YVP music CD 3102 |
Guido Di Leone
Pentagramma Guitar Jazz
Orchestra
Seven Come Eleven
01 -
Seven come eleven
02 -
Jordu
03 - Don't blame me
04 -
Stardust
05 - I only have eyes for you
06 -
Perez mambo
07 -
It don't mean a thing
08 - I'm getting sentimental over you
09 - Satin Doll
10 - another "Do nothing till you hear from me"
11 - Pent-up house
12 -
Long ago & Far away
13 - Undecided
14 - Paola
Guido Di Leone (lead
guitar, dir., arrang.)
Giuseppe Bassi (double-bass)
Michele Di Monte (drums)
Marco Giuliani, Vito Abrescia, Max Monno, Franco
Speciale, Gianni Fedele, Francesco Micunco , Paolo
Magno, Gianluigi Del Vecchio (guitars)
Paola Arnesano (vocals)
Nino Di Leone (clavietta)
Enzo Falco (congas)
Bari, 11-12 novembre 2001 |
Per quanto mi sia sforzato di andare a ritroso con la memoria, non sono
riuscito a trovare nessun precedente italiano all'orchestra di chitarre di
Guido Di Leone, a meno di non
voler considerare come un'orchestra il trio "Guitar Madness" (ndr. U.
Fiorentino, L. Panico, F. Mariani) , attivo a cavallo tra gli Anni '80 e i primi
'90.
Ma è molto probabile che anche al di là dell'Oceano i precedenti siano
pochi, per non dire pochissimi. Comunque la si voglia mettere, questa di Di
Leone è l'ennesima iniziativa che lo pone sotto una luce diversa nel pur nutrito
vivaio chitarristico del jazz italiano, confermando non solo il suo
talento
solistico, ma anche il suo tenace spirito d'iniziativa.
Perché questa orchestra è a suo modo il coronamento di un'intensa
attività didattica svolta a Bari da Di Leone con il suo "Pentagramma",
anche se questo non vuol dire assolutamente che ci troviamo di fronte al
risultato di un buon saggio scolastico, anzi! Sin dal suo esordio, la band si è
fatta apprezzare per un livello professionale sottolineato innanzitutto da un
"padrino" di eccezione quale Franco Cerri, un sicuro punto di riferimento per
più d'una generazione di chitarristi del jazz tricolore.
I quattordici brani che compongono questo cd non hanno bisogno di
grandissime presentazioni: sono titoli che appartengono ormai da anni alla
storia del jazz, eppure, ascoltandoli negli arrangiamenti di Di Leone, escono
come ringiovaniti da una cura che, pur rispettandone le peculiarità stilistiche,
ne riaccende gli splendori, talvolta sin troppo opacizzati da un'aurea routine.
Si passa allora dallo swing di un classico come "Seven
Come Eleven",
legato al ricordo di Benny Goodman e di Charlie Christian e di "Undecided",
a due titoli tratti dal repertorio di Clifford Brown e Sonny Rollins come "Jordu"
(che a sorpresa si illumina di reminiscenze coltraniane) e il bruciante "Pent-up
House".
Il repertorio degli standard è assicurato da titoli come "Don't
Blame Me"
e "Long
Ago And Far Away",
impreziositi dalla bella voce di Paola Arnesano e "Stardust",
in cui invece si ascolta anche la clavietta di Nino Di Leone, padre di
Guido e vecchia volpe del jazz barese. Il jazz "orchestrale" trova spazio con
una elegante versione di "I'm
Gettin' Sentimental Over You",
indimenticata sigla dei Dorsey Brothers, ma soprattutto con gli indovinati
arrangiamenti degli ellingtoniani "It
Don't Mean A Thing"
(bello il ruolo affidato al contrabbasso) e "Satin
Doll"
che sanno restare sulla strada maestra evitando l'insidia delle banalità.
Concludono la selezione i ritmi danzanti di "Perez
Mambo",
che stanno a dimostrare la capacità di Di Leone e compagni di affrontare con
gusto e disinvoltura i linguaggi più diversi. E soprattutto di suonare con uno
swing degno delle migliori big band, al punto tale che, in più d'un momento,
potreste illudervi di cogliere le sonorità di una sezione di sax o di tromboni…
tutti ovviamente a corde!
Ugo Sbisà
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Data pubblicazione: 27/12/2002
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