Donpasta
Wine Sound System
Kowalsky 2009
Pg. 224 – Euro 14,00
Donpasta, alias Daniele De Michele, economista, scrittore, DJ,
uomo di teatro ed apprendista circense, approda al suo secondo libro, logico prosieguo
del fortunato "Food Sound System" di tre anni fa.
"Logico", non è forse il termine più appropriato,
laddove l'autore ci sfida ad associare un vino ad una musica, partendo tra trenta
bottiglie accuratamente scelte e trasformate in altrettanti capitoli di un percorso
quanto mai fantasioso ed irrazionale. Ma il filo rosso c'è, ed è quello dell'emozione
che permea tutto il volume, quasi un viaggio "on the road" tra i vigneti, raccontando
la storia, la fatica, la conoscenza delle terre e delle stagioni e, perché no, la
gioia di godere il frutto di tanto lavoro e di tanta passione. L'autore è in compagnia
di un'alter ego – Candide – l'assagiatore "inesperto" nel quale il lettore meno
avveduto può agilmente rispecchiarsi. Dai loro surreali dialoghi scaturiscono associazioni
poetico – gastronomiche tanto più ardite quanto più affascinanti. Cosa c'entra un
Bianco Colli Orientali del Friuli con il Miles Davis più elettrico? O un
Grignolino d'Asti con l'anarchia incendiaria di Patti Smith? Sfida continua alla
fantasia del lettore che, alla fine del libro, trova anche le istruzioni per giocare
a "wine sound system", convivio tra piatti prelibati, ottima musica e solenni bevute.
Oltre al divertissmant del gioco di associazioni troviamo molto
di più. L'idea che dietro una bottiglia di vino degna di questo nome, c'è sempre
una lunga storia di generazioni di uomini e donne, segnata da un rapporto con la
natura fatto di rispetto e profonda conoscenza dell'arte della vigna. Un buon vino
non può nascere dal nulla, così come una grande musica non è riducibile al parto
di un genio isolato. Dietro ogni artista, anche il più rivoluzionario, c'è una storia
- anche collettiva - che dà spessore e "corpo" all'opera. Parker, Coltrane o Bob
Marley erano la punta visibile di una montagna sommersa, e con il loro genio potevano
attraversare gli oceani e comunicare con altre isole lontane.
L'emozione dunque. I racconti brevi, brevissimi a volte, di Donpasta ne
sono un distillato: incontri d'amore fuggiaschi, tra una stazione ed una stanza
in affitto, tanto profondi quanto ineludibili, e ancora l'amore ferito con la terra
d'origine, quel Salento miracolosamente intatto, in bilico tra bellezza antica,
moda e speculazione.
Verrebbe spontaneo incitare l'autore a misurarsi con il respiro più ampio
e maturo della "grande letteratura", un romanzo forse? Attimo di dubbio. Ma questo
non è un libro, è un "concept album", una raccolta di pezzi singoli – tre minuti,
tre pagine. E' persino lecito saltare da un capitolo all'altro per poi tornare indietro,
come la puntina tra i solchi di un vecchio ellepì. Elogio della sintesi: "Like
a rolling stone" di Dylan o "Downtown Train" di Tom Waits valgono un
romanzo intero – o un film se volete - concentrato in quattro strofe. Dunque benvenuto
al secondo album di Donpasta! Aspettiamo il terzo, come dicono i critici rock, il
più difficile.
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/10/2009
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