Jacques Loussier Trio
Scenes From Childhood
(2011 Telarc - distr. Egea)
1. Von Fremden Ländern und Menschen - Da Paesi e Uomini Stranieri;
2. Kuriose Geschichte - Curiosa istoria;
3. Haschemann – A Rincorrersi;
4. Bittendes Kind – Fanciullo che supplica;
5. Glückes Genug – Quasi Felice;
6. Wichtige Begebenheit – Avvenimento Importante;
7. Träumerei - Sogno;
8. Am Kamin – Al Camino;
9. Ritter vom Steckenpferd – Sul cavallo di legno;
10. Fast zu Ernst – Quasi troppo serio;
11. Fürchtemachen – Bau – Bau;
12. Kind im Einschlummern – Bambino che s'addormenta;
13. Der Dichter Spricht – Il Poeta Parla.
Jacques Loussier - Piano; Benoit
Dunoyer de Segonzac: Bass; André Arpino: Drums.
Da oltre cinquant'anni Jacques Loussier – classe 1934 - ha inseguito, indagato,
sviscerato Bach in chiave jazzistica, nell'innumerevole serie di dischi "J.L.Plays
Bach", divenuti un marchio di fabbrica per il suo famoso trio. Un'operazione che
con una certa forzatura si potrebbe inquadrare nel movimento "third stream,
che a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta cercò, con risultati in verità
assai alterni ed ancor oggi discussi, una "terza via" tra musica "classica" e sperimentazione
jazzistica.
In realtà Loussier è sempre stato piuttosto un "isolato" che ha portato avanti con
coerenza la propria ricerca senza poter essere riconducibile ad alcuna "scuola",
e che negli ultimi anni ha ampliato il suo repertorio, affrontando tra gli altri
Haendel, Mozart, Beethoven, Chopin e Debussy.
Questa volta tocca a Robert Schumann nelle sue tenere "Kinderzenes" – Scene di vita
infantile – brevi composizioni scritte nel 1838 come suggestioni e reminescenze
dei primi anni della vita, rivisitate da Louissier seguendo il collaudato schema
del jazz trio, con il brillante supporto della sezione ritmica con Benoit Dunoyer
de Segonzac al basso ed il fido André Arpino alla batteria.
Sin dalle prime note colpiscono la leggerezza di tocco e la maestria del leader,
che, rispetto alle interpretazioni di qualche tempo fa sembra aver distillato il
suo stile, rinunciando a qualche eccesso di virtuosismo che a tratti "irrigidiva"
alcune delle sue interpretazioni.
Il pianista riesce ancora una volta a coniugare romanticismo e swing: scorrono pezzi
ben noti anche ai non addetti ai lavori, bozzetti finemente lavorati dove non manca
anche il gusto del divertimento, come in "Glückes Genug" – "Quasi Felice",
inaspettatamente risolta con un'improvvisazione a ritmo di calipso.
Eleganza, stile, senso della misura e dinamismo ritmico non mancano davvero ad una
formazione perfettamente rodata, ma che sa essere veicolo di emozioni, in una serie
di interpretazioni permeate dal romanticismo si Schumann, ma al tempo stesso lontanissime
da ogni stucchevole sentimentalismo.
La vera gemma dell'album è senza dubbio la splendida rivisitazione di "Träumerei"-
"Sogno", per pianoforte solo, un brano sospeso nel silenzio, laddove ogni nota
ha il suo peso emotivo e la sua precisa ragion d'essere, così come in "Fast zu
Ernst" – "Quasi troppo serio", che riesce a commuovere l'ascoltatore.
Grande musica. Un magnifico lavoro, per certi versi inaspettato, che almeno per
una volta metterà d'accordo cultori della tradizione "classica" e appassionati di
"jazz".
Roberto Biasco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 28/07/2013
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