Yusef Lateef – Adam Rudolph
Towards The Unknown
Meta Records www.metarecords.com
Adam Rudolph " Concerto for Brother Yussef"
3) Reflections
5) Six Trees
6) A Better Day
Yusef Lateef "Percussion concerto" (For Adam Rudolph)
8) Second movement
Yusef Lateef - sax tenore, c flute,
flauto umtshingo, handiphone, flato pneumatico in bamboo, voce, recitazione.
Adam Rudolph - set di tamburi manuali (bongos, djembe, tarijas,
zabumba) kongo slit, xilofono baganda, gongs, campane tibetane, piatti, sintir,
tamburi a cornice, elettronica, percussioni
Go: Organic Orchestra in 1-6 diretta da Adam Rudolph
Orchestra del S.E.M Ensemble diretta da Petr Kotyk
in 7-8
Polistrumentista (suona sax tenore, svariatissimi flauti etnici, l'oboe,
il fagotto), ricercatore di nuove sonorità, didatta, teorico, poeta, scrittore,
pittore. Yusef Lateef, che nella sua lunga carriera ha suonato - fra gli
altri - con Count Basie, Cannonball Adderley, Freddie Hubbard, Don Cherry, è stato
e continua ad essere tutto questo. Oggi, a quasi novant'anni, è ancora un protagonista.
Il tempo non sembra aver intaccato la sua energia e la sua creatività. La newyorkese
Meta Record lo celebra con questo bel disco che lo vede impegnato sia nella
veste di solista, sia in quella di compositore in stretta collaborazione con il
percussionista Adam Rudolph (che è anche titolare della citata label).
Towards the unknown si divide in due parti. La prima (tracce 1-6) è una
suite dedicata all' anziano maestro firmata da Rudolph. La seconda è una partitura
scritta da Lateef per il suo partner, con il quale collabora oramai da più di venti
anni.
Concerto for Brother Yussef è una pagina molto frastagliata. Nella
prima traccia Lateef canta un brano improvvisato che evoca il blues dei primordi.
A sostenerlo un sintir (sorta di tamburo cordofono africano) ed un ensemble d' archi.
Nel secondo dialoga con il percussionista (si noti che Rudolph usa prevalentemente
hand drums) improvvisando sequenze impastate di modernità jazzistica ed arcaismo
sonoro. Nelle tracce 3-5 lascia che il suo sax ed i suoi flauti vaghino ad evocare
riti e mondi lontani sulle dissonanze talora diafane, talora abrasive delle corde
(per quest' ultime Rudolph ha scritto gli arrangiamenti ma ha anche previsto parti
improvvisate, da lui orientate con la tecnica della cue conduction). Nell'
ultima traccia l' anziano maestro recita versi di impegno civile. Qualcuno definì
una volta Gil Evans come "vecchio leone fiammeggiante". E' una definizione che si
attaglia a perfezione anche a questo eclettico artista.
In Percussion Concerto l' interprete Lateef lascia, come detto, la scena
al compositore. Si tratta infatti di una pagina pensata per i tamburi di Rudolph.
A interloquire con le mani del cinquantacinquenne percussionista è un ensemble di
archi e fiati. La scrittura è quasi classica, europea. Nella prima parte
l' orchestra "canta" sonorità molto evocative e distanti sulle quali si inseriscono
le brucianti sequenze di un vasto set percussivo esplorato da Rudolph, spesso sul
campo, evocatore di numerose tradizioni ritmiche e nelle sue improvvisazioni sono
evidenti le tracce di questa lunga consuetudine.
Quello che viene proposto da questo cd è il rito "postmoderno" dell' incontro
fra le varie culture, dell' evocazione dello "Spirito" comune della musica. E' vero
che né Rudolph né Lateef disdegnano di essere considerati i pionieri della world
music, ma non è certo musica di genere quella che si ascolta in questa incisone:
non siamo certo di fronte ad un mero assemblaggio di esperienze sonore diverse.
C'è ritualità, c'è sogno, c' è energia, c' è una vasta esplorazione di paesaggi
emotivi nella loro arte.
"Ci capiamo perfettamente con Yusef – dice Rudolph - ci capiamo a livello
creativo e filosofico. Mi piace lavorare con musicisti che capiscono quello che
sono sia sul piano musicale sia su quello intellettuale".
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 30/05/2010
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