51 settimane, due Grammy Nominations, Disco
d'Oro in U.S.A e Giappone). È stato artista Elektra e Blue Note (Cornucopia/1990,
Stolen Moments/1991, Best of/1998,
Live in NewYork/1999)eAristaRecords(Bolero/1994).
La sua cover di "The Lady in my Life" di Michael Jackson, è ormai uno "standard"
del Contemporary Jazz.
"Magic" di Jordan lo si dice fin dall'85
quando, allora venticinquenne, ha pubblicato, addirittura per la Blue Note,
il disco Magic Touch presentandosi all'attenzione internazionale con una
tecnica nuova per suonare la chitarra. Fino ad allora si parlava di tapping,
o per i più virtuosi di double-tapping: ma di lì a poco fu inventato il termine
two-handed tapping, intendendo con questo il tapping fatto non più con due
dita, bensì con otto. Il chitarrista americano, ha quindisviluppato una
tecnica che lo rende unico al mondo ed ha tutti i titoli per occupare un posto d'onore
nel gotha dei musicisti viventi. Ai suoi spettacoli non si va solamente per ascoltare,
ma anche per guardare: intanto fa vibrare le corde con entrambe le mani. Poi la
vibrazione non parte solamente dalla cassa armonica, ma da una qualunque posizione
sul manico. Le mani sono assolutamente indipendenti e sembrano seguire strade ormai
completamente spianate: si inseguono lungo tutto il manico, si superano, si incontrano
e le note prodotte prendono forma, anche nelle rughe di espressione di Jordan. E
talvolta le accompagna pure con dei movimenti garbati ed armonici del corpo.
Il palco è occupato solamente da Stanley e dalla sua chitarra, o meglio sarebbe
dire dalle sue chitarre, dato che la particolare tecnica porta a pensare che di
strumenti non ce n'è solamente uno, ma almeno una coppia, e per di più, suonati
da persone diverse. Anche chi conosce perfettamente le sue composizioni fa fatica
a riconoscerle. Esse sono solo il frutto dell'estro creativo di un momento fissato
sui nastri dai registratori nelle sale d'incisione e solo quando, talvolta anche
dopo parecchi minuti dall'inizio dell'esecuzione, viene fuori il ritornello scatta
l'applauso del pubblico attento. Stanley Jordan è davvero bravo a tenere
in sospeso il suo pubblico ed in alcuni momenti si arriva perfino al parossismo,
per cui l'applauso non serve solamente a manifestare l'assenso dello spettatore,
ma acquisisce una funzione liberatoria, quasi catartica. In più, tanto per fugare
ogni poco probabile dubbio sulle sue capacità tecniche, suona il pianoforte contemporaneamente
alla chitarra, con un'alternanza delle mani da lasciare i presenti di stucco. Quasi
due ore di spettacolo non bastano di certo a saziare ogni aspettativa del pubblico
che rimarrebbe per ore ad ascoltare e vedere i mirabolanti virtuosismi del chitarrista.
Sul grado di soddisfazione però, basta vedere gli standing ovation finali, con applausi
per più di cinque minuti e l'interminabile fila per acquistare i cd con l'autografo
del genio Jordan.
Stanley Jordan Friends
Artisti
ospiti che hanno partecipato all'album: Regina Carter
- Violin
Kenwood Dennard - drums
Kenny Garrett - soprano sax
Charlie Hunter - chitarra
Ronnie Laws - soprano sax
Russell Malone - chitarra
Christian Mcbride - basso
Charnett Moffett - basso
Nicolas Payton - tromba
Bucky Pizzarelli - chitarra Mike Stern
- chitarra
Il significato diFRIENDS << Ho invitato alcuni dei miei artisti jazz preferiti a unirsi con me in studio,
il risultato è stato 4 giorni di gioia e di festa, catturati in quest'ora di registrazione.
Oltre ad essere musicisti di talento, altamente professionali, sono tutti grandi
persone che hanno portato una bellissima energia a questo progetto. Spero che siate
d'accordo con me se dico che lo spirito gioioso di quelle sessioni è passato alla
musica. Una delle mie parole preferite è "sinergia", il che significa che il tutto è
maggiore della somma delle parti. Quando lavoriamo insieme, possiamo sempre fare
cose che nessuno di noi può compiere da solo; In studio abbiamo sperimentato una
sinergia meravigliosa. Ma la sinergia da sola non basta, anche se possiamo fare molto insieme, i nostri
amici non sono solo strumenti per realizzare gli obiettivi. Sono individui che sono
degni del nostro rispetto, sostegno e comprensione. Una buona parola per descrivere
questo è "integrazione", che va anche oltre la sinergia. Con l'integrazione delle
parti si crea un tutto più grande, senza perdere se stessi nel processo. Mantenendo
la propria integrità. Su "Amici" abbiamo avuto tutti un obiettivo comune - tutti
volevamo per tutti un buon suono. Questa è l'essenza di integrazione! Ogni artista in "Friends" è stato scelto con cura e per buoni motivi. Sono tutti
molto vicini al mio cuore e tutti hanno significato molto per me per un motivo o
un altro. Sono così grato a tutti i meravigliosi musicisti che hanno onorato questo progetto.
Questa collezione parla realmente della mia fede nello spirito integrazionista della
musica. Mi piacerebbe andare oltre la 'fusione' ed esplorare il concetto di 'integrazione'.
Quando si integrano gli stili, si combinano in qualcosa di nuovo pur restando fedele
alle fonti originali. Lo stesso principio vale per le nostre amicizie, che richiedono
il rispetto reciproco. I nostri amici sono uno specchio che rivela la diversità
dentro di noi, e allo stesso tempo ci danno il coraggio di condividere il nostro
vero io con il mondo. Sul mio album, io di solito sono il solista e suono le melodie principali. Ma
su "Amici", i miei ospiti sono spesso presenti in quel ruolo. C'è tutta un'arte
zen di accompagnamento e di assoluto amore che ho avuto la possibilità di esplorare
più su questo progetto che sui miei dischi precedenti >>
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