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JAZZ ITALIANO: Guido Pistocchi
di Giovanni Masciolini

Di Guido Pistocchi, romagnolo, diciamo subito che non ama mezzi termini. Ama la musica, ama il jazz, lo ha studiato, lo ha assimilato, pertanto lo difende secondo i suoi ideali, i suoi punti di vista, peraltro condivisibili in buona parte. Non ama i critici, almeno non tutti...

ESEMPI AUDIO

What Is Think Called Love (C. Porter)
Antonello Vanucchi (piano), Giorgio Rosciglione (contrabbasso), "Gegè" Munari (drums), Guido Pistocchi (trumpet)

You Are My Angel (G. Pistocchi)
Guido Pistocchi (trumpet), Riccardo Biseo (piano), Massimo Morriconi (c. basso), E. De Biase (drums)

Troubles In The Night (G.Pistocchi)
Guido Pistocchi (trumpet),
Riccardo Biseo (piano), Massimo. Morriconi (c. basso), Eddie Palermo (guitar), E. De Biase (drums)

Blues
Guido Pistocchi (trumpet), Romano Musolini (piano), L. Milanese (bass), O. Mazzei (drums)

After you've gone
Guido Pistocchi (trumpet), Cinzia Tedesco (voce) e l'orchestra di Villa Celimontana.

Hello Satch (di M. Rosa)
Guido Pistocchi (trumpet), Marcello Rosa (trombone), Gianni Sanjust (clarinet), Lino Patruno (chit.), Rosario Bonaccorso (bass), W. Ganda (drums)
" L'esperienza che ho fatto in quarant'anni di professione mi porta a criticare in questo modo. In America esistono centinaia di critici di musica jazz (in buona parte musicisti) invece negli altri paesi, compreso il nostro, no! In America un trombettista lo critica uno che suona la tromba, un clarinettista pure così via via, tutti gli strumentisti. In questo modo la critica acquista credibilità. Quando si fanno critiche bisogna avere i requisiti necessari e ciò andrebbe tutto a vantaggio di chi deve avere i giusti tributi e...non.
Per me, un buon critico musicale deve aver studiato al Conservatorio, o uno strumento a fiato (con obbligo di pianoforte complementare) cinque anni di corso, oppure avere il diploma di solfeggio, armonia (sesto anno con canto corale) oppure, meglio ancora, il diploma di composizione e direzione d'orchestra! Con questi requisiti forse i critici scriverebbero articoli anche inerenti alle interpretazioni, al senso ritmico, all'intonazione, alla voce, al tocco ecc...quelle cose che fanno parte della materia discussa. Qui non si scrive mai un cenno di queste cose che sono invece importantissime.
"

Quando un critico ha anche quelle qualità, allora diventa un vero e proprio consulente del musicista stesso.

"Leonard Feather, il grande critico, non l'ho mai conosciuto personalmente. Nel 1960, periodo in cui lavoravo a Parigi, seppi che era un buon musicista, clarinettista, e che Miles Davis lo stimava molto, al punto che prima di mettere in circolazione un suo nuovo disco, gli chiedeva consigli e impressioni in merito."


"Il sig. Polillo lo conobbi a Milano negli anni 1953-1955, ma solo come persona fisica. Sapevo che era il critico più autorevole del jazz in Italia. Avevo molto rispetto perchè scriveva articoli sul riviste specializzate, perciò con rammarico seppi un giorno che non era molto preparato...un po' come succede a qualcuno ancora oggi! Dico questo perchè tempo fa, il mio amico e collega Oscar Valdambrini, purtroppo deceduto pochi anni, un giorno a Forte dei Marmi, mi raccontò che l'Avv. Polillo andò a fargli visita alla 'Taverna Messicana' a Milano dove si esibiva col suo famoso quintetto Basso-Valdambrini , con Renato Sellani al piano, Giorgio Azzolini al contrabbasso e  Gianni Cazzola alla batteria, Il quintetto eseguì per lui un blues (che fu eseguito espressamente...squadrato) e l'Avv. Polillo...non se ne accorse!
Del sig. Biamonte non ho conoscenza, ho saputo da amici che era molto stimato (io lavoravo quasi sempre all'estero). Conosco invece il lavoro del figlio che trovo competente. Il Sig. Fayenz non lo conosco personalmente però è preparato e misurato. L'ho ascoltato qualche tempo fa a Cesena durante un seminario. "

A Parigi Pistocchi ha ascoltato i grandi del jazz, oltre a suonare lui stesso in varie occasioni.

"A Parigi lavoravo per l'etichetta discografica 'Eddie Barclay ', fui raccomandato dall'amico Bruno Martino, un grande compositore e pianista, con molta passione per il gioco del biliardo. Bruno mi presentò ad un suo amico che aveva conosciuto a Beirut, si chiamava Bob Azzam, un nome prestigioso della musica degli anni '60. Quindi di giorno incidevo dischi e alla sera andavo al Blue Note ad ascoltare Bud Powell al pianoforte, Kenny Clarke alla batteria, Pierre Michelot al contrabbasso, All'epoca, dopo di loro si esibiva un grande organista di colore Lou Bennett. Erano gli anni '60, '61 e '62. Andavo anche a 'S. Germain Des Pres' dove si esibivano musicisti come  Georges Arvanitas pianoforte e  Daniel Humair batteria etc. Lì ascoltai pure i Jazz Messenger con Freddy Hubbard e Wayne Shorter. All'Olimpia ho visto l'Oscar Peterson trio con Ray Brown e Ed Tighpen, Ella Fitzgerald con Tommy Flanagan al piano. Poi, durante la stagione estiva ero Juan Les Pins e così mi ascoltavo il festiva e in coda alle notti suonavo jazz nei bar con quei musicisti in lunghe jam sessions.

Riguardo l'Italia e i suoi musicisti Pistocchi è molto attento ai giovani. Per lui prevale un amore per tutta la musica a 360° al punto da averlo indotto ad ascoltare e studiare la musica dal 1500 fino ad oggi. Non disdegna gli "esperimenti musicali" ma fino ad ora ne rimane indifferente perchè le armonie non sono innovative, è roba vecchia di qualche secolo e ritmicamente si sentono cose di routine!. Di nuovo dice che c'è il Blues!

"Sì, il blues è l'unica forma armonica nuova del secolo scorso. Sono dodici misure che si possono improvvisare...ad libitum...per ore, per giorni..."

Parlami di Trovesi, Rava e degli esperimenti che hanno fatto...

" Sinceramente sono due musicisti che non conosco bene. So che sono stati e sono ancora oggi molto premiati dalla critica per i loro esperimenti musicali così come tanti altri. Sono da ammirare per il loro lavoro però per ora resto indifferente, in seguito...sentirò!

Il fattore che, come detto, fornisce molti stimoli a Guido Pistocchi  è l'interesse per verso l'ascolto dei giovani musicisti.

"Ne conosco tanti con cui ho lavorato e tanti con cui lavoro. Uno dei primi è stato Stefano Di Battista (sax alto), poi Rosario Giuliani sax alto, Massimo D'Avola sax tenore, Dario Rosciglione (contrabbasso), Carlo Atti (sax tenore), Emanuele Basentini (chitarra), Dario Deidda (contrabbasso), Marco Tamburini (tromba), Fabrizio Bosso (tromba), Flavio Boltro (tromba). Ultimamente lavoro con il pianista Nico Menci ed il bassista Paolo Benedettini.
Sono tutti molto bravi e preparati, suonano molto bene, ma mi dispiace per una cosa sola, ascoltano poco il ...'Jazz At The Philarmonic'!!!

P
arliamo della batteria e dei batteristi...

"Parlando dei batteristi, ogni tanto sogno di suonare con Art Blakey o con Philly Jo Jones. Sono i miei idoli. Secondo me la batteria è lo strumento più difficile per interpretare la musica jazz. Occorrono tante virtù, avere un buon timing, avere swing, gusto, sonorità apposite per tutti gli strumenti che deve accompagnare durante la parte solistica. Essere un buon solista lui stesso. Tutte queste virtù non sono facili da possedere per nessuno!"

Il musicista Pistocchi, che ha seguito gli studi musicali fino al diploma, non ha una buona opinione delle scuole di jazz in Italia...



"Per me le scuole di jazz sono delle succursali dei Conservatori di musica. Nelle scuole di jazz si dovrebbe studiare come si fa nei Conservatori: se una persona vuole imparare a suonare uno strumento deve studiare il solfeggio, l'armonia, il pianoforte complementare, le sue componenti ecc... IL JAZZ NON SI INSEGNA!
Quando un musicista fa gli studi regolari del suo strumento, impara già in quella circostanza le armonie, il senso ritmico, la sensibilità d'esecuzione ecc...basta che rispetti i crescendo forte, pianissimo ecc...la velocità si acquisisce facendo scale in tutte le sue tonalità per almeno un'ora al giorno prima di suonare. Dopo tutto questo tirocinio, se si ha talento, si potrà improvvisare con idee proprie sui vari temi. Inoltre, si devono ascoltare, come tutti, le registrazioni fatte dai grandi artisti del jazz! Nelle scuole di Jazz si dovrebbe insegnare anche lo studio e la pratica di altri strumenti. Ad esempio, la batteria, il contrabbasso e il pianoforte sono importantissimi per uno strumentista a fiato. Per i pianisti, i batteristi, contrabbassisti invece è importante la conoscenza di uno strumento a fiato. Ho conosciuto nella mia lunga carriera alcuni arrangiatori bravi nella parte armonica e carenti invece nella parte ritmica. Quindi uno studio specifico sulle varietà di ritmiche porta molti vantaggi, soprattutto nel solismo perchè l'evoluzione ritmica è importantissima, invece per quella armonica ne abbiamo già abbastanza dal 1500 al 1900, compreso J.S. Bach e le sue...fughe. Voglio anche dire che nelle scuole non si insegna l'origine della musica jazz e gli stili che lo hanno caratterizzato nelle varie epoche. C'è poca cultura e non si fa, e pensare che noi italiani abbiamo avuto il merito della prima incisione sui dischi di questa musica con Nick La Rocca, oriundo siciliano, nel 1917. Come ho detto, si fa poca cultura e così i prodotti che escono dalle nostre scuole di jazz sono quasi tutti dei musicisti con cultura modale, free, fusion. Crescono velocemente...in tutti i sensi! Ascoltano il jazz dall'era di Charlie Parker in poi. Parker, però, nasce dopo Coleman Hawkins e Lester Young. E' come se un professore di storia insegnasse la sua materia dall'imperatore Nerone in poi...ma prima? Cosa è successo prima? Non abbiamo per caso una musica che si chiama "jazz tradizionale"? Il Dixieland? Quando si vuole diventare pittore non si può studiare Picasso! E' meglio che conosca bene prima Giotto o Mantegna ecc...per arrivare poi anche a Picasso. Certo che con la didattica delle scuole di jazz si arriva prima...si suona veloce e per tanti organizzatori di festival jazz che cercano musiche etniche, fusion ecc...questi musicisti suonano molto bene. Il musicista di jazz tradizionale non viene più richiesto e premiato. Noi di questa stirpe siamo e facciamo per loro organizzatori musica vecchia! Io dico invece che facciamo musica, nel senso giusto della parola. Vecchia? Mi risulta che da quando avevo 15 anni fino ancora ad oggi per gli esami classici si studiano Manzoni, Verga, Pirandello...Un festival jazz che non ha in programma musica tradizionale, swing, dixieland, non è da prendere in considerazione, non è un festival...serio!! Un altro fatto impietoso succede quando si parla di Louis Armstrong. Sono molti ad osannarlo, in malafede, perchè parlarne fa moda, perbenismo, però poi in pratica il mito Armstrong svanisce nel nulla. Allora voglio dire che se Armstrong viene considerato da tutti il "Re del Jazz", lui che suonava jazz tradizionale, perchè viene poi snobbata tutta la sua arte? La sua musica?Perchè come ho già detto non includono il jazz tradizionale...specie qui da noi?
Nel jazz mi sento come un reperto bellico, l'ho sempre coltivato e anche suonato lavorando in diverse situazioni, sono come si dice...l'ultimo arrivato! Ho lavorato e lavoro con i grandi del jazz italiano, i pionieri come Marcello Rosa, Gianni Sanjust, Lino Patruno, Romano Mussolini, Collatina ecc...sarebbe anche un dovere sacrosanto rispettarli.
Da quasi ventanni suono jazz per almeno 150 volte all'anno. Penso di poter dire la mia opinione e giudicare in merito. La musica che suono con questi artisti citati è molto apprezzata sia dai giovani che dagli anziani. Molte volte mi sento anche chiedere: "Scusi Maestro, ma quello che avete suonato è jazz?". Io rispondo: "Sì, Signore, questo è il jazz". Una signora mi rispose: "Se avessi saputo che il jazz è così bello ed entusiasmante ci sarei andata tanto tempo fa ad ascoltarlo!". Attenzione però, nel jazz tradizionale c'è lo spettacolo, c'è allegria già nei suoni, nel temi e nel solismo dei vari esecutori. In altri contesti di jazz, ci sono sonorità diverse, crude, c'è protesta e politica. L'arte non deve crescere all'ombra di certi comportamenti. Tutto questo caos forse non succederebbe se avessimo una giusta concezione della materia di cui discutiamo, delle scuole di jazz, delle scuole superiori dove la musica è entrata come materia di studio 20/30 anni fa. Nel 1980-82 andai a lavorare a Tokyo e dovendo recarmi a salutare la sorella missionaria di un amico di Campione d'Italia, ebbi la gradita sorpresa di trovarmi in una scuola elementare. Nelle aule c'erano i banchi in legno neri come quelli che avevo io all'età di 6/7 anni con una grande differenza. Sotto la mensolina c'erano incorporati pianoforti con 3 ottave. Tutti i banchi erano così. Sono poi andato a visitare il salone dove erano custoditi gli strumenti. Ebbene c'erano tutti gli strumenti che sono in uso in un'orchestra sinfonica. Loro hanno la materia "Musica" da studiare ma questa materia è applicata con i canoni del Conservatorio! Noi in Italia insegniamo il "flauto Yamaha", che è un...piffero! E curiamo l'ascolto dei nostri cantautori, noi che ci vantiamo del bel canto e dell'opera lirica. Un'altra moda di molti musicisti è quella di presentare ai festivals di jazz brani inediti, di loro composizione- Capisco che bisogna avere anche una propria identità musicale, ma senza esagerare. Si può e si deve presentare qualche brano inedito, ma il dovere, prima di tutto, è di fare ascoltare i brani celebri, le composizioni di Gershwin, Ellington, Cole Porter con l'augurio però di poterle ascoltare con le armonie scritte dagli autori e non con le armonia modificate come fanno tanti musicisti per voler impressionare chi ascolta. La "Divina Commedia" di Dante Alighieri non si corregge, non si cambia! La "Boheme" di Giacomo Puccini non si corregge, non si cambia! Ci vuole modestia, educazione, rispetto.

