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Attivo dal 1995, questo gruppo sotto il nome di Frau Grüber Quartet comprende Enrico Bracco alla chitarra, Pietro Lussu al piano, Armando Sciommeri
alla batteria e Gerardo Bartoccini al contrabbasso – quest'ultimo anche leader nonché compositore di quasi tutti i brani – giovandosi per questa incisione dell'autorevole presenza del trombettista Eddie Henderson.
Pregnanti le impressioni
evocate da questo lavoro, che, aperto da due colpi di batteria, dispiega già dal
primo brano,
Tuscian, un omaggio bop alla "Tuscia", la pittorica sottigliezza del microcosmo di Frau Grüber, con i suoi block chords frammentati, un ritmo slanciato, un garbato driving
intriso dell'affiatamento tra basso e batteria. A ciò magistralmente si abbinano una tromba dal timbro brillante e dal variegato linguaggio tecnico posto a servizio di una grande fantasia improvvisativa, quella di Henderson, ed il fluido suono dell'elettrica, misurato e ricco nel suo fill solistico, ancor più evidente nel secondo motivo in sequenza,
Brad, unico a firma del chitarrista
Enrico
Bracco , come potrebbe facilmente desumersi anche dalla particolare ed accurata eleganza delle sue note in partitura, un motivo affidato a varie modulazioni e frequenti cambi di mood ritmico, i quali non consentono di sostare troppo a lungo su alcuna delle due forme da cui il brano è animato, quella fusion ben gestita dall'elettrica, l'altra latin, ben sospinta dal contrabbasso di Bartoccini. Di pregio anche l'intimo connubio contrappuntistico tra chitarra e piano, quest'ultimo addirittura forse troppo sofisticato rispetto alla leggera costruzione del giro.
Di diversa fattura
Equivox, introdotto da un martellante pedale di double bass, su cui ineffabilmente s'adagia l'unisono – équivox, con accentazione infatti diversa rispetto all'ambigua equivocità – di tromba e chitarra, di grande efficacia. Trascinanti gli interventi solistici del piano, che, con abile tocco, si sviluppano in estensione dando vita a semplici e reiterati disegni melodici, suffragati dalla schematica armonia delle shells
di accordi. Fantasioso il timing di Sciommeri che denota agilità di mano e chiarezza espositiva di linee concettuali, per riportarsi alla scandita figura tematica dell'intro del basso e perdersi in un'appendice surreale alimentata, in epilogo, dall'effettistica minimale dell'elettrica di Bracco.
Atmosfera quasi da paesaggio
urbano invernale in
Mallets, sancita dai tonfi afoni dei martelletti di Sciommeri nonché dall'avvolgente incedere del basso che, in fase improvvisativa, prende per primo la parola con un intenso assolo dalla scorrevole cantabilità, mantenuta anche nei passaggi intermedi. Intenzionalmente schietta la narrazione della tromba, in sovrapposizione alla riproposizione tematica svolta dalla chitarra.
Century
provvede a cambiare ancora registro a favore di un morbido calypso giamaicano avviato dalla giocosa introduzione del contrabbasso. Si perde un po' di brio nelle improvvisazioni free alle quali si liberano chitarra e piano nei loro assolo, per poi riaversi grazie ancora ad un "gancio" provvidenziale del basso che riconduce tutto all'immediatezza del latin iniziale.
E' comunque
Svincoli
il brano più articolato dell'intero album, fin dalle prime battute in cui la chitarra si sostituisce al dittico piano?basso, ad accentare i tempi forti di un tema in quartine foggiato su un ritmo dispari, il quale si rivela solo in un secondo momento, attraverso il progressivo crescendo della batteria. Si placa di nuovo quando fa spazio all'ispirato assolo della chitarra, per poi declinare verso il piano che si abbandona divagando ripetitivamente fra le pieghe strutturali del brano, la cui ossatura resta imperniata sugli incessanti e variegati riffs di Sciommeri e l'equilibrio del basso di Bartoccini. Ma non poteva mancare un vivace blues,
Hale-bop, in cui fa da latente sfondo il loop del basso, a creare, con il suo ritmo funky, un movimento lineare ed efficace, dove il vigore del linguaggio trombettistico di Henderson ha modo di prodursi nel suo repertorio di consumato solista, per un intervento degno di una magica esibizione live.
