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Erminero - Collazzoni - Canzano
Afro Blue

1. Only Child (B. Evans)
2. Afro Blue (M. Santamaria)
3. Freddie the Freeloader (M. Davis)
4. Prince of Darkness (W. Shorter)
5. Peace (H. Silver)
6. Footprints (W. Shorter)
7. Nardis (M. Davis)
8. Witch Hunt (W. Shorter)


Bruno Erminero organ
Marco Collazzoni
sax
Claudio Canzano drums, percussions

Fabrizio Bosso
tromba
Pietro Condorelli guitar
Ada Montellanico voice



Azzurra Music srl
Via Tione, 19
37010 Pastrengo (VR)
tel. +39 045 6770495
Fax +39 045 6770497
web:
www.azzurramusic.it

CD di chiaro stampo afroamericano con un set di brani appartenenti al mondo degli standard eseguiti da una formazione che vede l'organista Bruno Erminero, il sax di Marco Collazzoni, la batteria di Claudio Canzano insieme ad ospiti illustri come Fabrizio Bosso, Pietro Condorelli e Ada Montellanico.

Il CD si apre con
Only Child, scritto da Bill Evans. E' un tipico waltz a-la-Evans che qui viene eseguito in 6/8. I fiati contrappuntano il tema, esposto lentamente da Ada Montellanico, ed eseguono obbligati all'unisono con la chitarra. Il tutto finchè non si passa al solo di Condorelli, dall'inconfondibile fraseggio, con dinamica tipica del trio organo-batteria-chitarra. Belli i fiati che si alternano in four fino a riprendere il tema.

Lo stampo afroamericano non può non essere rimarcato da quello che è diventato l'emblema di questa musica soprattutto nella versione di John Coltrane. Si tratta di
Afro Blue di Mongo Santamaria oggi costantemente eseguita, come una sorta di inno, da alcune black-singers del calibro di Dee Dee Bridgewater e Dianne Reeves. Un bell'arrangiamento con Canzano alle percussioni che contribuisce a fornire al brano una veste più intima, più naturale nel senso di ricollegamento ai suoni dell'Africa. Oltre alla "urlante" tromba di Bosso, bello anche il dialogo centrale in cui lo scat della Montellanico si incastra col ritmo sui piatti prima e successivamente con le percussioni che rimangono solitarie nella chiusura del brano.

Dal celebre e celebrato Kind of Blue viene selezionato
Freddie Freeloader di Miles Davis. E' un tipico blues con sound a-la-Montgomery in cui emerge il groove del trio. Erminero sorregge egregiamente con i bassi e sfoggia degli ottimi fraseggi controllati molto bene anche dal punto di vista dinamico, perfetto anche sull'eccellente solo di Condorelli. Di Miles Davis anche Nardis. Praticamente mai eseguita dal suo autore, ma strasuonata da pletore di jazzisiti, qui è esposto con ritmo latin e cantata da Ada Montellanico mentre i soli si sviluppano su un tempo swing. Inizia Bosso che su un tempo a lui congeniale fraseggia con disinvoltura. Belli, sul solo dell'hammond, gli accenti ritmici proposti da Erminero e prontamente colti sia da Canzano che da Condorelli.

Ada Montellanico canta la meravigliosa e coinvolgente melodia di
Peace di Horace Silver, brano direi molto appropriato in questo periodo. Eseguito senza ritmica, la Montellanico è accompagnata prima dalla sola chitarra e poi dall'organo mentre Bosso dopo un lirico solo, contrappunta la voce nella ripresa del tema.

Un altro dei compositori più autorevoli omaggiato su questo CD è Wayne Shorter. Composto nel 1967 per il Miles Davis Quintet,
Prince of Darkness è suonato con un up-time. Tema all'unisono organo-chitarra. Sul ritmo serrato il basso di Erminero è ancora una volta perfetto, Condorelli risulta completamente a proprio agio grazie al suo saper muoversi in modo "obliquo" in modo da tagliare l'armonia con salti che ammodernano il fraseggio e rendono anche molto bene le intenzioni del brano. Collazzoni al soprano è chiamato al difficile ruolo di interpretare il brano in modo non "sentito" e riesce a farlo bene puntando sull'interplay che i compagni mostrano di cogliere. Altra composizione di Shorter è Footprints. Blue minore in 3/4 inizia con un dialogo a tre fra i solisti che si raccordano al momento del tema con la chitarra a contrappuntare l'unisono di tromba e sax. Lungo giro di improvvisazioni tutte valide. L'ultimo brano di Shorter, che chiude il CD, è Whitch Hunt. Tratto dallo splendido Speak No Evil del 1964, qui scorre con la stessa intenzione ritmica dell'originale. Nel giro di soli il sax di Collazzoni si distingue particolarmente.

Un CD suonato bene che presenta dei brani di indiscussa bellezza. E' sempre piacevole ascoltare musica suonata con intensità esecutiva da parte di professionisti che mostrano anche una buona amalgama.
Marco Losavio per Jazzitalia




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Data pubblicazione: 06/08/2004

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