N
ella formazione di Pistocchi però non ci sono solo gli studi di musica classica. In riferimento al suo strumento, la tromba, ci sono stati tanti trombettisti che lo hanno, di volta in volta, ispirato.

"Posso subito confermarti che il mio trombettista preferito, sin dall'età di dodici anni, è stato Harry James (Albany, Georgia, 15 marzo 1916 - Las Vegas, 5 luglio 1983): non ho più ascoltato un talento come lui. Era dotato in tutto: nella voce, nella sensibilità musicale, intonazione e tecnica strumentale. Lui era...la tromba! Poi amo ascoltare  Armstrong (per me il genio del jazz),  Bix Beiderbecke, Bobby Hacket, Roy Eldridge (altro mio preferito),  Dizzy Gillespie, Donald Byrd, Lee Morgan, Kenny Dorham, Clifford Brown, Tony Fruscella (altro mio preferito), Blue Mitchell, Chet Baker , Freddy Hubbard e altri"

Wynton Marsalis e il suo progetto di recupero del jazz tradizionale.

"Marsalis purtroppo, per me, è un musicista eccelso ma non riesce ad emozionarmi quando suona jazz. E' un grande trombettista, un grande tecnico dello strumento. L'ho ascoltato di recente con la sua Lincoln Orchestra in un tributo a Louis Armstrong. L'orchestra che dirigeva, non era poi così importante come veniva presentata, gli arrangiamenti e le esecuzioni non erano in sintonia col "tributo", solo i titoli dei brani lo erano...Mi aspettavo qualcosa di importante invece ho ascoltato un'orchestra fredda con poco swing e poco...intonata...a causa anche di un sax baritono troppo crescente rispetto alla base armonica dell'orchestra. Queste cose le potremmo fare molto bene anche noi e sicuramente ora potremmo esportare anche la nostra musica. Stiamo invece facendo lo sbaglio dei nostri vinicoltori.

