Già dal primo ascolto,
Sweet Marta
ti cattura in un'atmosfera
familiare attraverso sonorità capaci di metterti immediatamente a tuo agio. È la
prima esperienza con il trio di Luigi
Martinale, giovane pianista che già si è saputo distinguere con
lavori di ricco spessore.
Ad interpretare brano per brano lo spirito che il piano di Martinale ha voluto infondere in
Sweet Marta ci sono Paolo Franciscone alla
batteria e Drew Gress al basso, che vanta collaborazioni eccellenti tra gli
altri con Dave Douglas e Joe Lovano.
Sweet Marta è un lavoro con una sonorità
compatta, equilibrata, che, nell'armonia che lega gli undici brani dell'album,
chiaramente evidenzia una precisa scelta stilistica. Sarebbe praticamente
inutile riconoscere a uno a uno i "debiti" di Martinale nei confronti dei
"maestri" del trio pianistico da Bud Powell a Keith Jarrett, perché
Sweet Marta,
piuttosto che indicare un singolo ispiratore, rende omaggio alla tradizione di
questa formazione jazz esprimendone in pieno la classicità.
Tuttavia, Martinale riesce esemplarmente a sintetizzare la grande tradizione del
trio pianistico con un senso della melodia tipicamente italiano; non ne è prova
solamente la riesumazione de
Il primo pensiero d'amore
di Cherubini, ma l'intero
album gioca con melodie di nostalgica leggerezza.
Non a caso Sweet Marta si apre
con il ¾ di
News from the pier, quasi per introdurci da subito nelle lontananze
di musiche d'altri tempi, dove anche l'assolo di basso di Gress è estremamente
melodico; così la ritmica latina di
Full in the sun
non ha nulla di caraibico,
ma ammalia con una solarità tutta nostrana.
A crew with drew
rende in pieno un
altro aspetto che determina la leggerezza di Sweet Marta: in un album senza
furori, i colpi di avambraccio di Martinale sul piano esprimono bene lo spirito
ironico del pezzo. La title-track
Sweet Marta
ha una melodia veramente "dolce",
con un notevole assolo di Gress nel cuore del pezzo: Marta, chiunque sia, non
può non restarne affascinata.
La malinconia di
St. Ives Tide
arricchisce la
tonalità emotiva dell'album, mentre la melodia vagamente francese e l'andamento
crescente di Empty Sunday
possono ricordare Jacky Terrasson.
Insieme a tutte
queste tracce a firma Martinale, completano Sweet Marta due standards mai banali
come I fall in love too easily
e
It might as well be spring, ineccepibilmente
eseguiti; per Love is a many - splendored thing, la canzone del film omonimo,
Martinale sceglie felicemente di interpretarla secondo una ritmica più veloce
rispetto all'originale, infine con
In un momento
a firma Risso emerge il feeling
tra i membri del trio.
Tra i diversi pregi di Sweet Marta, è indicandone uno in particolare che
vogliamo concludere: il rispetto per l'ascoltatore. Pur restando sempre
sensibile alla propria ispirazione e al proprio progetto jazzistico, in Sweet
Marta Martinale ha pensato anche all'orecchio dell'ascoltatore, alla godibilità
e alla comunicatività della sua musica.
Dario Gentili
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Data pubblicazione: 12/04/2003
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