Claudio Leone
People and Places

Zone di Musica (2013)
1. Alligator dance
2. Minerva's owl flies at Dusk
3. The winter in Boston
4. Dave and Jerry
5. Shape of my heart
6. Hic sunt leones
7. Gli occhi di Letizia
8. Hic sunt leones (alternate take)
Claudio Leone - chitarra Clay Lyons - sassofono contralto Christian Li - piano elettrico e acustico Hoo Younghoo Kim - contrabbasso Angelo Spampinato - batteria
Claudio Leone è un giovane chitarrista romano di buoni studi che incide questo suo
primo disco a Boston, in compagnia di un manipolo di strumentisti come lui di scuola
Berklee, il top dei colleges americani per la formazione musicale. Il cd
è composto da otto brani, tutti a firma del musicista italiano. Leone predilige
i tempi dispari e i temi nervosi e angolati, dai quali sgorgano assoli strettamente
abbarbicati all'humus, al carattere profondo, specifico dei vari brani. E' dal dialogo
in progressione fra il sax e la chitarra che si evolvono i motivi. E' un colloquio
spesso spigoloso, insistente, senza soste, pregno di umori metropolitani. Il leader
è in genere impegnato a sostenere la parte melodica, da solista; invece a creare
il tessuto armonico dei pezzi provvede il pianoforte magniloquente di Christian
Li. Ho Younghoo Kim e Angelo Spampinato, per loro conto, assolvono al meglio la
costruzione della base ritmica con un lavoro mosso, ondulato, leggero ma implacabile.
L'album comprende brani di diverse impostazione e particolarità. Si va dal lungo
"Alligator dance", su tempo veloce, dove si respira un clima fusion vagamente orientaleggiante.
Si passa, poi, a "Minerva's owl flies at Dusk", ancora obliqua e incalzante. "The
winter in Boston" è, per contro, tranquilla, posata e si segnala per un'alternanza
di assoli estesi e significativi. "Dave and Jerry" ha un andamento privo di dislivelli,
ma mantiene un'atmosfera sospesa da cima a fondo."Shape of my heart" è sentimentale,
romantica con un retrogusto malinconico, anche se basso e batteria tengono su il
ritmo con un accompagnamento vivace e pressante. "Hic sunt leones" è un ritorno
ai tempi svelti, senza pause di sorta, a un post bop marcato e tirato. "Gli occhi
di Letizia" è un canto tenero della sola chitarra, che si fa violino o viola d'amore.
Tutto è molto contenuto e accorato. Si torna ad una alternate take di "Hic sunt
leones" per finire, quasi un manifesto programmatico, una specie di dichiarazione
d'intenti o meglio una affermazione di autostima trasmessa al mondo del jazz.
Leone, in questo album, ha messo in tavola tutte le sue carte. "People and places",
in conclusione, è, sicuramente, un buon esempio di jazz moderno poiché racchiude
idee compositive non banali, arrangiamenti confezionati a dovere ed è eseguito da
un gruppo di musicisti duttili e capaci.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 13/07/2014
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