 Miles Davis e il periodo dell'elettronica.

"Miles è stato un grande innovatore. Ha sempre cercato sonorità nuove anche nell'ambito di una musica d'avanguardia riuscendo quasi sempre ad essere eccelso. Ho un aneddoto da raccontare. Una sera, ero a cena a casa mia a Tokyo con Red Mitchell, grande bassista degli anni '50/'60, il quale mi raccontò che Davis stava suonando con la sua tromba su un pedale elettronico con sordina, in un locale di New York, di cui mi sfugge il nome. Ad un certo punto entrarono Dizzy Gillespie e Clark Terry e si fermarono dove stava suonando Miles. Poi, quando questi ebbe terminato, nella pausa Dizzy chiamò Davis così: "Listen, ink, come here!" (senti, inchiostro, vieni qui. Inchiostro era il suo soprannome). "What you play?" (Cosa suoni?). E Davis di rimando gli disse: "Tu lo sai che conosco bene l'armonia...Now I look for my pocket" (ora peso alle mie tasche). Davis quindi è stato grande, geniale, carismatico. Ha fatto notare che il silenzio e le pause nella musica, sono anche quelle da considerare...musica!

Parliamo un po' del periodo free di Coltrane ecc...

"Del free posso solo dire che non ne sono rimasto entusiasta e interessato. Tranne Ornette Coleman, Roland Kirk, Yusef Lateef e pochi altri che hanno suonato con bravura, i più non hanno combinato niente, anzi voglio dire che hanno approfittato di questo modo di fare musica. Coltrane lo preferisco nel periodo in cui suonava con Miles Davis. Nel periodo free c'è stato anche il modale ma anche questo modo di suonare ha favorito molti strumentisti jazz che hanno suonato scale doriche, frigie, lidie ecc...senza però preoccuparsi di fare frasi modali!

Le composizioni italiane sono catalogate come canzoni di musica leggera e si è cercato di ottenere un risultato simil-americano nel jazz canzoni tipicamente nostrane.

"Parlarne in maniera coerente non è facile però la penso così: siccome chi ha predominato per tanto tempo nella musica nel nostro paese è stata la musica lirica con i Verdi, Puccini, Donizetti ecc..quegli autori che all'epoca scrivevano come tu dici..."canzonette" (da quelle napoletane ad oggi) erano considerati musicisti minori, autori di musiche leggere, poco importanti. Però non sono d'accordo perchè per esempio gli spartiti delle canzoni del '600/'700 napoletano sono stati scritti da grandi musicisti di quel tempo e sono ricchissimi di armonie. Magari avessimo continuato su quella linea! Anche ieri, come oggi, c'erano i grandi talenti nascosti. Non tutti potevano essere Rossini, Mozart ecc...noi possediamo un catalogo ricco di belle composizioni e canzoni, anche da jazzare.

Il grande Armstrong, ha insegnato che il jazz non è da cercare nel "tema", cioè nella "melodia del brano" (e qui ci sarebbe ancora da discutere per l'esposizione delle melodie che cantava) ma nel solismo della sua tromba che faceva nelle esecuzioni dei brani cosiddetti volgarmente "commerciali". Nella lirica non c'è forse la parte "commerciale" della "romanza", l'aria principale? La parola "commerciale" bisognerebbe interpretarla nel modo giusto. Beethoven aveva la "patetica", Chopin aveva i valzer così come Brahms, Wagner ecc...L'Armstrong commerciale ha fatto conoscere il jazz ma siccome lavorava anche per i bianchi i neri l'hanno snobbato. Lo stesso Ellington suonava e componeva musica per far ballare al Cotton Club tuttavia Duke ha scritto composizioni di grande cultura scrivendo anche "Suites". E' stato il primo grande musicista di colore con cultura europea. Noi in Italia abbiamo avuto nel secolo scorso grandi compositori (come G. Kramer, G. D'Anzi, C.A. Rossi). Questi hanno scritto e composto grandi melodie con grande talento armonico. Cito l'esempio di Ma l'amore no del M° G. D'Anzi che fu apprezzata anche dai grandi musicisti americani come Milton Jackson qualche anno fa durante il festival di Etna Jazz."

