Kobo Concept
Punk Zen
Sound Nexus 2011 Snx 001/1
1. Maigret
2. Kobology
3. Was ist Kobo?
4. Speech Song n°1
5. Le retour
6. Sulu
7. Chekov
8. Kubitschek
9. Dada triste
10. Kobo Concept
Thomas Cassis - pianoforte
Tommaso Montagnani - contrabbasso
Octave Ducasse - batteria
Un titolo che è un ossimoro, perché – letteralmente – significherebbe "meditazione
(la vetta della meditazione) da due soldi", o qualcosa del genere. Una sorta di
understatement oppure la creatività è sinonimo di semplicità? A sentire il
roccioso suono e la dirompente vena compositiva dei Kobo Concept – in particolare
di Montagni, compositore unico dell'intero lavoro - la semplicità paga benissimo.
Trio jazz standard, che di comune agli altri ha poco quanto niente: i giovanissimi
fuori classe francesi, all'esordio discografico, sono un torrente in piena, con
tutta la vigoria dell'acqua arrembante. Pulsano sotto le tese, pastose e cupe corde
del contrabbasso di Tommaso Montagnani, dall'incidere elettrico, carico di
groove (le tracce d'apertura Maigret e Kobology lo provano
senza indugi, così come le elettrificazioni scintillanti di Sulu). Octave
Ducasse tiene sempre sul filo, tende trappole ritmiche e privilegia i tamburi
ai piatti creando giochi timbrici sfacciatamente belli, prismatici. Thomas Cassis
si muove all'interno di alchimie ritmicamente eterodosse, sventagliando tutto il
suo vocabolario armonico eurocolto su tempi asistolici (Was ist Kobo? fra
tutte); strapazza con incredibile facilità la dizione mainstream, senza rubare nulla
a nessuno.
Si potrebbe dire che è un sound "europeo", ma lo si ridurrebbe ad una visione
algida (meglio precisare che non è un critica, bensì un valore aggiunto allorquando
si manifesta) del jazz filo-scandinavo. I Kobo Concept, invero, aurano le liturgie
della scuola europea con quel senso melodico tutto parigino (guardato di sottocchio),
giocando ogni nota con il senso di squadra, provocando emozioni sempre cangianti.
La monotonia è bandita anche all'interno del singolo brano (per esempio, Speech
Song n°1) e nel richiamo agli accenti più "nazionalistici" (Le retour,
dal bouquet jazz – francese).
Punk Zen è alta classe, fresco e nuovo tanto da fare paura.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 20/11/2011
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