La storia di
Emiliano
Loconsolo è molto simile a quella di tanti jazzisti nostrani, da Bollani
a Giuliani a Fresu solo per citarne alcuni, che, partendo dall'Italia, hanno trovato
rifugio all'estero, in Francia soprattutto, nella speranza di raggiungere il proprio
sogno.
Milanese, classe 1974,
dopo le prime esperienze live sui palchi dei club italiani, nel
2002 emigra negli Stati Uniti dopo aver ricevuto
il Berklee College of Music's International Best Talent Scholarship e dove
consegue il diploma di conservatorio presso il New England Conservatory di Boston
con specializzazione in Jazz Performance. All'inizio della sua carriera, il cantante
milanese si è dedicato alla riscoperta della tradizione folk italiana attraverso
"villanelle" e "canzonette" ed alla rilettura del repertorio di Roberto Murolo,
per poi passare a quello più classico degli standard tipici della cultura jazzistica
e dei songbooks americani. Ed in questa direzione si colloca
Prelude, pubblicato dalla Original Music Records
nel giugno dello scorso anno.
Composto da nove brani, il controtenore italiano va sul sicuro scegliendo
di omaggiare i vari Gershwin, Ellington, Strayhorn, Porter e Mingus quasi sempre
in quartetto, alternando la presenza del piano a quella della chitarra, ma anche
utilizzando la formula del duo nelle riuscite e suggestive
Something To Live For e
Duke Ellingtons Sound Of Love accompagnato rispettivamente
dalle sole corde della chitarra prima e del contrabbasso poi. Il brano di apertura
è per la classica But not for me, brano caro
a Chet Baker
e di cui si sentirà l'influenza per l'intero album.
Nonostante i facili paragoni a cui rischia di andare incontro cimentandosi
con tali standard,
Loconsolo
riesce a dimostrare tutto il suo talento dando vita ad un album mainstream delicato
e interessante, avvalendosi tra l'altro di pregevoli quanto precisi musicisti che
ci riportano alle atmosfere romantiche degli anni cinquanta e sessanta.
Nel finale trova spazio anche un ricordo di Murolo con una versione
live di Scalinatella in sestetto, registrata
a Boston nel 2002 con l'arrangiamento di
Dave Holland.
Luca Labrini per Jazzitalia
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 2.349 volte
Data pubblicazione: 23/08/2008
|
|