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Antonio Carlos Brasileiro de Almeida Jobim, per gli "amici", semplicemente
Tom Jobim. Quante composizioni a suo nome e quante melodie assolutamente fantastiche ha saputo creare riuscendo a far suonare la sua musica praticamente a tutti i più grandi. Con più di 250 songs, è stato anche chiamato il Gershwin del Brasile e probabilmente, se si guarda al successo della sua musica, non è poi così azzardata questa definizione.
Nato a Rio de Janeiro il 25 gennaio
1927, ha "rischiato" di fare l'architetto ma poi la passione per la musica lo ha portato a suonare il piano. La svolta è arrivata nel 1956 quando, incontrato "'o poeta"
Vinicius De Moraes, compone i primi brani (Orfeu da Conceição, e
Se todos fossem iguais a você). Due anni dopo giunge l'incontro con il grande
Joao Gilberto il quale donerà delle interpretazioni memorabili dei brani di Jobim così come poi accadrà anche quando
Stan Getz, nel 1962, incide con Charlie Byrd
Desafinado. Oramai la bossa nova, quella di Jobim in particolare, è entrata a far parte del mondo del jazz e l'elenco dei jazzisti che hanno interpretato brani di Jobim è interminabile. Dopo un periodo un po' in sottotono dovuto all'evoluzione che il jazz ha vissuto negli anni settanta,
dagli anni ottanta Jobim è ritornato quasi in silenzio a riproporre la sua musica, suonandola e cantandola in modo un po' "sghembo" ma con un livello interpretativo e un'intensità che probabilmente solo l'autore può sempre fornire. Purtroppo muore a New York, a soli 67 anni, l'8 dicembre 1994 per un attacco di cuore. L'ultima sua registrazione è del 6 aprile 1994 ed è trovabile nel CD "The Jazz Masters"
(Verve) registrato alla
Carnegie Hall e contenente varie performance di grandi musicisti.
Qui lo troviamo insieme a Joe Henderson per un Desafinado di gran classe e con Pat Metheny per
How Insensitive, brano che Metheny ha poi sempre
eseguito dal vivo in onore di questo grandioso compositore.
A questo punto si può intuire come effettuare un tributo a Jobim non è affatto cosa facile, non ci si può riunire e "semplicemente" suonare alcuni brani dei suoi, ma bisogna sentire la sua musica, comprenderla e assimilarla al punto da eseguirla poi con quel pizzico di personalità che ne possa aggiungere un valore, altrimenti il risultato non si farà certo notare. Enzo Orefice mostra di aver compreso ciò arrangiando ogni brano in modo estremamente appropriato al gruppo composto dalla cantante brasiliana
Claudia "Maria da Silva e Silva" Mar.s.s., dal chitarrista Gianluca Marino, dal flauto e sax di Stefano Saccone , dal contrabbasso di Aldo Vigorito e dalla batteria di
Giuseppe La Pusata. Il sound ottenuto dall'Effetto Musica Ensemble risulta molto gradevole: il flauto fa da contrappunto alla voce o esegue costantemente delle linee melodiche introduttive, di raccordo o di background durante l'esposizione della melodia, la voce, ovviamente perfetta nella pronuncia (fondamentale su questi brani), scorre molto sicura su ogni frase personalizzando diversi passaggi, la chitarra rispetta le parti degli arrangiamenti suonando sempre con pulizia e sicurezza, il piano fa da regista costruendo un tessuto armonico costante sul quale tutti gli altri, piano stesso incluso, possono muoversi con continuità, la ritmica è impeccabile nella dinamica tanto negli obbligati quanto nell'accompagnamento
anche sui tempi dispari.
Inoltre tutti i componenti eseguono diversi soli tutti molto validi con un particolare merito al flauto e al solo di piano di
Insensatéz.
La scelta dei brani vede un nutrito gruppo di composizioni nate dalla collaborazione di Jobim con Vinicius De Moraes. Si va da
Brigas nunca mais
(1959, inciso con Elis Regina nel '74 ma suonato anche da Lee Konitz, Gal Costa, Joao Gilberto) con un ottimo solo di flauto, ad
Aqua De Bebér
(1961, inciso da Charlie Byrd, Astrud Gilberto ma anche dall'ottimo Al Jarrau) con uno scat della
Mar.s.s.
Insensatèz
(1961) è senza dubbio uno dei brani più belli di Jobim suonato da Gil Evans, Stan Getz, Wes Montgomery, Oscar Peterson, ma anche Metheny che,
come già detto, lo esegue grandiosamente dal vivo. Dopo l'esposizione del tema, Enzo Orefice al
piano armonizza costruendosi il preambolo per il solo fornendo così al brano un respiro da
world music, terreno ideale per un solo che cresce di chorus in chorus
con l'ingresso graduale degli altri musicisti.
Il piano quindi evolve fino a raggiungere un fraseggio ed una dinamica
complessiva di rilievo. Ben condotto anche il solo di batteria che consente alla
voce di rientrare riprendendo il tema sempre sul 6/8 introdotto. Su
Eu sei que vou te amar
(1959 ) la chitarra
esegue un'introduzione per poi accompagnare il sax il quale esegue il tema
mentre
Claudia Mar.s.s. recita il testo. Il canto
si unisce al sax sulle ultime otto battute al termine delle quali si avvia una
raffinata ballad con un bel solo della chitarra classica.
Il sax è anche utilizzato sulla dolce
Inutil Paisagem. Composta da Jobim e Aloysio de Oliveira nel 1963 è stata eseguita insieme al musicista brasiliano Caymmi nel 1964 in occasione di un loro incontro. Abbastanza canonica l'esecuzione di
Fotografia
(1959) in cui il sound è
perfettamente amalgamato.
Nel 1968 Jobim aveva scritto un brano strumentale intitolato "Zingaro", poi Chico Barque ne scrisse il testo e il titolo diventò
Retrato em Branco e Preto. Non è stato molto suonato ma è senza dubbio un capolavoro. E' anche un brano molto insidioso perchè si muove su poche note tutte molto vicine mentre l'armonia in realtà scorre. Qui è eseguito con grande intimità e delicatezza e ancora una volta Enzo Orefice esegue un raffinato solo che si "poggia" elegantemente sulla
struttura.
Samba de uma nota so (Antonio Carlos Jobim
e Newton Mendonça
1959 ) è probabilmente uno dei brani di Jobim più suonati. Un sintetico elenco vede musicisti come: Count Basie, Betty Carter, Duke Elleington, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Barney Kessel, Modern Jazz Quartet, Frank Sinatra, Bucky Pizzarelli, Toots Thielemans, solo per rimanere nell'ambito jazzistico. Dopo un'introduzione sospesa con atmosfera orientale, la chitarra
di Gianluca Marino avvia
l'esecuzione in cui poi flauto e contrabbasso si distinguono con dei soli di ottima fattura.
L'allegra chiusura, condotta
nel classico incedere ritmico brasiliano, è affidata ad
Aula de Matematica (1958). Una conclusione che lascia così un ricordo gioioso di questo grande autore.
E così finisce questo
racconto in musica di un pezzo della vita di Jobim. Il merito principale che va
sottolineato è nella cura dei suoni, degli arrangiamenti e delle
dinamiche. Marco
Losavio
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Data pubblicazione: 13/09/2003
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