Due artisti, due linguaggi, due creazioni, due forme d'arte e…un'unica
visione. Essi stessi sono una forma d'arte. Sono il messaggio di apertura del prodotto
d'arte, capace di coinvolgere direttamente il fruitore nella propria creatività
e partecipazione, costringendolo, quasi, ad essere parte attiva del fatto artistico.
Cycles, edita per l'etichetta fondata da
George Haslam nel 1989, la britannica
Slam, è un'opera multimediale, letterario-musicale scritta a quattro mani da
Erika Dagnino, fine poetessa, e
Stefano Pastor,
valente violinista-compositore. In una simbiosi perfetta, i due artisti, calati
nella realtà contemporanea, fautori di un'avanguardia certamente radicale, danno
vita ad una realizzazione ampiamente creativa in cui parole, musica e immagini interiori
si fondono in un connubio perfetto di espressività artistica.
Nella radicalità di
Pastor,
certamente, vi sono sedimentazioni ricollegabili ad "opposizioni" precedenti, come
ad esempio l'uso degli oggetti sonori già conosciuti nella musica concreta. Lo sguardo
del violinista è al nuovo, ma si origina dal passato, si rivolge ad esso, ma sempre
in maniera costruttiva. E' qui che avviene la riflessione: nulla è più nuovo del
passato, si è sentito spesso dire! Ma è proprio quando il nuovo viene alla luce
dal passato e si rivolge a questo, magari per trasformarlo anche pesantemente, ma
sempre costruttivamente, che si crea il cambiamento critico. L'ascolto e la lettura
di quest'opera sono la stessa cosa: si legge interiormente ascoltando, perché è
la voce intima che percepisce sonorità legate alla parola, e si ascolta leggendo,
su questo testo ciclico, suoni ed evocazioni sonore legate ad oggetti del sentire
comune.
Il testo "sonoro" composto dalla Dagnino evoca paesaggi sonori interiori,
assicura una certa ossessività e ostinatezza a tutta l'opera, dovute proprio alla
circolarità del testo.
Si legge, infatti, nel III atto: Finchè appoggiato l'orecchio…; finchè davanti
all'enorme chiazza vuota…; finchè nemmeno più una traccia di ruggine…; e ancora:
finchè nemmeno più gradatamente sul vetro… Ed ecco qui la ciclicità del testo
che ritorna in maniera speculare, leggendo ancora di seguito: finchè davanti
all'enorme chiazza vuota…; finchè nemmeno più una traccia di ruggine… etc...
Il testo si spinge avanti fino al IV atto, dove dalla "disgregazione" del flusso
narrativo, prende forma una scacchiera di parole chiave, periodiche, e raggruppate
a blocchi di tre da parentesi graffe.
Una scelta artistica che simboleggia la fissità attonita e la negazione
del soggetto che non prende mai corpo e che lascia spazio ad elementi, qui,
più concreti come la natura e la materia inanimata. Poesia solo sulla
pagina hanno affermato gli autori. L'ascoltatore entra nel testo quasi "costretto"
dal flusso sonoro, gli è necessaria la parola per cogliere significati che altrimenti
verrebbero elusi.
Suggestioni, impressioni, emozioni si intersecano sul leggiadro incedere
della "poesia-sonora". Suono-parola-visione sono qui una sola cosa, sono paritetici
e inscindibili, non osservano alcuna priorità compositiva, ma si intersecano in
un abbraccio vorticoso di ricercatezza stilistica ed espressiva.
Leggere e ascoltare tutto d'un fiato –ma senza fretta!– aiuta maggiormente
a calarsi in questo pregevole lavoro che ha implicazioni letterarie e filosofiche.
L'accuratezza con cui è stato composto il booklet, palesa una certa ricchezza di
contenuti opportunamente corredati di un ottimo aspetto grafico: la punteggiatura,
le immagini di brani di partitura e l'impaginazione sono saggiamente utilizzati
per la resa ottimale di quest'opera affascinante.
Dino Plasmati
per Jazzitalia
Invia un commento
Questa pagina è stata visitata 2.225 volte
Data pubblicazione: 23/12/2007
|
|