Avvio orientaleggiante per
Akira, titolo che tradisce il regista ispiratore del pezzo, con
Lussu ed Henderson che coniugano insieme una motivo lirico e profondo, al quale il basso prende parte raddoppiando la voce melodica, fino a svilupparsi in un solo puntuale, spigliato e ricco di spunti suggeriti dagli accordi della chitarra che adesso lo sostiene. Riprende impetuosa la tromba i cui prorompenti attacchi polarizzano l'attenzione dell'ascoltatore, per scivolare nella immancabile ripetizione finale del main.
Infine
Twilight, slow intenso in cui Henderson espone ancora il volto intimo/languido della propria tromba, questa volta ammantata dal sound velato della sordina di cui è dotato il suo strumento. Altro pregevole solo di Bartoccini, sapientemente ritagliato all'interno del brano di sua composizione da cui prende titolo l'album, non a caso forse il pezzo più significativo, senza nulla togliere agli altri.
L'ultimo brano, limitandosi a riprodurre il primo in una versione più lenta e perciò più "dondolante" dell'apertura, racchiude in tal modo il quadro entro la sua ideale cornice.
Se tutti i componenti del quartetto riescono non solo a giocare bene il proprio ruolo all'interno della formazione, ma anche ad interpretare perfettamente i pezzi di cui Bartoccini è autore, la caratteristica peculiare del gruppo resta senza ombra di dubbio l'abilità del leader di concepire, con grande sensibilità, delle composizioni tali da lasciare a ciascuno lo spazio per esprimere appieno le proprie capacità, cosicché dalla combinazione delle diverse dinamiche scaturisce la personale impronta della band. E se in corrispondenza dell'incessante lavorío del band-leader dietro le quinte del gruppo, potrebbe sembrare che manchi a questo disco uno spazio apposito per la voce dei drums, ad un ascolto attento non sfugge invece come il backstage di volta in volta creato da Sciommeri attui tutte le potenzialità della sua tavolozza timbrica, specie in supporto proprio del contrabbasso di Bartoccini.
Antonio Terzo
E' questo il secondo cd
realizzato con un gruppo da me "diretto".
Il precedente "Denti
di velluto" a nome del
quartetto Frau Gruber lo registrammo nell'ottobre
1997.
Ogni cd è una tappa di un percorso artistico. Nel caso di un musicista
jazz tale percorso è fondato sulla crescita e/o l'evoluzione delle proprie
qualità di improvvisatore, ma, specialmente per quei musicisti, come me,
interessati anche all'aspetto progettuale e compositivo, la realizzazione di un
cd può servire a chiudere un'"era" aprendone una nuova.
Il quartetto con Enrico, Pietro e Armando dura ormai
da più di sei anni. Con loro ci siamo concentrati sull'esecuzione di brani
originali, la maggior parte di mia composizione, il cui stile è però
continuamente cambiato durante gli anni, proprio in virtù delle pietre miliari
poste nel corso del tempo.
E' per questo che questo cd è molto diverso da Denti di Velluto.
Non siamo riusciti a staccarci da quel repertorio finché non abbiamo potuto
fissarlo su cd. Stavolta abbiamo puntato su una maggiore differenziazione dei
brani dal punto di vista ritmico, e ci siamo avvalsi dell'aiuto del grande
Eddie Henderson, che ha aggiunto con la sua classe la voce che ci mancava
dal punto di vista timbrico.
Mi auguro che questo cd riesca a soddisfare i motivi per cui lo abbiamo
realizzato, e cioè procurare piacere all'ascoltatore e suggerire nuovi orizzonti
agli esecutori.
Gerardo Bartoccini
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Data pubblicazione: 06/05/2002
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