Per suonare il jazz occorre avere molta sensibilità musicale, molto swing...

"Già, lo swing. Un giorno discutendo con amici musicisti, ad un certo punto della conversazione uno di questi, anche un po' seccato, mi disse: Ma insomma, per te cosa è e com'è questo swing?. Gli risposi: Hai mai ascoltato l'orchestra di Count Basie?".


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COMMENTI
Inserito il 18/5/2008 alle 11.23.46 da "rbeggio"
Commento:
Sono daccordo su gran parte di quanto hai detto, la definizione di cos'è lo "swing" poi la trovo perfetta visto che ,secondo me, non si potra mai darne una descrizione esauriente, se non si possiede una particolare sensibilità ritmica, che nasce solo dall'ascolto.
 
Inserito il 1/6/2008 alle 19.10.47 da "mariodeldeo"
Commento:
Sottoscrivo ogni parola del M° Pistocchi e vorrei potergli stringere la mano di persona.
 
Inserito il 1/7/2008 alle 20.26.00 da "dongeorge"
Commento:
Caro Guido,sono felice di leggere cio' che hai scritto,specie la prima parte,quando dici che ci vuole un competente dello strumento per giudicarne un'altro uguale.Poi,se non erro,mi sembra di ricordare che tu abbia insegnato al coservatorio G.B.Martini di Bologna,dove io mi sono diplomato nel lontano 1973.Sono felice di risponderti e di condividere pienamente le tue riflessioni,nonche' le critiche per gli argomenti tanto importanti per noi musicisti(trombettisti nella fattispecie).Un abbraccio e W la musica e..i trombettisti!In fede,:Giorgio Donatelli di Mirandola(MO).
 
Inserito il 14/5/2009 alle 17.34.43 da "cinzia.tedesco"
Commento:
Per me lavorare con Guido è stato un vero onore! Cinzia
 
Inserito il 8/7/2009 alle 18.06.02 da "bruno_castagnoli"
Commento:
Caro Guido, se penso che la prima volta che tu salisti su di un palco fu alla "Rimbomba" di Cesena dove anch'io ero su quel palco, mi sento scoppiare il cuore. Dirti "bravo" è troppo poco.
Bruno
 
Inserito il 28/4/2015 alle 17.41.15 da "annamaria.costa.esfo"
Commento:
Caro Guido, non penserai mai chi possa ricordarti, sono l'Anna Costa( bei tempi a Cesena con gli amici,ti scrivo perchè ho conosciuto un trombettista che ti conosce e abbiamo parlato tanto di te( Lorenzo Rapuano)-Io ora vivo da circa 7 anni in un paesino sperduto della Campania dopo essere stata per circa 15 anni a Rimini-Lorenzo, che detto fra noi è un pò ROMPINO ha voluto fare a casa mia una specie di concerto,ho dovuto invitare un pò di gente e preparare un pranzetto-e il nome di Guido è sempre stato fra noi,con tanta nostalgia e tanti bei ricordi della ns/ gioventù,oggi mi sono sentita di ricercare in internet la tua carriera è ho visto con grande piacere che hai fatto tante BELLISSIME cose, complimenti!!Se hai occasione di fare qualche concerto in Campania (tele)fonami e vieni a trovarmi)io abito a COLLIANO(SA) paesino di montagna un piccolo presepe ma di una monotonia pazzesca.....IO sono sposata da 40 anni( troppi) non ho figli e la vita è un tran tran-Se ti fa piacere e ne hai voglia, il mio N* tel.è 0828992038, mi farebbe un piacere immenso sentirti..Quanti anni sono che non ci vediamo????eri un ragazzo con già tanti fans(e noi tuoi amici eravamo i tuoi più accaniti-Un abbraccio affettuoso e un saluto anche da mio marito che ha sempre sentito parlare di te-ANNA COSTA
 

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Data pubblicazione: 22/06/2001





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