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Michele Franzini Trio
Un Lettore Distratto
Abeat (2014)
1. Se una luce negli occhi tuoi… (Franzini)
2. It Could Happen To You (Van Heusen)
3. "La Secolare Frattura": Gadda (Franzini)
4. "Le Rose Che Non Colsi": Gozzano (Franzini)
5. "Paese Di Giocatori": Flaiano (Franzini)
6. Track (Paglieri)
7. "Leggerezza Pensosa": Calvino (Franzini)
8. Nefertiti (Walkin' In Greg'S Nest) (Shorter)
9. Monk's Mood (Monk)
10. Confused (Franzini)
Orciari Alex - contrabbasso Franzini Michele - pianoforte Paglieri Roberto - batteria
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
In questo non comune album, che attira l'attenzione sin dall'immagine
di copertina (quel libro sospeso fra cielo e terra capovolti), Franzini sceglie
la classica ed elegante formula del trio pianistico, per un doppio omaggio al jazz
e a quella letteratura che meglio ha saputo raccontare l'Italia nel passaggio fra
l'Ottocento e la modernità, un passaggio non sempre riuscito, spesso traumatico
o improvvisato.
L'apertura è affidata a un brano romantico, Se una luce negli occhi tuoi…
dove un raffinato pianoforte inizia su fraseggi classici e poi evolve in passaggi
più dinamici, cambiando tempo dal 2/3 al 3/4; in sottofondo, vivacissime ma delicate
percussioni. Un brano che è un'attesa di capire gli effetti della luce evocata nel
titolo.
Il corpo centrale è intessuto di echi letterari, che spaziano da Gozzano a Calvino,
a Gadda a Flaiano. La Secolare Frattura, ispirata a Carlo Emilio Gadda, ora
sembra disseppellire memorie sul fronte della Grande Guerra (dove Gadda ha combattuto),
ora quei salotti borghesi dei quali è stato acuto e critico narratore. Un rievocare,
sin dal titolo, quella che fu la caratteristica principale dell'opera dello scrittore,
ovvero la rottura con la tradizione letteraria dell'Ottocento, a favore di linee
espressive radicalmente nuove, in parte ispirate alla scapigliatura di Carlo Dossi.
- passaggi pianistici di gusti classico dalla notevole intensità, che dipingono
sfondi borghesi di severa solennità. Elemento di rottura, la batteria ora cadenzata
ora più blanda.
Cambia l'atmosfera, nella seconda parte, con un'accelerazione del pianoforte, e
una maggior presenza della batteria, articolata su ride e percussioni. Concettualmente
intelligente il finale con l'incedere quasi grottesco del pianoforte, a richiamare
il lirismo doloroso e mascherato d'ironia con cui Gadda raccontava la società.
L'arguta quinta traccia, mutuata da Ennio Flaiano, ironizza sul "paesetto italiano"
di giocatori al Totocalcio, ovvero quella massa fatalista e speranzosa nella buona
sorte, legata alla passione sportiva nazionale: un brano "leggiadro", con un pianoforte
che indulge in ritmi da Strapaese, evocanti angoli d'osteria e sale da ballo di
provincia, con continue pause e accelerazioni di ritmo dettato dalla batteria. Un'allegra
sincera, a tratti sguaiata, che in fondo prova una gattopardesca comprensione verso
questo popolo di "brava gente".
Non mancano le puntate nella storia del jazz, con l'introspettiva Monk's Mood,
raddoppiata nella lunghezza, e resa più toccante dalla sola presenza del pianoforte,
più lento rispetto ai fraseggi di Monk, ma forse persino più profondo, in quell'esplorare
nota dopo nota le sfumature dell'animo umano.
Anima dell'album, il caleidoscopico pianoforte, che passa con disinvoltura da atmosfere
di scuola classica a ritmi più cadenzati. Per suo merito, il jazz italiano tocca
uno dei suoi apici intellettuali. Forse in Italia siamo stati davvero lettori distratti;
avessimo letto con più attenzione gli autori citati, avessimo capito la sciagurata
direzione che l'Italia del boom economico stava per prendere, si fosse manifestata
una coscienza anche spirituale anziché puramente consumistica e affarista, forse
avremmo oggi un Paese migliore, che si sarebbe risparmiato tante ferite.
Un album che è una sorta di enciclopedia sonora del pensiero contemporaneo, una
sorta di livre de chevet immancabile nella collezione di un colto ascoltatore
di jazz.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/08/2016
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