Davide Scagno (piano), Sergio Pescara (batteria) e Stefano Profeta
(contrabbasso) hanno dato vita al progetto Triosphera. Tre sfere, anzi, una sfera tricuspide dove le tre menti lavorano raccolte in un unico corpo. Ciò emerge ben chiaramente dall'interplay del trio che si evidenzia già dalle prime battute.
Il sound è fluido, privo di esasperati tecnicismi e lascia ampio spazio alla melodia ed alla garbata creatività compositiva di
Davide Scagno. Certo, la formazione del trio è un assetto molto impegnativo,
ancor di più se come prima esperienza discografica d'insieme si propongono
proprie composizioni.
I brani, ad ogni modo, si susseguono con naturalezza e le esecuzioni sono sempre di alto livello dirette a porre nella giusta evidenza ogni singolo strumento.
La dolcezza è sicuramente il filo conduttore del lavoro che vede nel pianismo di Scagno la massima espressione.
Profeta e Pescara si lasciano trasportare e, contestualmente, trasportano
Scagno in dinamiche più ardite.
Ad un primo ascolto potrebbe sembrare "easy" oppure un déjà-vu. In alcuni casi si sentono melodie già note,
ben elaborate ma il suono, il fraseggio, è già conosciuto.
La milgiore dote del trio è di far rilassare la mente su degli archetipi già conosciuti, ma sempre innovati anche grazie ai rapidi cambi di ritmo, come accade nel brano "
", dalle tinte light–fusion pone in evidenza ancora una
volta l'ensemble del trio che, per tutto il lavoro, ha messo da parte
l'individualismo.
E' sicuramente un disco fruibile sempre e comunque, un disco che potrebbe avvicinare alla musica jazz. Bisogna dire che, però, manca l'effetto sorpresa, quel gesto creativo illuminante che fa la differenza.
Ma, questa prima esperienza può dirsi sicuramente positiva.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia