Un disco che, a giudicarlo dalla copertina, sembrerebbe uscito dalla scuderia
ECM di Manfred Eicher. Poi, osservandolo meglio, si nota che l'etichetta che ha
prodotto il lavoro non è la famosa casa tedesca, ma la inglese Slam Prodution.
Passando poi all'ascolto si capisce che l'estetica non si distacca di molto dal
contenuto: nel senso che, oltre alla cover, anche il materiale sonoro può
essere in qualche modo messo in relazione al caratteristico sound "eicheriano".
Tralasciando alcune osservazioni – che risulterebbero ovvie – su un suono ovviamente
meno curato, c'è da dire che questo bel trio, con un'organizzazione timbrica minimale
attenta a gestire con gusto intrecci ritmici e dinamiche, si rivela in un lavoro
veramente ben riuscito.
La ritmica dei brani è generalmente molto libera, scandita nella maggior
parte dei casi dall'incedere mutevole dei piatti su cui si insinuano le linee del
contrabbasso insieme a quelle più agili ed aeree della chitarra. Atmosfere rarefatte
che precedono momenti intensi; complesse tessiture ritmico-melodici che riescono
a risolversi in frasi semplici ed efficaci. Una musica che si evolve, che non si
adagia sui dettami delle prime battute; una musica che esplora attraverso un vivo
e costante interplay i confini della propria capacità espressiva.
I dieci brani contenuti nel disco, tutti scritti da Alessandro Garau,
sono composizioni brevi che non hanno uno sviluppo molto elaborato – e forse lo
meriterebbero –, ma che proprio per questa ragione non corrono il rischio di far
smarrire l'attenzione all'ascoltatore coinvolgendolo nell'intensità dei pochi minuti
concessi a ciascun brano. L'atmosfera del disco sembra essere sostanzialmente uniforme
e ben equilibrata come se ogni episodio fosse il tassello che contribuisce alla
graduale e completa visualizzazione dell'immagine di un mosaico.
Musica intensa ed incisiva che non tarderà a farsi apprezzare.
Marco De Masi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 11/08/2007
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